Mobile banking

Mobile Banking, la biometria ispira la sicurezza: dall’impronta digitale alla voce

La ricerca nel campo punta a superare i livelli di garanzia offerti sui personal computer. Ecco una rassegna di quattro tecnologie già in uso per le transazioni finanziarie da smartphone e tablet che permetteranno alle banche di aumentare la diffusione dei pagamenti elettronici e anche di ridurre i costi di supporto

Pubblicato il 17 Mar 2015

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Tra le prime potenziali applicazioni del mondo mobile, l’estensione delle funzioni di home banking a smartphone e tablet è presto diventata una priorità per gli operatori del settore. Le prospettive di guadagno legate alla estrema facilità dello shopping online hanno tuttavia dovuto presto fare i conti con le problematiche legate alla sicurezza. A differenza di un portafoglio, il cui smarrimento o furto crea soprattutto grattacapi per bloccare le carte di credito, uno smartphone può contenere tutti gli strumenti di accesso online a un ambiente bancario personale. Da non sottovalutare inoltre, l’aspetto malware, con livelli di rischio più elevati alle postazioni fisse. Infine una connessione wireless è certamente più difficile da controllare rispetto a un cavo di rete.

Il mercato resta tuttavia di dimensioni tali da indurre a sfruttare le più recenti innovazioni offerte dalla tecnologia per superare barriere anche psicologiche. In particolare, come racconta InformationWeek, le più avanzate tecnologie a disposizione delle banche per aumentare la sensazione di sicurezza dei propri utenti sono fondamentalmente quattro. Sono strumenti utili a far sì che l’utente sia in grado di agire il più possibile in autonomia anche in caso di difficoltà o imprevisti, riducendo i conseguenza il ricorso a i costi di gestione del servizio di customer care via telefono, email o social network.

Un primo contributo importante è arrivato con l’inclusione sui modelli più recenti di iPhone del lettore di impronte digitali. L’avvio di una nuova generazione di funzionalità, alla quale anche Samsung, il maggiore rivale, è pronta ad adattarsi. Una novità particolarmente gradita prima di tutto proprio dagli istituti bancari, per la praticità di uno strumento disponibile di serie. In pratica, significa poter gestire il proprio profilo, password comprese, senza chiamare in causa call center o avviare articolate procedure di verifica. Nonostante alcuni difetti di gioventù, primo tra tutti qualche punto debole scoperto nel dispositivo Apple, la strada intrapresa è promettente.

I possibili sviluppi infatti, non mancano e sono tutt’altro che remoti. Uno dei più interessanti e già avanzati è l’ambito biometrico. La tecnologia Eyeprint ID messa a punto da EyeVerify è già in grado di sfruttare un autoscatto per riconoscere il bulbo oculare. Una soluzione più pratica e decisamente meno costosa del più noto riconoscimento dell’iride. Lo spunto è sfruttare la telecamera integrata nello smartphone per riconoscere l’unicità dei vasi sanguign appunto all’interno dell’occhio. Un’idea già capace di raccogliere favori e avviare le prime sperimentazioni pratiche. Da non sottovalutare inoltre la possibilità di usarla come ulteriore elemento di identificazione in una procedura a più fattori.

Proseguendo sulla stessa strada, non è difficile arrivare a sfruttare un’altra caratteristica di uno smartphone, legata alla natura stessa del dispositivo. Istituzioni come Wells Fargo e US Bank hanno infatti già avviato sperimentazioni utilizzando il riconoscimento vocale, individuando le caratteristiche uniche della cosiddetta “impronta vocale”. Secondo Nuance Communications, il partner tecnologico di US Bank, sono già 35 milioni le persone abilitate all’uso della soluzione, con un tasso di successo nel riconoscimento pari al 95%.

Tutte quelle che abbiamo visto sono soluzioni accomunate dall’obiettivo di ridurre il ricorso a password da ricordare, sfruttando invece procedure più semplici e naturali di quelle impiegate finora. Troppa semplicità potrebbe però avere anche ripercussioni negative, indurre cioè i titolari di carte di credito a spingersi in acquisti oltre le proprie risorse. Stanno quindi prendendo piede anche app definite di Personal Finance Management, vale a dire versioni estremamente semplificate rispetto a quelle proposte attualmente, per favorire un maggiore controllo delle disponibilità economiche.

Sulla base dell’esempio di MoneyMobile, la prima app di PFM uscita per iPhone qualche anno fa, sono state sviluppate nuove app. Oltre a tenere traccia con maggiore dettaglio dei pagamenti effettuati, riducendo quindi il volume di chiamate ai call center, permettono per esempio di bloccare, ed eventualmente sbloccare, una carta di credito direttamente da smartphone, oppure di tenere un archivio con immagini dei prodotti e servizi acquistati. Da non sottovalutare anche l’opzione in grado di valutare un acquisto in base alle possibilità di spesa, per evitare di sforare il tetto e pagare le conseguenti commissioni.

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