rapidamente ora che è entrata in vigore anche in Italia la
Direttiva europea sui Sistemi di Pagamento, che rappresenta un
volano fondamentale per favorire lo sviluppo e aprire la strada
agli strumenti innovativi di “ultima generazione”
come i Mobile payment. Abbiamo chiesto ad Alessandro Zollo (nella
foto) di illustrare il punto di vista dell’Associazione
Bancaria Italiana su questo importante cambio di scenario, e in
particolare sulle prospettive dei Mobile Payment.
Qual è la situazione dei pagamenti elettronici nel
nostro Paese rispetto al resto d’Europa?
Il settore dei pagamenti elettronici è in continua evoluzione,
sospinto soprattutto dall’innovazione tecnologica, grazie
alla quale le banche mettono a disposizione dei loro clienti
strumenti sempre più evoluti, efficienti, comodi e sicuri. In
Italia, questo significa poter contare su un’infrastruttura
dei pagamenti moderna e sviluppata, perfettamente in linea col
resto d’Europa, con quasi 90 milioni di carte in
circolazione, oltre un milione di POS presso gli esercenti della
penisola e più di 45 mila sportelli automatici sparsi in tutto
il Paese. Senza contare i bonifici e gli incassi che
rappresentano oltre il 50% delle transazioni effettuate e grazie
al recente recepimento della direttiva europea PSD (Payment
Services Directive), diventano ancora più veloci e sicuri, a
tutto vantaggio di famiglie e imprese. E tuttavia, nonostante la
diffusione e l'utilizzo sempre maggiore degli strumenti di
pagamento elettronici, gli italiani sembrano continuare a
preferire banconote e monetine. Basti pensare che su cento
pagamenti novanta sono in contante e che in Europa siamo ancora
quelli che usano le carte meno di tutti, con 23 operazioni
l'anno contro una media di 56. I più virtuosi sono i
cittadini finlandesi (173,4), gli inglesi (118,5), gli olandesi
(113,3), i francesi (97,1), i belgi (89,6) e i portoghesi (78,4).
Un po' meno, ma comunque più degli italiani, le usano gli
irlandesi (60,3), gli spagnoli (43,4), gli austriaci (41,5) e i
tedeschi (25,9). Solo i greci fanno meno operazioni con il denaro
di plastica (7). Il settore bancario ha da tempo dichiarato la
sua “war on cash”, anche con una campagna di
informazione e comunicazione realizzata dal Consorzio Bancomat
per contribuire a colmare il divario che, su questo fronte,
ancora ci separa dal resto d’Europa. L’obiettivo è
di sensibilizzare e informare sui vantaggi della moneta
elettronica che facilita la vita di tutti i giorni, risolvendo
anche alcuni dei problemi e dei rischi legati all’uso del
contante. Non tutti sanno, per esempio, che col PagoBancomat
paghi solo quello che spendi, senza nessuna commissione
aggiuntiva, né che il contante costa al Sistema Paese –
banche e imprese – circa dieci miliardi di euro l’anno,
senza contare gli ingenti costi sostenuti dalla Pubblica
Amministrazione.
Quali sono le principali novità che vedete
nell’ambito più generale dei pagamenti elettronici? Come
si inseriscono le tecnologie Mobile & Wireless in questo
scenario?
Guardando al futuro dei pagamenti, i fattori certamente
determinanti nella prossima evoluzione del mercato delle carte,
in Italia e in Europa, saranno da un lato l’evoluzione
normativa e, dall’altro, quella tecnologica. L’avvio
della SEPA (Single Euro Payments Area) e l’avvenuto
recepimento della PSD, infatti, rappresentano un volano di
crescita importante per il mercato europeo dei pagamenti perché
abbattono le barriere nazionali ancora saesistenti, consentendo
alle banche di operare in modo omogeneo in tutti i 31 paesi della
SEPA. La Direttiva sui Sistemi di Pagamento, inoltre, apre il
mercato dei pagamenti alle cosiddette “payments
institutions”, nuovi soggetti non bancari come ad esempio
le aziende di telecomunicazioni o la grande distribuzione che
potranno emettere carte e offrire strumenti di pagamento. Questo
significa ancora più competizione e concorrenza, a tutto
vantaggio di imprese e famiglie. Sul versante della tecnologia,
invece, chip, contactless e Mobile payments rappresentano le
fondamenta per nuovi strumenti di pagamento ancora più moderni,
evoluti, sicuri e facili da usare, che potranno facilitare
l’ingresso dei pagamenti elettronici anche in quegli ambiti
fino ad oggi presidiati dal denaro contante – dai caselli delle
autostrade ai parcheggi, dalle edicole ai bar –
contribuendo a ridurne la circolazione.
