Password al tramonto: i millennial preferiscono l’identificazione biometrica

Sempre più spesso, soprattutto per le questioni finanziarie, la sicurezza viene prima della praticità. E a dettare le tecnologie di successo saranno i più giovani, sempre più a loro agio con riconoscimento facciale e impronte digitali. I risultati dello studio di Ibm Security

Pubblicato il 06 Feb 2018

biometria

 

Nel panorama europeo l’Italia può vantare di essere tra i Paesi più propensi a sperimentare e utilizzare le nuove forme di protezione dell’identità digitale, quelle basate sul riconoscimento biometrico. Intanto su scala globale il pianeta si sta preparando al tramonto delle semplici password, che saranno progressivamente sostituite da riconoscimento facciale e impronte digitali, come dimostra la propensione dei più giovani verso questo genere di soluzioni. Sono alcuni dei risultati dello studio su scala mondiale realizzata da Ibm Security, “Future of identity”.

Il 67% degli intervistati sostiene di sentirsi già a proprio agio con l’autenticazione biometrica, mentre l’87% si dice propenso a utilizzare queste tecnologie in futuro. La ricerca si basa su un campione di 4mila adulti da Usa, Asia-Pacifico ed Europa. Ne è risultato che l’autenticazione biometrica è considerata con più favore in Asia, mentre gli Stati Uniti sono più scettici e iniziano ad avere terreno da recuperare.

Restringendo il campo all’Italia, emerge che gli italiani utilizzano più password diverse, in media undici, al pari dei tedeschi (mentre britannici e francesi ne utilizzano nove, e gli spagnoli otto). Più di un terzo degli italiani, inoltre, per la precisione il 39%, non ha nulla in contratio all’utilizzo di un gestore di password, mentre la media Ue si ferma al 25%. Tra le soluzioni di identificazione preferite nel nostro Paese in testa c’è l’impronta digitale (74% contro il 67% Ue), poi l’impronta delle mani (62% contro il 54%), il riconoscimento facciale (53% contro 46%) e riconoscimento vocale (53% contro 46%).

“In seguito alle numerose violazioni di dati personali altamente sensibili, non c’è più alcun dubbio che le stesse informazioni che abbiamo utilizzato in passato per dimostrare la nostra identità online sono ora un segreto condiviso nelle mani degli hacker – afferma Limor Kessem, executive security advisor in Ibm Security – Poiché i consumatori riconoscono l’inadeguatezza delle password e attribuiscono una maggiore priorità alla sicurezza, i tempi sono maturi per adottare metodi più avanzati in grado di dimostrare l’identità digitale su più livelli e di essere adattati in base al comportamento e al rischio”.

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