Miniproroga per l’iperammortamento, mentre Calenda vuole un piano Industria 4.0 strutturale

Inserita nel Decreto Sud una proroga al 31 luglio 2018 per la consegna dei beni soggetti a iperammortamento, mentre il Ministro Carlo Calenda parla del Piano Industria 4.0 con una riflessione specifica sugli incentivi

Pubblicato il 23 Giu 2017

Una miniprogoga per l’iperammortamento. Mini perché sposta di fatto di un mese, dal 30 giugno al 31 luglio 2018, l’iperammortamento al 250 per cento. È questo uno dei provvedimenti inseriti nelle pieghe del Decreto Sud approvato il 9 giugno scorso e appena inserito in Gazzetta Ufficiale.
Di fatto la consegna dei beni “funzionali alla digitalizzazione dei processi produttivi”, agevolabili con un iperammortamento al 250 per cento, purché si versi un acconto pari al 20 per cento del valore entro la fine del 2017, così come previsto dal Piano Calenda, slitta di 31 giorni.
Per qualcuno una boccata di ossigeno soprattutto in considerazione del fatto che in qualche caso gli ordini provenienti dal mondo industriale avrebbero già saturato la capacità produttiva dei fornitori, per altri un contentino, soprattutto alla luce di alcune dichiarazioni rilasciate dallo stesso ministro Carlo Calenda in occasione di un recente incontro in Confindustria.
Nel corso del suo intervento, il Ministro è tornato proprio sul tema del Piano Nazionale per l’Industria 4.0 con alcune considerazioni sia su quanto fatto, sia su quello che si potrebbe fare in futuro.

Carlo Calenda prudente di fronte ai primi risultati del Piano per Industria 4.0

Assemblea 2017 - Intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda

Assemblea 2017 - Intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda

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Se si disegna un incentivo a prescindere dai desiderata, dalla capacità di usarlo e dalla capacità di implementarlo dei destinatari, allora è inutile. L’incentivo diventa solo oggetto di una conferenza stampa più che oggetto di un lavoro”, è stata la sua premessa.
Parimenti, però, le aziende devono lavorare sulla loro offerta in termini di qualità e competitività: si tratta di un lavoro lungo e complesso che richiede alle imprese “consistenza”.

“Quello che è mancato all’Italia – continua Calenda – è la capacità di immaginare che lo sviluppo e la prosperità non si costruiscono attraverso scorciatoie. La tentazione di trovare strade alternative e facili mina la consistenza del Paese”. Per quanto riguarda il Piano Industria 4.0, il Ministro ostenta prudenza, nonostante i primi numeri positivi,”intanto perché siamo all’inizio di un processo e poi perché la sfida rimane davanti a noi”.

Gli incentivi non sono tagli fiscali permanenti

Per Calenda non basta che le aziende ricomincino a investire, ma quel che più conta è che si fondi una politica industriale e c’è ancora molto da fare in particolare sul tema delle competenze.
Calenda torna anche sul tema degli incentivi: “È chiaro che gli incentivi automatici una volta fatti vengono utilizzati, ma bisogna lavorare anche sui processi, per poter intervenire e cambiare la governance con maggiore flessibilità e rapidità”.
Ricorda che il Piano Industria 4.0 è stato reso strutturale, “il che non vuol dire che tutti gli incentivi verranno rinnovati, perché non funziona in questo modo, altrimenti invece che incentivi li chiamiamo tagli fiscali permanenti. Però questa è la direzione”.

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