Le banche italiane come stanno interpretando questa
situazione e quali progetti di Mobile & Wireless Payment
stanno portando avanti?
In questo scenario in costante evoluzione, le banche italiane
continuano ad investire nel futuro che per il settore bancario
vuol dire soprattutto innovazione. Ogni anno, infatti, le nostre
banche investono oltre 6 miliardi di euro in
“tecnologia”, confermandosi con quasi un quarto della
spesa nazionale complessiva il comparto industriale che investe
di più in Information Tecnology (IT). Guardando ai progetti,
invece, i gruppi bancari italiani sono fortemente impegnati su
due fronti principali: rafforzare ulteriormente la sicurezza dei
sistemi di pagamento, col completamento della migrazione delle
carte dalla tecnologia a «banda magnetica » a quella
a «chip», e ridurre l’uso del contante a
vantaggio di strumenti più evoluti, pratici e veloci. In questa
direzione, lo sviluppo dei sistemi di micro pagamenti basati
sulle tecnologie innovative come il contactless o il mobile
potranno certamente dare un importante contributo. Anche per
questo, le banche italiane si stanno già attrezzando per
arrivare pronti all’ultima frontiera dei pagamenti
cashless. Diversi gruppi, infatti, hanno già realizzato le prime
carte contactless e anche il Consorzio Bancomat sta mettendo a
punto una soluzione ad hoc per i micropagamenti con la carta
PagoBancomat.
Il sistema bancario come vede l’evoluzione della
normativa e quanto questo impatterà sulla loro offerta? Come si
inserisce il Mobile Payment in tutto questo?
Per banche, imprese e consumatori italiani ed europei la PSD
rappresenta una vera e propria rivoluzione di regole e procedure,
che contribuisce ad eliminare le differenze normative tra i
diversi Stati Membri e ad aumentare la concorrenza tra gli
operatori, garantendo parità di condizioni, ulteriore
trasparenza e tutela nei confronti dei clienti. La Direttiva,
infatti, ordina in un singolo quadro normativo l'intera
materia dei pagamenti con l'obiettivo di sostenere, per
quelli elettronici, la creazione di un mercato pienamente
integrato a livello europeo. In Italia, l’entrata in vigore
della PSD è tanto più importante perché rappresenta un volano
fondamentale per favorire lo sviluppo del mercato dei pagamenti
elettronici e aprire la strada agli strumenti innovativi di
“ultima generazione” come i mobile payments. Proprio
i pagamenti col cellulare insieme alle carte contactless,
infatti, potrebbero sovvertire il mondo dei micro pagamenti
sostituendo a gesti quotidiani ormai consolidati e legati al
contante – al bar, dal giornalaio o dal panettiere –
l’imperativo della velocità e della comodità. Più in
generale, la PSD introduce numerose novità: apre il mercato dei
pagamenti a nuovi soggetti; introduce regole uniformi per
favorire una maggiore trasparenza delle condizioni contrattuali e
degli obblighi informativi da assolvere nei confronti della
clientela, sia nella fase precontrattuale che dopo
l’esecuzione di un pagamento; fissa tempi massimi di
esecuzione per le transazioni; accresce la tutela dei clienti nei
casi di operazioni di pagamento non autorizzate o eseguite in
modo inesatto.
Quali sono i principali elementi che potrebbero
influenzare l’adozione del Mobile Payment? Che ruolo
possono avere consumatori e esercenti?
