L’età dell’oro delle crescite a due cifre per gli operatori di telefonia mobile sta finendo, almeno in termini di numero di connessioni (cioè di SIM dati) e di fatturato medio per utente (ARPU). Questa la tesi con cui Ovum legge i risultati delle proprie proiezioni secondo cui tra il 2012 e il 2018 le connessioni cresceranno mediamente del 4% all’anno, e i fatturati di meno del 2%: «In questo scenario, gli operatori dovranno cercare nuovi modelli di business e servizi per mantenere i livelli di profittabilità, ben diversi dalla sola ricerca di nuovi abbonati e SIM vendute».
Più in dettaglio secondo Ovum le connessioni mobili nel mondo cresceranno da 6,5 miliardi nel 2012 a 8,1 miliardi nel 2018. Il fatturato globale da servizi di telefonia mobile salirà nello stesso periodo da 968 a 1.100 miliardi di dollari, ma nell’ultimo anno, il 2018, sperimenterà addirittura il primo calo della storia del settore, scendendo dell’1% rispetto al dato del 2017. I prossimi quattro anni saranno quindi decisivi per gli operatori mobile per introdurre innovazioni di tariffe, servizi, modelli di business, gestione delle reti e partneship tali da cambiare il trend previsto da Ovum, e quindi tali da riportare in segno positivo l’indicatore del fatturato globale.
Si tratta di uno scenario che trova conferme a livello dell’Italia nell’Osservatorio Mobile Internet, Content e Apps della School of Management del Politecnico di Milano secondo cui, nonostante le forti crescite delle sue componenti più innovative (mobile content, apps, advertising, ecc.), il mercato delle Telecomunicazioni mobili italiane nel suo complesso continua a contrarsi: nel 2012 è calato del 5%, scendendo sotto la soglia dei 20 miliardi di euro. Una dinamica questa, scrivono i ricercatori del Politecnico di Milano, che impone la necessità di cambiamenti strutturali, sia competitivi che regolatori, sul comparto delle Telco europee, e che nasce soprattutto dal calo della componente dei servizi tradizionali di fonia (-13%) e messaggistica (-5%), che rappresentano ancora tre quarti del mercato: in questi ambiti la crescita dei volumi di chiamate e messaggi (rispettivamente del 5% e del 6%) non è bastata a compensare le forti riduzioni dei prezzi medi pagati dall’utente, provocate dalla fortissima pressione competitiva.
Tornando ai dati di Ovum, secondo Sara Kaufman, analyst for Industry, Communications and Broadband della società di ricerca e autrice del report, la crescita continuerà a calare in molte regioni nel mondo, ed è chiaro che gli operatori dovranno fare di più con meno risorse. «Le strategie di consolidamento li aiuteranno in una certa misura, e in alcuni mercati sono davvero indispensabili, ma comunque la necessità di stabilizzare le entrate è fondamentale se vogliono un futuro economicamente sostenibile».
La situazione più critica è nei Paesi più avanzati e in particolare in Europa occidentale, dove nel periodo 2012-2018 le connessioni cresceranno mediamente dell’1%, ma il fatturato sarà in calo su tutto il periodo, con una riduzione media dell’1,5% annuo. Anche gli USA come mercato mostrano un segno “meno” per quanto riguarda l’andamento complessivo del fatturato nel periodo. Andamento che, sottolinea Ovum, è dovuto soprattutto all’ulteriore contrazione dell’ARPU, in calo previsto del 2,7% medio annuo nel periodo a livello globale: «Il dato peggiore viene dal Medio Oriente, ma l’ARPU non può continuare a diminuire per sempre, a un certo punto si stabilizzerà in tutto il mondo, anche se ovviamente su valori diversi da regione a regione».
Buone notizie vengono dall’Africa, dove il fatturato è previsto in crescita del 4,2% all’anno, ma anche diversi Paesi dell’Asia-Pacifico e dell’America centrale e meridionale mostrano buoni tassi medi di espansione, di poco inferiori al 3% Anche dal punto di vista delle connessioni l’Africa mostra il migliore tasso di crescita, un 5,6% medio dal 2012 al 2018 che porterà il numero totale di connessioni del continente a un miliardo alla fine del periodo.
Molte nuove connessioni si registreranno anche in Asia-Pacifico, anzi più di metà (57%) delle nuove connessioni tra il 2012 e il 2018 saranno dovute a questa regione, e in particolare a Cina, India ed Indonesia. Grazie a questo trend, l’Asia-Pacifico alla fine del 2018 sarà la regione del mondo con più connessioni al mondo: circa 4,2 miliardi.