Scenari

Mobile, la sfida che viene dai Paesi emergenti

Un tema molto dibattuto al MWC di Barcellona è la previsione unanime che il prossimo miliardo di utenti sarà nelle economie a maggiore tasso di crescita in Asia e Africa: ecco le sfide per gli operatori e i produttori di device

Pubblicato il 05 Mar 2013

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Uno dei temi più dibattuti al recente MWC (Mobile World Congress) di Barcellona è stato l’insieme di opportunità e sfide legate alla ‘conquista’ del prossimo miliardo di utenti mobile, che dovrà avvenire ovviamente nei mercati emergenti, visto che quelli avanzati ormai si possono considerare vicini alla saturazione.

Si tratta di un tema che interessa fortemente sia gli operatori di telefonia che i produttori di dispositivi, e che è pienamente confermato dai dati degli analisti di mercato.

La società di ricerca inglese Ovum per esempio stima che tra il 2012 e il 2017 nel mondo ci saranno 1,6 miliardi di nuove connessioni mobili, di cui il 61% in Asia-Pacifico, che nel 2017 sarà il continente con più utenti mobili: 4,4 miliardi, grazie a una crescita trainata soprattutto da Cina, India e Indonesia. Il continente a più alta crescita non sarà però l’Asia-Pacifico ma l’Africa, che vedrà le connessioni mobile salire del 6,5% medio annuo fino a sfiorare il miliardo (935 milioni) nel 2017.

“Il prossimo miliardo di utenti mobile saranno in gran parte asiatici e africani – ha confermato al MWC di Barcellona Manoj Kohli, chief executive di Airtel, il più importante operatore mobile in India e il terzo al mondo, con oltre 260 milioni di abbonati in 20 Paesi -. Questi ora sono il nostro principale target: moltissimi di loro conosceranno Internet grazie a un dispositivo mobile”.

Questo trend è dato per scontato dagli analisti: centinaia di milioni di persone nei Paesi emergenti ‘salteranno’ la fase di internet sui pc e inizieranno a utilizzare i servizi online più comuni – Mobile Banking, news, informazioni, servizi di educazione scolastica e rurale – direttamente dal loro primo telefonino, smartphone o tablet.

Questo però pone anche molte sfide. Gli operatori telefonici nei Paesi emergenti per esempio non solo dovranno gestire sempre più connessioni mobile, ma dovranno trovare modelli di business che assicurino una sufficiente marginalità nonostante il continuo calo dell’indice ARPU (incasso medio per utente al mese) che necessariamente accompagnerà la crescita del numero di utenti. Ovum cita per esempio gli operatori telefonici in Vietnam, India, Pakistan e Tanzania che hanno trovato strategie sostenibili in mercati dove l’ARPU è inferiore a 3 dollari.

Quanto ai produttori di device, dovranno mettere a punto modelli con batterie a lunghissima durata (nei Paesi in via di sviluppo l’accesso a una presa di corrente funzionante non è per niente scontato) e con prezzi medi nei negozi di circa 30 dollari, contro gli attuali 90 dollari circa di uno smartphone di base.

Questo spiega l’entusiasmo con cui molti operatori hanno accolto a Barcellona l’annuncio del nuovo sistema operativo mobile free e open source Firefox OS di Mozilla, nonché le notizie di un imminente lancio di un sistema mobile Ubuntu. Nel caso di Firefox OS, gli esponenti di Mozilla parlano esplicitamente di un sistema particolarmente adatto a smartphone a basso costo per i Paesi emergenti, dotati di tutte le principali funzioni e al centro di ecosistemi di App anch’esse a basso costo sviluppabili con strumenti standard HTML5.

A Barcellona sono stati presentati già due device, di ZTE e Alcatel, basati su Firefox OS, mentre Nokia ha lanciato a basso costo chiamata Asha, tra cui il modello 105 che costa 20 dollari e, pur non essendo strettamente uno smartphone, ha un browser e un set di social App precaricate, oltre a una batteria che in standby può durare un mese.

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