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Mobility Management, a che punto sono le aziende italiane?

Tre organizzazioni su 4 consentono ai dipendenti l’accesso ai sistemi aziendali in mobilità attraverso una piattaforma di EMM, ma solo la metà permette di andare oltre la sola gestione delle email. I risultati di un’indagine di NetworkDigital4 con MobileIron su 400 imprese di tutti i settori

Pubblicato il 21 Set 2016

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Mobile Device Management (MDM) significa gestire, attraverso apposite soluzioni software, i device mobili che ogni dipendente porta con sé, dentro e fuori all’azienda, tenendo sotto controllo l’uso e la sicurezza dei dati aziendali che su di essi transitano. Quindi non è solo una questione di quantità di dispositivi, ma anche di quantità di servizi e di vincoli di sicurezza associati.

In termini molto generali, l’IT aziendale si ritrova di fronte a un problema già affrontato in passato: il crescere incontrollato di un parco installato molto diversificato di dispositivi e sistemi. In questo caso l’estrema eterogeneità degli hardware (smartphone, tablet, wearable, Internet of Things, dispositivi smart), dei software (sistemi operativi e App) ha moltiplicato la complessità gestionale, in totale contrasto con le necessità di razionalizzazione e di sicurezza delle orgamizzazioni.

Per di più la complessità rischia di crescere ulteriormente. Nei prossimi anni le wearable technologies si diffonderanno, smart watch e smart glasses in testa. Sono e saranno tutti interconnessi alla rete e alle app in cloud e costituiranno un’evoluzione della mobility. Quando si parla di Mobile Device Management, infatti, bisogna guardare oltre al contingente, ragionando con un po’ di anticipo per non trovarsi a dover faticosamente recuperare.

Mobile Device Management, il quadro in Italia

Già oggi le imprese più lungimiranti hanno saputo adottare in fretta soluzioni a supporto di una centralizzazione organizzata, scegliendo piattaforme di Enterprise Mobility Management capaci di garantire agli amministratori il controllo sui dispositivi, sugli accessi, sulle applicazioni, sui dati aziendali da proteggere. A raccontarlo è una indagine condotta da NetworkDigital4 in collaborazione con MobileIron su un panel di 400 aziende italiane, operanti in tutti i settori di cui il 34% appartenenti all’industria e il 66% nei servizi.

A rispondere alle domande degli analisti CIO e responsabili IT (91% del campione) che hanno aiutato a costruire una fotografia molto dettagliata dello stato dell’arte tecnologico rispetto al tema del Mobile Device Management. Un dato interessante, ad esempio, è che oltre 3 aziende su 4 (il 76%) consente al personale che lavora in mobilità di accedere ai sistemi aziendali e sempre un 76% utilizza una piattaforma di MDM.

Il 24% delle aziende non permette ai dipendenti in mobilità di accedere ai sistemi informativi aziendali, ma il 9% di queste ci sta pensando. Un dato che dà evidenza del trend è che di questo 24% di aziende, quasi 8 su 10 hanno già in casa una soluzione di MDM il che significa chiaramente una forte consapevolezza rispetto a quanto la forza lavoro in mobilità abbia bisogno di nuove risorse integrate per fare in modo che produttività individuale e business continuity aziendale funzionino attraverso un’unica soluzione di continuità.

Accesso remoto ai sistemi aziendali: in un caso su 2 è solo per l’email

Semplificare la gestione dei dispositivi mobili attraverso un’unica piattaforma capace di garantire il controllo e la sicurezza di dispositivi, dati e applicazioni è una scelta strategica perché permette di normalizzare e standardizzare una serie di attività che altrimenti devono essere fatte in modo puntuale e dispersivo. Andando nel dettaglio della ricerca, però, si scopre che la metà delle aziende ancora non sfrutta davvero questa opportunità: solo il 50% del campione consente agli utenti in mobilità di accedere a documenti, alla intranet aziendale, e a servizi di assistenza remota. L’altra metà delle imprese, infatti, permette solo l’accesso alla posta elettronica aziendale.

La bidirezionalità inaugurata dalle piattaforme di MDM, invece, apre nuove modalità di relazione e di sviluppo che consentono agli amministratori di sistema non soltanto di tracciare in maniera più adeguata e puntuale i servizi ma anche di monitorare eventuali criticità per una gestione più proattiva e customer centrica, con una reportistica automatica che aiuta a evidenziare le criticità senza aspettare che siano gli utenti a fare le loro segnalazioni.

Enterprise Mobility Management: meglio COPE che BYOD

Rispetto al tema forse più critico, quello del BYOD-Bring Your Own Device, il modello adottato da 7 aziende su 10 è il COPE (Corporate Only, Personal Enabled), ovvero la situazione in cui l’azienda compra il device e permette al dipendente di usarlo anche per scopi personali. Mentre 3 aziende su 10 scelgono il COBO (Corporate Owner, Business Only), in cui il device è aziendale e può essere usato solo per lavoro. Solo il 2% offre massima libertà di accesso ai sistemi informativi dell’organizzazione sia dai dispositivi personali che da quelli aziendali.

Andando a mappare meglio le priorità delle aziende che consentono ai dipendenti in mobilità di accedere ai sistemi aziendali e che hanno una piattaforma di MDM si scopre che la sicurezza rimane al primo posto (70%). Al secondo, a distanza, viene segnalata la necessità di ulteriore flessibilità nella gestione dei dispositivi (24%). La gestione della mobile workforce è un altro aspetto importante, ma solo per il 6% del campione.

Dalle risposte all’indagine risulta comunque che già nell’anno in corso il tema del BYOD è comunque messo sul tavolo dal 15% del campione. Nell’ottica dell’evoluzione del mobility management aziendale, la priorità più ricorrente è una gestione sempre più integrata dei dispostivi aziendali, seguita dall’adozione di soluzioni più evolute (16%) e da una gestione integrata dei dispositivi personali dei dipendenti.

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