530 milioni di euro, pari a una crescita del 40% anno su anno. Tanto vale, in Italia, il mercato della Smart Home, stando a quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.
La Smart Home come piattaforma di un progetto IoT
“Giunto alla nona edizione, l’Osservatorio Internet of Things fin da subito ha introdotto la smart home tra le proprie tematiche chiave – ha spiegato Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. Sicuramente vi è un interesse di mercato, ma c’è anche una ragione più profonda per questa scelta: la casa può essere considerata alla stregua di un microcosmo nel quale abbiamo tutti i soggetti e gli oggetti che fanno parte di un progetto IoT. Abbiamo l’end-user, abbiamo tutti i layer tecnologici, abbiamo gli elementi di interoperabilità, abbiamo le tematiche di privacy e sicurezza. Un microcosmo nel quale è possibile osservare tutti gli elementi in gioco in un progetto Internet of Things”.
La maturazione della Smart Home nell’unione tra prodotti e servizi
È Angela Tumino, direttore dell’Osservatorio, che presenta le prime evidenze. L’analisi dell’Osservatorio, è una premessa necessaria, prende in esame valori Iva esclusa e non considera le soluzioni cablate. Definito il perimetro, la prima evidenza è dunque quella di una forte crescita rispetto allo scorso anno, con una nota significativa in più: “L’offerta – spiega Tumino – sta maturando non solo in termini quantitativi, ma anche e soprattutto qualitativi. Stiamo finalmente andando oltre il solo oggetti connesso, ma si comincia a parlare di integrazione e di associazione tra prodotto e servizio”.
E’ questo un punto sul quale insiste ad esempio Marco Landoni, direttore di Edison Energia: “La smart home diventa realtà quando si finisce di parlare di prodotti per concentrarsi sui servizi. La priorità delle persone oggi è il tempo: il cliente vuole avere la casa calda quando gli serve. E più saremo in grado di vendere al cliente la casa calda, più ci avvicineremo al suo fabbisogno”.
Marco Landoni @EdisonNews spiega quali sono i bisogni da non perdere di vista per offrire soluzioni #SmartHome vincenti. Priorità per le persone: il tempo! #OIOT20 pic.twitter.com/WbAbLIP2pJ
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Soluzioni per la Smart Home: la sicurezza
Tra le diverse tipologie di prodotto che “affollano” il comparto, la parte del leone continua a farla la sicurezza, che da sola vale 150 milioni di euro.
“È probabilmente il segmento più maturo ed è di conseguenza anche quello per il quale si registra il tasso di crescita più contenuto al 15%. È però anche l’ambito nel quale il binomio prodotto-servizio funziona meglio, con un buon interesse da parte degli utenti a prendere in considerazione sia la sottoscrizione di servizi a canone sia quella a servizi pay per use”.
C’è un altro aspetto che riguarda l’ambito della sicurezza: l’offerta di sicurezza vede già l’integrazione tra oggetti diversi, come videocamere, sensori di movimento, serrature. “E in prospettiva – spiega ancora Tumino – si guarda a ulteriori evoluzioni grazie all’integrazione di tecnologie di intelligenza artificiale. Gli stessi smart speaker che si trovano in casa possono identificare i rumori e decrittarne la pericolosità, i sistemi di riconoscimento facciale possono identificare estranei in casa, segnalando la presenza di sconosciuti, oppure i sistemi di visione possono identificare le attività svolte, segnalando quelle anomale. Il tutto, va da sé, tenendo in considerazione anche i vincoli richiesti dalla privacy”.
Il boom degli smart speaker
Al secondo posto tra le soluzioni per la smart home più vendute troviamo gli smart speaker, che valgono 96 milioni di euro.
E se l’Italia, per quanto in crescita, presenta ancora un significativo ritardo rispetto agli altri Paesi europei e in particolare rispetto a Germania e Regno Unito, dove il mercato vale 2,5 miliardi di euro, e Francia, attestata a 1,1 miliardi, sul fronte degli smart speaker il nostro Paese si trova perfettamente allineato ai suoi omologhi.
