Come era immaginabile l’evento Apple di ieri ha scatenato i commenti di tutti gli analisti di settore sui tre annunci principali: l’iPhone 6 (nella doppia versione da 4,7 e “Plus” da 5,5 pollici), l’Apple Watch e soprattutto la funzione Pay, che sicuramente delle novità è quella che promette le più forti ricadute sul mondo business. In particolare l’inglese Ovum ha schierato diversi suoi analisti, specialisti su varie aree di competenza, per coprire in un solo report tutte le principali sfaccettature di questi annunci.
I due iPhone 6 aumentano velocità ed efficienza rispetto agli attuali iPhone 5, nonché le dimensioni dello schermo (l’iPhone 5 è grande 4 pollici, ndr), che sono una risposta ai concorrenti (Samsung in primis, ndr), osserva Neha Dharia, Senior Analyst, Consumer Services di Ovum. «Da sottolineare anche i miglioramenti nelle performance della fotocamera e nella durata della batteria, nonché l’innovativo coprocessore di movimento M8, che include un nuovo barometro e sfrutta altri sensori dell’iPhone (accelerometro, giroscopio, ecc) per misurare distanze percorse, velocità e cambiamenti di altitudine dell’utente per applicazioni soprattutto di fitness, sportive, e sanità (controllo dei parametri corporei)».
Per quanto riguarda il servizio Pay, Apple lo ritiene in grado di mandare i tradizionali portafogli nel dimenticatoio, sottolinea Eden Zoller, Principal Analyst Consumer di Ovum: «La retorica non è una novità nel mondo del Mobile Payment, e per ora i consumatori sono rimasti piuttosto “freddi”, però bisogna dire che se c’è qualcuno in grado di favorire il decollo definitivo si tratta di Apple. Certo, anche Apple ha bisogno di forti partnership, ma in effetti il servizio conta già sul supporto di nomi primari sul fronte delle carte di credito, delle banche e dei retailer».
Una base di partenza di 800 milioni di utenti
L’annuncio di ieri, continua Zoller, conferma che NFC è la tecnologia chiave per i pagamenti di Mobile Proximity, ma anche la tecnologia biometrica TouchID rientra nell’equazione, e inoltre Pay sarà integrato con Passbook, come è logico. «Ma Apple Pay non riguarderà solo pagamenti proximity, Apple ha fatto l’esempio del ckeck-out in hotel senza dover usare la carta di credito, cosa che dovrebbe preoccupare PayPal e altri provider di online payment, visto che Apple ha già 800 milioni di utenti registrati su iTunes, nonché i fornitori di “digital Wallet” già esistenti, che crescono molto lentamente».
Ovum è convinta che Apple può essere decisiva nel far percepire ai consumatori il Mobile Payment non più come una tecnologia, ma come una cosa “di moda” che permette di rendere lo shopping più veloce, più facile e anche più divertente. «Quando Apple introduce funzionalità “cool” nell’iPhone, la gente tende a usarle, e questo può essere decisivo per il futuro della tecnologia NFC, nel senso anche di spingere i merchant a investire pesantemente in essa: è questo che finora è mancato».
Interessante anche il fatto che Apple ha insistito sulla sicurezza del suo servizio Mobile Payment: «Anche se non ha per ora fornito molti dettagli, è significativa l’enfasi su questo aspetto che è uno dei principali fattori di freno per l’M-Payment». A questo proposito, Apple ha scelto un approccio “tradizionale”, evidenzia Gilles Ubaghs, Senior Analyst, Financial Services Technology di Ovum, basato su un “Secure Element” (SE) sul device invece che su servizi di Host Card Emulation (HCE) in cloud, che probabilmente rassicurerà di più i merchant.
Grosso impatto da subito nel Remote Payment
«Probabilmente a livello dei negozi Apple Pay rimarrà un servizio di nicchia per qualche tempo, perché inizialmente è previsto solo negli USA, dipende dalla diffusione degli iPhone 6, e non ha molte funzioni, per esempio di loyalty – scrive Ubaghs –. L’ambito in cui invece avrà probabilmente da subito un grosso impatto è quello del Remote Mobile Payment, grazie alla possibilità di pagare rapidamente nei check-out grazie alla tecnologia TouchID, che rappresenta un chiaro beneficio sia per i consumatori che per i merchant».
Ma quella che nel tempo si dimostrerà la vera rivoluzione è la decisione di rilasciare un’API (Application Programming Interface) di Apple Pay agli sviluppatori, perché permette a merchant e terze parti di sviluppare nuovi servizi di pagamento basati appunto su quello di Apple. «Questa apertura può mettere Apple al centro di un vero e proprio ampio ecosistema di servizi di pagamento in senso lato».
Watch, il 2015 sarà decisivo
Infine l’attesissimo orologio “smart”, che Apple ha chiamato Watch, rinunciando alla classica “i” iniziale. Un prodotto su cui molti contano nella speranza che possa far decollare definitivamente il mercato del “wearable computing”. «L’Apple Watch non ha deluso, è “stilish” e ha un’interfaccia funzionale e semplice da usare, ma il suo vero valore si rivelerà nel tempo se si svilupperà un forte ecosistema di applicazioni attorno al device», sottolinea Neha Dharia, Senior Analyst Consumer Services di Ovum.
«Apple ha già presentato interessanti App con la catena alberghiera Starwood e con American Airlines, e ce ne aspettiamo molte altre prima del lancio del prodotto nel 2015». Nella presentazione, dice Dharia, molta enfasi è stata posta sulle funzioni di comunicazione digitale, ma questa è una piccola parte delle potenzialità del device, «che può essere dirompente in settori come healthcare, fitness personale, navigazione e pagamenti: il prossimo anno sarà cruciale per Apple e per gli sviluppatori terze parti per capire quanti altri settori potranno essere rivoluzionati dal Watch».