Utilità, usabilità e design. Sono questi i tre parametri che di solito rendono una App una buona App. Ma per fare di una Mobile App anche un prodotto di successo, scaricato e soprattutto utilizzato, spesso si sottovaluta l’importanza che riveste l’icona. Esatto: è quel minuscolo quadrato colorato il primo elemento che colpisce l’attenzione e la curiosità dell’utente quando si trova a scegliere tra decine di alternative. Non solo sugli store, ma anche sul display dello smartphone, dove ormai trovare la app che serve nel momento in cui serve è diventato quasi una caccia al tesoro.
Per questo AppAnnie, società di consulenza specializzata nel mobile marketing, ha pubblicato sul proprio blog un interessante vademecum in cinque punti per non fare errori grossolani nelle prime, delicatissime fasi che contraddistinguono – o dovrebbero contraddistinguere – lo sviluppo di una icona per App.
1. Grande o piccola che sia, l’importante è che sia unica
Spesso non si considera il fatto che che una app, specialmente se ha successo, viene utilizzata su una moltitudine di display diversi, dal PC al tablet fino allo smartphone e, ultimamente, allo smartwatch. Senza considerare che questi schermi offrono qualità dell’immagine differenti in termini di risoluzione, è fondamentale che comunque, a prescindere dall’interfaccia e dalle dimensioni del device, la App sia sempre riconoscibile e abbia un’immagine unica e inconfondibile. AppAnnie suggerisce l’utilizzo di piattaforme come AppIconTemplate.com per elaborare e verificare il design delle icone nei diversi contesti in cui potrebbero apparire, con tutte le variazioni di dimensioni e risoluzioni del caso.
2. Semplicità e chiarezza prima di tutto
Dovendo competere con milioni di altri prodotti, l’icona di una app deve sintetizzare in pochi tratti l’idea peculiare alla base del software: visto che spesso, dopo aver effettuato una ricerca negli app store, gli utenti non possono visualizzare l’anteprima dell’interfaccia, l’icona ha anche il compito non semplice di trasmettere attraverso i colori e il design (che devono riflettere il layout dell’app), valori del brand e funzionalità del prodotto. Meglio non fare affidamento sul logo aziendale e sul lettering, sottolinea App Annie, a meno che non si sia un colosso dal brand famoso e inconfondibile: del resto altri grandi marchi della “App economy” come Gmail, Dropbox o il videogioco Mr Jump riescono a farsi riconoscere puntando su tutt’altra impostazione.
3. Pensando al dopo-download
Come detto, una App di successo è tale non solo se viene scaricata, ma soprattutto se viene utilizzata. La concorrenza rimane spietata anche sul touch screen, e aiutare l’utente a riconoscere il prodotto all’istante è di vitale importanza. Gli approcci sono due: scegliere un’immagine più complessa ma molto evocativa come quelle di Instagram, immediatamente riconoscibile per la sua macchina fotografica “d’epoca”, o di Snapchat, col suo inconfondibile fantasmino, oppure creare contrasti di colori e forme inequivocabili, come hanno fatto Line ed Evernote, che hanno scelto una tonalità di verde peculiare.
4. Il testo? Superfluo
AppAnnie consiglia di fare a meno di elementi testuali. Sia perché possono essere ridondanti nel momento in cui le ricerche sugli store restituiscono come risultati sia l’icona che il nome dell’applicazione, sia perché spesso le lettere risultano illeggibili quando l’icona appare sui display più piccoli.
5. Ogni icona finisce su un sfondo diverso
Non bisogna infine dimenticare che le icone delle App non vengono sempre visualizzate su sfondi bianchi o neri. Anzi. Praticamente ogni utente ha su ciascuno dei propri dispositivi un wallpaper diverso dall’altro, e questo aspetto non può essere trascurato quando si progetta il design di una App. Quello che occorre fare è testare il risultato innanzitutto con gli sfondi di default offerti dai produttori di device per cogliere eventuali interferenze, e infine verificare la compatibilità con lo spettro dei colori generati dai display. Una serie di verifiche che forse è meglio cominciare a effettuare prima di arrivare alle fasi finali e accorgersi che è tutto da rifare.