Mobile Banking

Mobile Payment, è il turno di Mediolanum. “90% di soddisfazione per il test”

Un servizio basato su smartphone, Sim NFC e App, realizzato insieme a Cartasì, Mastercard, Sia e Vodafone, e sperimentato su 60 utenti, con alti gradimenti comprovati da un’indagine Gfk-Eurisko

Pubblicato il 10 Giu 2013

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Banca Mediolanum ha utilizzato il palcoscenico del suo evento Innovation Forum per presentare ‘Mediolanum Mobile Pay’, un progetto attualmente in fase di test che dovrebbe permettere ai clienti dell’istituto di credito di pagare con i propri smartphone. 60 tester hanno ricevuto il kit che comprende smartphone, SIM NFC, conto di appoggio e App che permette di fare acquisti appoggiando il proprio cellulare a un lettore POS.

Dopo circa un mese sono state circa 800 le transazioni, in un circuito di 200 negozi italiani e stranieri. “Siamo una banca nata nel 1997, quando Internet non c’era e tutti aprivano filiali – ha spiegato l’amministratore delegato di Banca Mediolanum, Massimo Doris -. Noi però abbiamo voluto pensare alla banca del futuro, senza sportelli, dove il servizio va dal cliente prima con un servizio telefonico, poi con Internet, la transazione con la Tv, il Mobile, e lasciando sempre il contatto umano con il family banker per le operazioni a valore aggiunto”.

Vodafone, presto uno smartphone NFC da 100-150 euro

“L’innovazione fa parte del nostro DNA, e vogliamo che anche il mobile payment presto sia disponibile per tutti”, ha aggiunto Doris, che nel progetto ha coinvolto una serie di partner come Sia, Vodafone, Mastercard e Cartasì. Stefano Gastaut, direttore consumer mobile di Vodafone Italia, ha sottolineato la collaborazione fra i vari player anche se a oggi “il numero degli esercenti dotati di un POS abilitato è ancora troppo piccolo”. Dal punto di vista degli apparati tutti i modelli di fascia alta, iPhone escluso, “sono dotati di NFC, e Vodafone a breve lancerà un cellulare a marchio proprio in una fascia di prezzo fra 100 e 150 euro con NFC”.

Secondo Paolo Battiston, general manager di Mastercard, in Italia sono circa trentamila i POS abilitati NFC su 1,2 milioni totali. “Ma i piani di crescita sono ambiziosi e dovremmo arrivare a 150.000 entro la fine dell’anno e a 300.000 per il 2014 con una grossa concentrazione fra i grandi merchant”. McDonald’s è stato il primo operatore a credere in questa tecnologia e, grazie alla collaborazione con Mastercard, oggi circa il 10% delle transazioni avviene in modalità contactless, ma in Polonia la catena di fast food gestisce in contactless ben il 60% delle transazioni.

In Italia quest’anno si passa da 30mila a 170mila POS abilitati

In Italia insomma il pagamento tramite smartphone deve scardinare un uso del contante ancora molto diffuso: l’80% delle transazioni, contro il 55% della Francia, avviene nella modalità tradizionale che, secondo le cifre fornite dall’ABI, genera costi per la gestione del contante pari a circa dieci miliardi di euro ogni anno.

Secondo l’Osservatorio NFC & Mobile Payment della School of Management del Politecnico di Milano, il Mobile Remote Payment & Commerce in Italia nel 2012 ha raccolto oltre 900 milioni di euro (+30%), di cui 470 (+15%) dalla vendita di contenuti digitali, 310 milioni (+60%) dalla vendita di beni e servizi, e 150 milioni (+50%) da trasferimenti di denaro (Mobile Money Transfer). Ma l’ambito ‘proximity’, quello appunto dei pagamenti tramite NFC come quello di Mediolanum, è ancora per lo più a livello sperimentale, anche se per l’Osservatorio oggi in Italia ci sono già 2,5 milioni di possessori di smartphone con tecnologia NFC e quasi 30.000 POS abilitati, che diventeranno rispettivamente 6 milioni e 170.000 a fine 2013.

Il 57% pagherebbe un canone di 12 euro l’anno

Tornando specificamente a Mediolanum ‘Mobile Pay’, i risultati del test sono stati analizzati da un’indagine di Gfk-Eurisko che ha rilevato un alto grado di soddisfazione, come ha sottolineato il direttore della società di ricerca Fabrizio Fornezza. Il 90% vorrebbe utilizzare sempre il servizio e il 57% sarebbe disposto a pagare un canone di 12 euro l’anno. Il 26% ha utilizzato la soluzione soprattutto per i micropagamenti (edicola, tabacchi, bar, ecc.), il 21% per i trasporti e il 19% in supermercati e catene commerciali. Il 41% richiede di personalizzare la soglia di pagamento oltre la quale il sistema richiede di digitare un PIN (nel test questa soglia era fissata per tutti a 25 euro) mentre, a conferma dell’importanza del tema POS, le maggiori difficoltà citate sono “problemi tecnici del POS dell’esercente” (53%), e “incapacità dell’esercente di offrire il supporto” (23%).

La personalizzazione, che significa semplificarci la vita, è una delle maggiori esigenze del campione, che è interessato anche a integrare il cellulare con titoli di trasporto o carte loyalty”. Si tratta di un’area in crescita, osserva Fornezza, secondo il quale esiste un desiderio “di usare il sistema per potenziare la possibilità di controllare i soldi”. Perché gli italiani oggi, come rilevano anche altre indagini, hanno paura di perdere il controllo del proprio denaro e controllano spesso il conto per essere sempre aggiornati.

“L’opportunità del mobile payment? Le informazioni”

Ma non ci si può fermare solo all’atto del pagamento. Secondo Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia di SDA Bocconi, “Le banche devono portare le conseguenze di queste scelte tecnologiche nel sistema dei pagamenti nei loro processi così come devono farlo i merchant”. La grande sfida è confrontarsi a livello di servizi, “passare dall’euro ai metadati, cioè le informazioni associate al pagamento – ha proseguito Maffè – sono la grande opportunità del mobile payment”.

Le banche oggi trattano le informazioni che arrivano dal mobile payment esattamente come quelle della carta di credito. E’ imperdonabile, spiega il docente della Bocconi, perché gli over the top su queste informazioni ci stanno costruendo una fortuna. “Il vero problema è passare dall’euro come mera moneta al metadato come nuovo sistema di scambio. L’euro usato con il mobile payment vale di più, compra più roba. Con gli stessi soldi compro punti fedeltà in più, scarico un coupon”. Il problema, conclude Carnevale Maffè, è che gli istituti di credito in generale non stanno cavalcando l’onda, “mentre questa dovrebbe essere la fonte fondamentale della nuova relazione: una straordinaria opportunità di sapere qualcosa sui loro clienti”.

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