A giugno 2016, secondo Statista, le App ufficialmente disponibili sui cinque principali “app store” erano ormai quasi 6 milioni: 2,2 milioni su Google Play, 2 milioni sull’Apple App Store, 700mila sul Windows Store, 600mila sull’Amazon Appstore, e oltre 230mila sul BlackBerry World.
Il mondo delle Mobile App è ormai un business mondiale da oltre 41 miliardi di dollari, di cui 9 generati dal mercato europeo (Fonte: App Annie 2016), che addirittura entro il 2020 secondo gli analisti raddoppierà, anche perché la base utenti di smartphone e tablet continua a crescere.
E in Italia? Anche qui i numeri sono impressionanti. Secondo l’ultimo report Haamble in Italia, nel 2016, il mercato delle app ha costituito il 2,5% del PIL ed entro il 2018 sarà la principale fonte di entrate nei settori digitali. Gli italiani hanno in media 30 app installate sullo smartphone, ma ne utilizzano 5 ogni giorno e 13 in un mese (Fonte: Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano).
Ed essendo oggi il Mobile ormai parte fondamentale di una strategia Marketing completa, rilasciare mobile app di qualità diventa quanto mai fondamentale per il successo di una strategia di CRM evoluto.
Secondo un sondaggio di Compuware, su oltre mille persone tra USA, UK, Francia, Germania, India e Giappone, l’85% degli utenti smartphone preferisce scaricare una app dedicata che utilizzare un sito mobile. Oltre la metà dei consumatori ritiene che una app sia più conveniente (55%), ma anche più veloce (48%) e più facile da navigare (40%).
Le app infatti non sono solo giochi e contenuti multimediali, ma anche “finestre” con cui il consumatore entra in contatto con aziende di molti settori: banche, organizzatori di eventi, compagnie aeree, provider telefonici, retailer, canali televisivi o squadre sportive. E aiutano queste aziende a rafforzare la relazione con i consumatori e a capirli meglio in base alla misurazione delle interazioni e dei feedback diretti o indiretti.
Per misurare il successo di una app gli esperti si focalizzano sulla user experience e, in particolare su due elementi diversi e concomitanti: il coinvolgimento (engagement) e la app retention.
Secondo una ricerca di Localytics un consumatore su 4, dopo che ha scaricato una app, la usa una volta sola. Il motivo principale della disaffezione pressoché immediata è che l’app “non funziona bene”, o “non funziona affatto”. Solo il 16% usa l’app scaricata più di due volte perché funzionante. Insomma, malgrado realizzare app sia un business, c’è poca attenzione al risultato del servizio se è vero che più di 6 utenti su 10 hanno dichiarato di aver avuto problemi.
Un altro elemento che consente di capire il successo di una app è quante volte sia stata utilizzate negli ultimi 30 giorni. L’effetto down, ovviamente, sta a significare che qualcosa non va nel verso giusto.
Le ricerche più aggiornate dicono che il 12% delle app viene eliminata dall’utente dopo il secondo tentativo di utilizzo. Su 500 applicazioni analizzate dai ricercatori di AppFlyer su 20 milioni di dispositivi Android e iOs tra settembre e ottobre, il 30% è stata disinstallata (33% di app Android rispetto al 16% di app iOs). Secondo gli esperti questa disaffezione al sistema di Google si deve alla ridotta capacità di storage della maggior parte dei dispositivi Android che impatta sulle performance applicative. E in effetti nei Paesi emergenti, dove gli smartphone entry-level a bassa capacità di memoria dominano il mercato, si registrano i tassi più alti di disinstallazione.
Dato che per i programmatori (e i committenti) realizzare una app comporta tempo, denaro ed energie, occorre studiare bene come creare una app di successo, che piaccia e venga utilizzata da un gran numero di persone. Ci vuole abilità di programmazione ma anche una notevole capacità di marketing per ottenere valutazioni altissime sugli store.