Velocità e comodità giocheranno un ruolo importante in favore
della rapida diffusione dei Mobile Payment, insieme
all’ormai consolidata familiarità dei cittadini di tutte
le età con l’utilizzo del “telefonino”. Basti
pensare che, secondo recenti dati Istat, gli italiani hanno più
di un cellulare a testa considerando che gli abbonamenti a linee
telefoniche Mobili sono più di 80 milioni su meno di sessanta
milioni di abitanti. La sicurezza sarà certamente un altro
fattore fondamentale da tenere in considerazione, anche perché
gli italiani – già poco inclini all’uso di strumenti
alternativi al contante come le carte – potrebbero
percepire come poco affidabili transazioni fatte senza firmare
ricevute né digitare codici di sicurezza. Infine, anche gli
esercenti dovranno fare la loro parte adottando i nuovi POS. La
crescita costante dell'utilizzo di strumenti di pagamento
innovativi in Italia, infatti, è resa possibile anche dal fatto
che un numero sempre maggiore di negozi grandi e piccoli li
accettino. Del resto, ridurre i pagamenti in contante, per i
negozianti di tutta Italia vuol dire aumentare la sicurezza
contro furti, rapine e falsi, e allo stesso tempo semplificare la
gestione del proprio bilancio. Per questo, oggi il 93% degli
esercizi commerciali ha già un POS, mentre solo il 7% non
l'ha ancora adottato. Da un sondaggio realizzato
dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO)
per il Consorzio BANCOMAT emerge che l’83% degli esercenti
che già accettano il “denaro di plastica” ha
installato il POS per venire incontro alle esigenze dei clienti,
il 17% per agevolare quelli stranieri, il 15% per rendere più
veloci le operazioni di pagamento, il 14% per avere meno contanti
in cassa e tutelarsi da truffe e rapine ed il 7% per semplificare
la contabilità del negozio. Gli esercenti che non hanno il POS,
invece, indicano la propensione dei propri clienti per il
contante uno dei principali fattori di scelta (35%). Infine, il
68% degli esercenti è convinto che nei prossimi anni proprio le
carte saranno lo strumento utilizzato in modo quasi esclusivo
dalle famiglie italiane, mentre l’88% pensa che il denaro
di plastica non sostituirà completamente il contante ma sarà
accettato ovunque.
Che ruolo hanno e potrebbero avere gli operatori di
telefonia Mobile in questi servizi in relazione anche al mondo
bancario?
Istituendo e regolando le cosiddette “payments
institutions”, la PSD apre di fatto il mercato dei
pagamenti a nuovi soggetti non bancari tra cui gli operatori di
telefonia Mobile che hanno tutte le carte in regola per
candidarsi a offrire servizi di pagamento ai loro clienti. Questi
operatorigià dispongono di “infrastrutture di
billing” avanzate, in grado di gestire transazioni anche di
importo ridotto. E tuttavia, ad oggi i segnali che arrivano dal
mercato non evidenziano un orientamento strategico ancora
definito da parte di questi possibili competitors. Tutti i
principali operatori, infatti, hanno avviato solo progetti di
sperimentazione sui servizi di Mobile payments e, in particolare,
sui pagamenti remoti anche a causa dell’ancora ridotta
diffusione dei POS NFC che limita le possibilità di utilizzo e
dunque la diffusione dei pagamenti in prossimità. In futuro,
comunque, come è già successo in altri paesi europei come
l’Austria, gli operatori di telefonia mobile potrebbero
decidere di entrare con decisione nel mercato dei Mobile Payments
sviluppando proprie offerte di servizi di pagamento.
Dal suo punto di vista personale, quale scenario abbiamo
davanti?
Sul fronte dei pagamenti, il panorama che oggi si presenta in
Italia è certamente vasto ed eterogeneo. Gli elementi di
arretratezza socioculturale responsabili del nostro ritardo nel
“cashless” – dalla frammentarietà del sistema
distributivo che determina un ridotto ticket medio di spesa,
all’ancora scarsa consuetudine e propensione dei cittadini
all’utilizzo del denaro di plastica – convivono con
un’infrastruttura dei pagamenti sviluppata, moderna ed
efficiente, assolutamente in linea con quella degli altri paesi
europei. Anche per questo, guardando in prospettiva, sono
convinto che ci siano tutte le condizioni per sviluppare a pieno
questo mercato e che il futuro dei pagamenti – anche in
Italia – non potrà che essere sempre più
“elettronico”: con meno contante e più chip,
plastica e cellulare.