Sono circa cinquecentomila i dipendenti pubblici italiani nell’arco dei prossimi tre o quattro anni avranno le carte i regola per poter andare in pensione, e che grazie allo sblocco del turnover potrebbero essere sostituiti da nuovi assunti: una importante opportunità di rinnovamento per un comparto in cui oggi l’età media dei dipendenti è di 50,6 anni e dove gli over 60 rappresentano il 16,4% del totale, contro il 2,6ì8% degli under 30.
A innescare questo ricambio è l’effetto combinato di diverse misure di riduzione della spesa degli ultimi anni, tra pensioni di vecchiaia, “opzione donna”, pensioni anticipate e “quota 100”: soltanto per quest’ultima le domande sono al momento 41mila, ma si stima possano arrivare a 100mila entro la fine dell’anno. E’ unto emerge dalla ricerca presentata oggi in apertura di Forum PA 2019, la manifestazione in corso al convention Center la Nuvola di Roma e dedicata all’innovazione e alla sostenibilità nella Pubblica amministrazione, organizzata da Fpa, società del gruppo Digital360. Partner dell’iniziativa sono Aws, Intel, Cisco, Dxc Technology, Vodafone Business e Aci.
I settori che vivranno con una qualche difficoltà questa situazione sono quelli in sottorganico, come la sanità e la scuola, da cui si stima usciranno entro i prossimi tre-quattro anni rispettivamente 100mila e 204mila persone, insieme ai comuni e agli enti che non rispettano il pareggio di bilancio.
La fotografia che emerge dallo studio è quella di una PA in generale poco qualificata, dove ogni dipendente ha usufruito in media soltanto di 1,04 giornate di formazione l’anno, e in cui gli investimenti per l’aggiornamento si sono dimezzati in 10 anni (da 263 milioni di euro nel 2008 a 147 nel 2017). Altro tratto che emerge con forza dallo studio è quello della precarietà: sono 340mila i lavoratori flessibili nel 2017, di cui soltanto lo 0,6% è stato stabilizzato nell’ultimo anno.
I dipendenti pubblici sono in tutto 3,2 milioni, il 70% rispetto a quelli della Germania il 65% rispetto all’Inghilterra, il 60% della Francia: questo anche perché il personale si è ridotto di quasi 200mila unità in 10 anni, segnando un -5,6%. La sfida da cogliere, a questo punto, secondo la lettura dei dati di Fpa, è evitare che il turnover si trasformi in una “rottamazione” agevolata con l’uscita di competenze e esperienze preziose.
“Per creare valore pubblico, la PA deve innanzitutto investire sulle proprie persone – afferma Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa – Deve diventare più giovane, più qualificata, libera di misurare e valutare il personale, capace di premiarlo e motivarlo, agendo sulla cultura dei dipendenti e ripensando i modelli organizzativi. Per fare questo, le amministrazioni devono definire le risorse umane necessarie sulla base di una programmazione dei fabbisogni secondo principi qualitativi e prospettici, non quantitativi o legati all’organico storico. Devono attrarre i migliori talenti e dare possibilità di crescita con una politica di employer branding, un miglioramento dei salari medi e un nuovo approccio di sviluppo del personale”.
“Va anche rivisto il sistema di entrata e modificato il sistema attuale di valutazione delle performance, a cominciare dalla fissazione degli obiettivi, divenuti mero adempimento – aggiunge Gianni Dominici, direttore generale di Fpa – Ma soprattutto, serve la partecipazione attiva degli impiegati pubblici attraverso azioni di empowerment e di engagement perché possano sentirsi partecipi dello sforzo e del raggiungimento dei risultati”.
“In Italia la spesa pubblica pesa il 50 per cento del Pil – sottolinea Andrea Rangone, Ceo di Digital360 – una PA efficiente, motivata e sempre più digitale è indispensabile per consentire un vero ammodernamento e rilancio dell’intero Paese”.
Alcuni dati interessanti emergono dal settore della formazione: negli ultimi 10 anni è cresciuto del 24% il numero di laureati nella PA: nel 2017 sono 1,3 milioni e rappresentano il 39,4% del totale (scendono al 32,3% non considerando la scuola). Ma nello stesso periodo l’investimento in formazione si è quasi dimezzato (-46%): ammonta a 49 euro per dipendente pubblico, in media solo 1,04 giorni di formazione l’anno.
Un trend in crescita è quello dello smart working all’interno della Pubblica amministrazione: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano le iniziative di smart working strutturate passano dal 5% all’ 8% in un solo anno e diminuisce il numero di chi si dimostra totalmente disinteressato passando dal 12% al 7%.