Lo sapevate, ad esempio, che Apple da settembre 2016 ha limitato a 50 il numero di caratteri che può avere il nome di una app? O che le app che hanno una keyword nel titolo hanno il 10,3% di probabilità in più di indicizzarsi rispetto alle app che non ce l’hanno? E, sempre pensando al SEO, che è molto meglio essere tra i primi 5 risultati su parole chiave intermedie che ritrovarsi nelle top 100 delle parole chiave principali? (Fonte: dotcominfoway)
A parte SEO, posizionamenti e promozioni, il punto di partenza per una app di successo, scaricata, condivisa, consigliata dal passaparola è che sia utile, e che funzioni molto bene. Per realizzare questo obiettivo, prima di rilasciarla è necessario testare tutte le modalità di interazione e verificare che tutto funzioni con velocità ed efficienza su qualsiasi piattaforma e da qualunque tipo di dispositivo.
Non basta infatti immaginare una buona alberatura delle funzionalità e una distribuzione delle call to action strategica. Ecco sette punti di attenzione per evitare di mettere a prova la pazienza dell’utente e favorire la app retention:
1) Testing multidispositivo e multipiattaforma
La progettazione di una app deve assolutamente prevedere una fase accurata di test prima del rilascio. Questo per evitare il rischio che si blocchi in continuazione, si avvii lentamente o debba essere continuamente riavviata, impattando sulla user experience. È importante verificare che a ogni click corrisponda la giusta funzione ma anche che l’applicazione non sfrutti troppe risorse del dispositivo per evitare la corsa alla disinstallazione. Anche se c’è ancora poca cultura in merito, sono proprio i test più accurati a evitare cattive recensioni e passaparola negativi, contribuendo alla qualità e quindi al successo di una app. Non a caso, in Italia il 58% delle aziende ha una figura o addirittura un’area preposta al controllo qualità del software.
2) Login e registrazione semplificati
Accettare un login da un social network per consentire il download permette agli utenti di bypassare lunghi e complessi form di registrazione. Non tutti, però, gradiscono condividere contenuti o cliccare mi piace su una pagina Facebook per poter accedere alle funzioni dell’applicazione. È sempre bene quindi offrire un’alternativa: non tutti gli sviluppatori però lo fanno, perchè tramite l’iscrizione via social network possono ottenere facilmente molte informazioni personali sugli utenti. Certo è che una procedura di registrazione troppo lunga e complessa allontana dal download dell’app ben il 68% dei mobile user.
3) Attenzione alla Privacy
Alcune app richiedono permessi come l’accesso alla rubrica o alle foto del telefono, senza alcuna motivazione legata al proprio funzionamento. Se l’utente ha la sensazione che lo sviluppatore stia violando la propria privacy, cancellerà immediatamente l’app senza pensarci due volte.
4) Advertising ma con cautela
La pubblicità è necessaria per chi vuole realizzare app gratuite, tuttavia occorre saperla implementare nell’app senza infastidire gli utenti. I messaggi a schermo intero sono percepiti molto negativamente soprattutto se bisogna guardarli per vari secondi prima di poter accedere alle funzioni dell’applicazione. Per contro una pubblicità ben costruita, non invasiva e che non consumi troppe risorse del cellulare/tablet non è quasi mai un problema. Può essere d’aiuto considerare la percentuale di CTR (click trough rates) di un’app: quante persone effettivamente cliccano sul messaggio pubblicitario dopo averlo visualizzato?
5) User experience, anzi interaction design
Non si pretende che un buon sviluppatore di app abbia anche eccellenti doti di grafica: tuttavia bisogna garantire uno standard minimo di layout e funzionalità. Anche in questo caso l’ottimizzazione della user interface passa attraverso dati ottenuti dagli utenti: quali font sono più leggibili? Le icone sono comprensibili? I colori risultano gradevoli?
6) Non sottovalutare (e non sopravvalutare) le notifiche
Secondo gli esperti di Localytics le notifiche push possono aumentare il coinvolgimento anche dell’88% ma comunque secondo varie indagini la metà degli utenti di app pensa che siano noiose a prescindere. Anche se lo sviluppatore ha reso la loro disattivazione il più facile possibile, molte persone non hanno voglia di navigare fra le schermate del menu per trovare come eliminarle. Una buona prassi è rendere le notifiche utili per l’utente e testare a chi/quando è meglio mandare una notifica e riguardo a cosa.