La mobility, ha dichiarato recentemente Gartner, sta impattando molto più profondamente e velocemente sulle strategie di business di tutte le aziende di quanto gli stessi esperti di mercato avessero preventivato, e una prova viene dalla recente Mobility CIO Survey 2013 di Accenture, da cui emerge tra l’altro che il 79% considera la mobility un generatore di fatturato, e l’84% ritiene che migliori in modo significativo le interazioni con i clienti. Ma soprattutto l’83% pensa che la mobility avrà impatti significativi sul business della sua azienda: impatti che secondo il 73% saranno di entità pari, o addirittura superiore, rispetto a quelli di internet alla fine degli anni ’90.
La ricerca, basata su interviste a 413 manager IT (CIO, CTO, Responsabili IT, Chief Mobility Officer) di aziende oltre i 250 milioni di dollari in 14 Paesi, tra cui l’Italia, traccia uno scenario in cui la mobility è ormai pervasiva in ambito corporate. Oltre un terzo dei CIO la indica tra le proprie due prime priorità d’investimento (percentuale che sale al 53% per l’Italia), e il 75% la include nella sua Top 5 delle priorità.
Un mezzo per coinvolgere e per gestire transazioni
Il 59% dichiara di aver implementato una strategia centralizzata di mobility che ha per ambito l’intera azienda, mentre le prime due motivazioni per gli investimenti in mobility sono la creazione di fonti di fatturato tramite il coinvolgimento dei clienti (36%), e la possibilità di gestire transazioni (34%) tramite servizi di m-payment e m-commerce.
Nonostante la velocità nell’integrazione dell’ambito mobility nelle strategie aziendali, alcuni problemi rimangono, legati all’immaturità delle tecnologie in alcune aree. Secondo l’indagine la criticità più sentita (45%) è la sicurezza dei dati aziendali, specialmente sui dispositivi non autorizzati e/o rilasciati dal dipartimento IT aziendale, seguita da costi e disponibilità di budget (41%), e interoperabilità con i sistemi esistenti (31%). A proposito di sicurezza dei dati, la prassi del BYOD, bring your own device (in cui i dipendenti usano dispositivi propri per il lavoro), risulta ben nota, ma più della metà delle aziende intervistate (59%) offre un supporto limitato ai dipendenti, e solo il 28% offre tutto il supporto necessario.
“Riteniamo che i CIO debbano saper gestire rischi e opportunità legati all’introduzione di dispositivi mobili personali nell’ambiente di lavoro – spiega in un comunicato Michele Marrone, Responsabile Accenture Mobility Services Europe, Africa e Latin America -. Dovrebbero anche capire la necessità di puntare di più sulle persone e sulle competenze. Sono aumentate le aziende (il 40% nel 2013, rispetto al 27% del 2012) che prevedono di ricorrere a consulenti esterni per sviluppare e mettere a punto le loro strategie, e ciò dimostra che l’uso del mobile sta crescendo più in fretta della capacità di risposta del mercato in termini di offerta di personale qualificato”.
Una forte richiesta di specialisti
Un’altra difficoltà è l’approccio del personale alle soluzioni di mobility. Per questo il 52% delle aziende investirà in formazione per aggiornare il personale esistente, mentre il 37% assumerà dall’esterno risorse full-time con competenze specifiche in applicazioni mobile, determinando una forte richiesta di talenti in questo segmento di mercato. La ricerca rivela inoltre un aumento dei progetti di sviluppo di app gestiti internamente (il 76% nel 2013, rispetto al 63% del 2012).
Le opportunità però superano largamente le criticità. Gli intervistati tra l’altro mostrano una forte sensibilità per la capacità della mobility di potenziare la collaborazione, anche tramite il social networking. Si apprezza in particolare la possibilità di trovare velocemente la persona più competente, o l’informazione più indicata, tramite piattaforme social aziendali o repository in cloud. Il 45% cita il knowledge sharing tra i primi tre obiettivi delle iniziative di mobility, e il 40% la collaborazione.