Il PNRR – Piano Nazionale di ripresa e resilienza è stato inviato a Bruxelles e ora ci si avvia verso la fase di realizzazione dei progetti inviati alla Commissione per ottenere l’anticipo di circa 25 miliardi di euro sui 191,5 miliardi previsti dal Next Generation Eu per il nostro Paese.
In questo articolo, nei giorni scorsi, abbiamo cercato di fare un primo punto sulle implicazioni del PNRR sui mercati che più direttamente presidiamo con le nostre testate ESG 360, Internet4Things, Industry4Business, Agrifood.tech, EnergyUp, TechCompany360.
Ora, cerchiamo invece di analizzare un po’ più nel dettaglio quali sono le implicazioni per il mondo industriale.
Il PNRR in cifre
Attraverso il PNRR il Governo ha definito gli indirizzi di spesa per i finanziamenti che arriveranno dall’Unione Europea attraverso il Next Generation EU: 221 miliardi di euro complessivi, dei quali 191,5 miliardi provengono da NGEU, ripartiti tra sussidi veri e propri (68,9 miliardi erogati a fondo perduto) e prestiti a basso tasso di interesse, e 30,6 miliardi di risorse interne, approvate con l’ultimo scostamento di bilancio, da utilizzare entro il 2026.
Il piano si sviluppa intorno a 3 assi strategici condivisi a livello europeo, vale a dire digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale, ed è articolato in 6 missioni, ciascuna destinataria di fondi e di precisi obiettivi e ambiti di investimento.
La Missione 1 è destinataria di un fondo da 40,3 miliardi e ha come obiettivi “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”. È la Missione che più ci interessa in questo contesto ed è lo strumento attraverso la quale si promuove e sostiene la transizione digitale del Paese sia nell’ambito della pubblica amministrazione, sia nel sistema produttivo, sia ancora nello sviluppo delle infrastrutture di comunicazione.
La Missione 2, cui sono destinati 59,33 miliardi, è imperniata su “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, la Missione 3, con una dotazione di 25,13 miliardi, si focalizza sulle “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, la Missione 4, cui sono destinati 30,88 miliardi, si focalizza su Istruzione e ricerca, la Missione 5 ha in dotazione un fondo da 19,81 miliardi di euro e come focus “Inclusione e coesione”, mentre la Missione 6 riguarda l’ambito della Salute e ha a disposizione 15,63 miliardi di euro.
Il PNRR e il mondo industriale
Come accennato, delle prospettive di trasformazione del mondo industriale si occupa la Missione 1 del PNRR, che, con una dotazione complessiva di 40,73 miliardi, è incentrata su “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”.
In realtà, al capitolo “Digitalizzazione, Innovazione e Competitività nel Sistema Produttivo”, che rappresenta la Componente 2 della Missione, sono destinati 24,30 miliardi.
È una dotazione alla quale vanno poi aggiunti ulteriori 5,88 miliardi provenienti dal Fondo Complementare, che confluiscono nel Piano Transizione 4.0, che ora vale 18,45 miliardi di euro, recuperando almeno in parte alcuni dei tagli apportati al Piano negli ultimi mesi.
Gli obiettivi sono così esplicitati: “La Componente 2 della Missione ha l’obiettivo di promuovere l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo”. Questo attraverso interventi mirati e complementari atti a rafforzarne il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione.
Lo sviluppo del piano parte dalla considerazione del livello di arretratezza del nostro Paese in termini di digitalizzazione e della perdita di produttività registrata negli ultimi anni.
Quattro sono gli obiettivi generali identificati:
• Favorire la transizione digitale e l’innovazione del sistema produttivo incentivando gli investimenti in tecnologie avanzate, ricerca e innovazione
• Realizzare investimenti per le connessioni ultraveloci in fibra ottica 5G
• Rafforzare la partecipazione allo sviluppo dell’economia dello spazio e i sistemi d i osservazione della Terra per il monitoraggio dei territori
• Promuovere lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane anche sui mercati internazionali, anche attraverso strumenti finanziari innovativi
La parte più corposa del fondo spetta al piano Transizione 4.0, cui sono destinate risorse per 13,7 miliardi, seguito dalle reti ultraveloci, cui spettano 6,31 miliardi, e via via alle Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione (1,95 miliardi), alle tecnologie satellitari ed economia spaziale (1,29 miliardi), agli Investimenti ad alto contenuto tecnologico (0,75 miliardi) e alla Riforma del sistema della proprietà industriale (0,03 miliardi).
Nella sua articolazione, la componente riconosce l’effetto positivo delle politiche di incentivazione fiscale già in essere e studiate “per colmare il gap di “digital intensity” del nostro sistema produttivo verso il resto d’Europa” e si propone di dare “nuovo impulso alla transizione digitale delle imprese e al tasso d’innovazione del tessuto industriale e imprenditoriale del Paese […]incentivando gli investimenti in tecnologie all’avanguardia così come in ricerca, sviluppo e innovazione”.