Per questo segmento, l’evoluzione interessante alla quale si assiste è legata al controllo vocale. Si moltiplicano i dispositivi e, soprattutto, si moltiplicano i dispositivi anche di terze parti nei quali vengono integrati i sistemi di controllo vocale.
“Assistiamo a un interessante incremento di use case: nel mondo energy, ad esempio, l’interazione con lo speaker abilita servizi di autolettura, si aprono scenari nuovi nell’assistenza alla persona, nel primo soccorso. Nel mondo assicurativo, gli assistenti vocali sono uno strumento per entrare in diretto contatto con i propri clienti”.
Gli elettrodomestici connessi
Al terzo posto tra le soluzioni IoT più vendute ci sono gli elettrodomestici, grandi e piccoli, che valgono 85 milioni di euro, con una crescita del 55% anno su anno. In questo caso, la precisazione è d’obbligo, il valore è riferito alla sola componente IoT. L’aspetto più significativo, in questo caso, è che non si parla solo di una crescita in termini di diffusione, ma anche in termini di utilizzo. Cresce, cioè, il numero degli utenti che ne utilizza effettivamente le funzionalità, segno del superamento di una barriera culturale.
“Ancor più significativo è il fatto che proprio sugli elettrodomestici cominciano a realizzarsi forme di integrazione e coordinamento tra dispositivi diversi, oltre a quelle con i dispositivi di comando vocale”, spiega ancora Tumino.
Riscaldamento e climatizzazione
Un ulteriore ambito nel quale l’abbinata prodotto-servizio sembra funzionare è rappresentato dai sistemi di riscaldamento e climatizzazione.
“In questo ambito ci aspettiamo per altro evoluzioni e crescite importanti proprio quest’anno, con l’entrata in vigore della legge europea sui contabilizzatori di calore, che dovranno essere gestiti da remoto. Questo porterà maggiore dinamismo sul mercato, aprendo anche la strada a nuovi scenari d’uso”.
Aumenta parallelamente anche il settore dell’illuminazione smart, che raggiunge ora i 35 milioni di euro: è uno degli ambiti che più di altri sfrutta la voce, con la progressiva scomparsa di bridge o altri oggetti la regolazione dell’illuminazione. “Per altro, la luce sta attraendo nuovi interessi per le applicazioni li-fi”.
Stabili, sostanzialmente, gli altri ambiti applicativi.
Smart Home: tra big player e startup
Per quanto riguarda i player, il mercato sembra dividersi tra le grandi aziende, cui si ascrivono circa 600 famiglie di prodotti, e le startup: l’Osservatorio ne ha monitorate 171, che lo scorso anno hanno raccolto fondi per 720 milioni di dollari.
Soprattutto è interessante sottolinearne la crescita: numerose sono le startup che dopo il finanziamento arrivano a fatturare oltre 5 milioni di dollari.
Focus sulla user experience
Tocca a Giulio Salvadori, che insieme a Tumini dirige l’Osservatorio, portare la voce degli utenti.
“C’è una maggiore consapevolezza rispetto al passato sul tema della Smart Home, che, addirittura, viene considerato tema più familiare rispetto a quello della domotica. Inevitabilmente la maggiore consapevolezza si riscontra nelle fasce più giovani della popolazione, rispetto a quelle con una anzianità più elevata”, spiega Salvadori, sottolineando tuttavia come sia cresciuto sensibilmente il numero di utenti che si dichiara autonomo nell’installazione e configurazione dei dispositivi acquistati.
Resta comunque una porzione significativa di popolazione che non acquista o se acquista non usa perché intimorita dalla complessità tecnologica e, di fondo, perché non riesce a percepire l’utilità e l’impatto positivo sulla propria vita dei nuovi dispositivi.
Non mancano, poi, i timori, in merito alla sicurezza e alla privacy, che continuano a rappresentare un freno, sia per chi i dispositivi li ha, sia per chi ancora non li ha acquistati.
