PA a caccia di talenti. Rangone: “Digitale necessario per il rilancio”

I risultati della ricerca presentata all’apertura di Forum PA 2019. 500mila i dipendenti pubblici sulla strada della pensione: anche grazie al turnover potranno realizzarsi le opportunità di rinnovamento per il comparto

Pubblicato il 14 Mag 2019

Andrea Rangone, Amministratore Delegato del gruppo Digital360
Andrea Rangone, Amministratore Delegato del gruppo Digital360

Sono circa cinquecentomila i dipendenti pubblici italiani nell’arco dei prossimi tre o quattro anni avranno le carte i regola per poter andare in pensione, e che grazie allo sblocco del turnover potrebbero essere sostituiti da nuovi assunti: una importante opportunità di rinnovamento per un comparto in cui oggi l’età media dei dipendenti è di 50,6 anni e dove gli over 60 rappresentano il 16,4% del totale, contro il 2,6ì8% degli under 30. 

A innescare questo ricambio è l’effetto combinato di diverse misure di riduzione della spesa degli ultimi anni, tra pensioni di vecchiaia, “opzione donna”, pensioni anticipate e “quota 100”: soltanto per quest’ultima le domande sono al momento 41mila, ma si stima possano arrivare a 100mila entro la fine dell’anno. E’ unto emerge dalla ricerca presentata oggi in apertura di Forum PA 2019, la manifestazione in corso al convention Center la Nuvola di Roma e dedicata all’innovazione e alla sostenibilità nella Pubblica amministrazione, organizzata da Fpa, società del gruppo Digital360. Partner dell’iniziativa sono Aws, Intel, Cisco, Dxc Technology, Vodafone Business e Aci.

I settori che vivranno con una qualche difficoltà questa situazione sono quelli in sottorganico, come la sanità e la scuola, da cui si stima usciranno entro i prossimi tre-quattro anni rispettivamente 100mila e 204mila persone, insieme ai comuni e agli enti che non rispettano il pareggio di bilancio.

La fotografia che emerge dallo studio è quella di una PA in generale poco qualificata, dove ogni dipendente ha usufruito in media soltanto di 1,04 giornate di formazione l’anno, e in cui gli investimenti per l’aggiornamento si sono dimezzati in 10 anni (da 263 milioni di euro nel 2008 a 147 nel 2017). Altro tratto che emerge con forza dallo studio è quello della precarietà: sono 340mila i lavoratori flessibili nel 2017, di cui soltanto lo 0,6% è stato stabilizzato nell’ultimo anno. 

I dipendenti pubblici sono in tutto 3,2 milioni, il 70% rispetto a quelli della Germania il 65% rispetto all’Inghilterra, il 60% della Francia: questo anche perché il personale si è ridotto di quasi 200mila unità in 10 anni, segnando un -5,6%. La sfida da cogliere, a questo punto, secondo la lettura dei dati di Fpa, è evitare che il turnover si trasformi in una “rottamazione” agevolata con l’uscita di competenze e esperienze preziose.

“Per creare valore pubblico, la PA deve innanzitutto investire sulle proprie persone – afferma Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa – Deve diventare più giovane, più qualificata, libera di misurare e valutare il personale, capace di premiarlo e motivarlo, agendo sulla cultura dei dipendenti e ripensando i modelli organizzativi. Per fare questo, le amministrazioni devono definire le risorse umane necessarie sulla base di una programmazione dei fabbisogni secondo principi qualitativi e prospettici, non quantitativi o legati all’organico storico. Devono attrarre i migliori talenti e dare possibilità di crescita con una politica di employer branding, un miglioramento dei salari medi e un nuovo approccio di sviluppo del personale”.

“Va anche rivisto il sistema di entrata e modificato il sistema attuale di valutazione delle performance, a cominciare dalla fissazione degli obiettivi, divenuti mero adempimento – aggiunge Gianni Dominici, direttore generale di Fpa – Ma soprattutto, serve la partecipazione attiva degli impiegati pubblici attraverso azioni di empowerment e di engagement perché possano sentirsi partecipi dello sforzo e del raggiungimento dei risultati”.

“In Italia la spesa pubblica pesa il 50 per cento del Pil – sottolinea Andrea Rangone, Ceo di Digital360 – una PA efficiente, motivata e sempre più digitale è indispensabile per consentire un vero ammodernamento e rilancio dell’intero Paese”.

Alcuni dati interessanti emergono dal settore della formazione: negli ultimi 10 anni è cresciuto del 24% il numero di laureati nella PA: nel 2017 sono 1,3 milioni e rappresentano il 39,4% del totale (scendono al 32,3% non considerando la scuola). Ma nello stesso periodo l’investimento in formazione si è quasi dimezzato (-46%): ammonta a 49 euro per dipendente pubblico, in media solo 1,04 giorni di formazione l’anno.

Un trend in crescita è quello dello smart working all’interno della Pubblica amministrazione: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano le iniziative di smart working strutturate passano dal 5% all’ 8% in un solo anno e diminuisce il numero di chi si dimostra totalmente disinteressato passando dal 12% al 7%.

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