Il PNRR e il Piano Transizione 4.0
Nel documento inviato a Bruxelles si sottolinea come il piano Transizione 4.0 sia una evoluzione del precedente Piano Industria 4.0 e preveda misure di incentivazione fiscale finalizzati alla promozione della trasformazione digitale dei processi produttivi e l’investimento in beni immateriali nella fase di ripresa post-pandemica. La convinzione è che l’aumento di produttività e la maggiore efficienza conseguiti da queste imprese contribuiranno ad aumentare la competitività e la sostenibilità delle filiere produttive in cui queste sono integrate, con positive ricadute sull’occupazione.
Rispetto al piano primigenio del 2017, con Transizione 4.0 si allarga la platea dei potenziali beneficiari sostituendo l’iperammortamento con crediti fiscali di entità variabile, compensabili con altri debiti fiscali e contributivi.
I crediti vengono riconosciuti in relazione agli investimenti effettuati nel biennio 2021-2022, si estendono gli investimenti immateriali agevolabili e aumentano le percentuali di credito e dell’ammontare massimo di investimenti incentivati.
In particolare, si riconoscono tre tipologie di crediti di imposta alle imprese che investono in beni capitali (vale a dire beni materiali e immateriali direttamente connessi alla trasformazione digitale dei processi produttivi e i beni immateriali di natura diversa, ma strumentali all’attività dell’impresa), ricerca, sviluppo e innovazione e attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle relative competenze.
In particolare, per quanto riguarda la formazione nel Piano si precisa che “verrà elaborato e sperimentato un modello di riqualificazione manageriale, focalizzato sulle PMI” e che, nell’ottica dell’upskilling digitale come strumento di formazione continua per i lavoratori in cassa integrazione, verranno sperimentati programmi di training ad hoc, di cui usufruire appunto con flessibilità nei periodi di cassa integrazione.
Gli investimenti ad alto contenuto tecnologico
In questo caso parliamo di un fondo più esiguo (0,75 miliardi), ma complementare al precedente. È una linea di intervento che serve a sostenere gli investimenti in macchinari, impianti e attrezzature per produzioni di avanguardia tecnologica con una contribuzione pari al 40 percento dell’ammontare complessivo delle spese ammesse.
Il PNRR e le reti ultraveloci
Importanti gli interventi previsti sul fronte delle reti ultraveloci.
Il quadro di riferimento per il PNRR è il Digital Compass, ovvero la “bussola per il digitale” stabilita dall’Unione Europea, in base al quale entro il 2030 deve essere garantita una connettività a 1 Gbps per tutti e la piena copertura 5G delle aree popolate.
Con questa iniziativa, l’Italia intende accelerare i tempi, raggiungendo gli obiettivi nel 2026 e realizzando concretamente una Gigabit society, grazie anche un “percorso di semplificazione dei processi autorizzativi che riconosce le infrastrutture per la cablatura in fibra ottica e per la copertura 5G come strategiche, velocizzandone così la diffusione sul territorio”.
In questo caso, gli interventi non guardano solo al mondo delle imprese, ma toccano famiglie, scuole, sanità, servizi pubblici, aree grigie e nere, aree a fallimento di mercato.
Nondimeno è chiaro a tutti come dalla disponibilità di reti ad alta velocità e di connettività 5G dipenda l’abilitazione di molti servizi innovativi per il mondo manifatturiero.
Soprattutto, va sottolineato come questi interventi siano aggiuntivi rispetto alle concessioni già approvate nelle aree bianche (o con bandi 5G). Sono previsti interventi sulla domanda di connettività di famiglie e imprese, “monitorando attentamente il Piano Voucher in corso al fine di aggiornarlo e, se necessario, potenziarlo per massimizzare l’impatto del sussidio pubblico erogato”.
Le tecnologie satellitari
Gli investimenti in questo ambito sono la risposta al convincimento ormai consolidato del ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico delle tecnologie satellitari e spaziali. Si declinano secondo diverse linee d’azione: SatCom, Osservazione della Terra, Space Factory, Accesso allo Spazio, In-Orbit Economy, Downstream.
Il PNRR e le filiere produttive
L’ultimo punto della Componente 2 della Missione 1 del PNRR riguarda le politiche industriali di filiera e l’internazionalizzazione.
Una prima area di intervento è rappresentata dal rifinanziamento e dalla ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività.
Il focus è sulle piccole e medie imprese e l’obiettivo è quello di sostenerne l’internazionalizzazione e favorirne lo sviluppo della competitività, in termini di innovazione e sostenibilità, che hanno ricadute positive per un loro posizionamento sui mercati internazionali.
Sempre con un punto di attenzione specifico sulle piccole e medie imprese, nel PNRR si parla anche di sostegno alle filiere produttive, con finanziamenti per sostenere gli investimenti innovativi e i progetti di filiera, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno.
PNRR e proprietà intellettuale
Un ultimo punto, infine, riguarda la riforma della proprietà industriale, considerata un “elemento fondamentale per proteggere idee, attività lavorative e processi generati dall’innovazione e assicurare un vantaggio competitivo a coloro che li hanno generati”.
A tutela del sistema produttivo italiano e del Made In Italy dovrebbe essere definita, dopo una consultazione pubblica prevista quest’anno, una strategia pluriennale per la proprietà industriale:
Infine, il cronoprogramma prevede che entro la prima metà del prossimo anno 30.000 imprese beneficino del Piano Transizione 4.0 e che i decreti attuativi per le politiche industriali di filiera e per l’internazionalizzazione siano promulgati entro la seconda metà dell’anno in corso.