“Per questo – spiega Salvadori – serve lavorare di più per migliorare l’esperienza utente e sulla formazione del personale di vendita, per coinvolgere di più i consumatori più anziani”.
A questo proposito, Davide Ceppi, Responsabile Marketing Sistemi Residenziali di BTicino, sottolinea come “nel 2016 i prodotti connessi pesavano per il 3% nella divisione Sistemi Residenziali. A distanza di tre anni, il peso dei prodotti IoT nel mondo residenziale per noi supera il 50 per cento. Più che di un trend, io parlerei ormai di uno standard. Ma abbiamo prestato molta attenzione al tema della customer experience, della marketing automation. Per noi, l’elemento più sfidante è trovare l’equilibrio tra la customer experience e la filiera”.
Davide Ceppi @BTicino spiega qual è stato l’impatto dell’#IoT e della #SmartHome e come #BTicino si è adeguato a questo cambio di paradigma. #OIOT20 pic.twitter.com/Bwl2xtZCCg
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Chi vende la Smart Home?
Ai canali di vendita è dedicato un approfondimento dell’Osservatorio.
Gli operatori tradizionali, vale a dire gli installatori, rappresentano ancora uno zoccolo duro per il segmento Smart Home: generano vendite per 210 milioni di euro, con un +9% anno su anno, ma una certa resistenza nei confronti di questo tipo di innovazione fa perdere loro terreno rispetto ad altri canali. Il successo degli smart speaker va letteralmente volare le vendite degli eRetailer, che crescono del 90% a 150 milioni di euro, e dei retailer multicanale, che raggiungono il tetto dei 100 milioni, con un +39 per cento. Insieme, questi due canali valgono il 47% del mercato.
Salvadori segnala come esperienze positive le scelte di alcuni distributori che allestiscono veri e propri show room dedicati alla Smart Home utilizzando questi spazi sia per creare conoscenza nei consumatori, sia per fare formazione ai rivenditori.
È importante che si crei un rapporto di fiducia tra installatore e cliente, sottolinea Stefano Bianchi di Gewiss: “Per questo gli installatori devono evolvere se vogliono giocare un ruolo un questo comparto”
“Installatore è quello che certifica l’impianto, deve evolvere e noi cerchiamo di far evolvere, insieme a lui, il suo ruolo. Deve essere interlocutore con utente finale.” Stefano Bianchi @GewissGroup #OIOT20
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Bene anche il canale delle Telco, che vale oramai 50 milioni di euro: pagano le nuove offerte, che uniscono dispositivi e servizi, pagano nuove formule di abbonamento così come la possibilità di gestire i servizi stessi via App, paga l’attrattività dei wearable per il monitoraggio degli anziani o dei dispositivi per localizzare gli animali domestici.
Non c’è stato invece il salto di qualità atteso da parte di utility e assicurazioni, che dunque continuano a mantenere un peso marginale nel mercato, pari al 4 per cento del mercato.
Le tecnologie per la Smart Home: gli OTT e i consorzi
La prospettiva tecnologica è stata esplorata da Antonio Capone, responsabile Scientifico dell’Osservatorio, il quale ha sottolineato la necessità di sviluppare e far crescere protocolli interoperabili.
Per questo saluta con favore la nascita di iniziative come quella recentemente lanciata da realtà come Amazon, Google, Apple e ZigBee Alliance: Connected Home over IP – CHIP, una struttura open-source capace di integrare le tecnologie già sviluppate e di facilitare la creazione di prodotti interoperabili fra loro e con gli assistenti vocali. In questo caso, è l’opinione di Capone, la forza degli OTT e l’attrattività dell’open source potrebbero essere la leva per il successo di questa iniziativa.
Per accelerare lo sviluppo del mercato #SmartHome, caratterizzato da protocolli molto diversi e spesso non interoperabili, alcuni grandi player hi-tech come Amazon, Google, Apple e ZigBee Alliance hanno progettato una struttura open-source (Connected Home over IP – #CHIP) #OIOT20 pic.twitter.com/akez5WZX73
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