Una delle parole che più di altre ci resterà in mente quando l’emergenza Coronavirus si sarà allentata è “social distancing”. Conosciuto in italiano come distanziamento sociale, con questo concetto si intende di fatto quell’insieme di misure che punta a prevenire la diffusione di una malattia contagiosa, quale è il Covid-19, introducendo l’obbligo di distanza fisica tra le persone. Il social distancing è quel metro e mezzo di distanza da tenere quando si è in coda al supermercato o in farmacia, e che ha portato alla chiusura delle scuole, delle fabbriche, degli uffici, dei bar e dei ristoranti.
Mantenere il social distancing adesso è relativamente facile visto il diffuso lockdown. Ma come faremo quando entreremo nella fase 2, 3, 4 dell’emergenza, ovvero quando riprenderemo i contatti sociali? Saremo in grado di mantenere le distanze così come oggi ci è richiesto? Perché va detto che la necessità di distanziamento non svanirà di certo da un giorno all’altro.
Sensori di presenza e distanza per la sicurezza nei luoghi pubblici
In questo caso ci può venire in soccorso la tecnologia. Una tecnologia che già esiste e che trova nuove e in questo caso particolarmente utili declinazioni. Stiamo parlando di Internet of things e nello specifico dei sensori in grado di monitorare le presenze e misurare le distanze.
Alcuni supermercati svizzeri, nello specifico Migros, Aldi e Lidl stanno sperimentando sensori automatici di rilevamento presenze nei punti vendita, per contare il numero di persone nel momento in cui entrano, limitando l’ingresso a chiunque altro quando viene raggiunto il massimo consentito. I sensori automatici sono collocati all’ingresso e all’uscita del negozio. Ai nuovi clienti viene comunicato tramite un semaforo rosso o verde se possono entrare nel mercato o devono aspettare.
Inoltre, il sensore automatico funziona in modo anonimo, eliminando le preoccupazioni di alcuni clienti e gruppi di consumatori sul fatto che un’app dovrebbe essere scaricata e utilizzata per monitorare i clienti all’interno del negozio.
Un’altra idea arriva da Powersoft che ha sviluppato DEVA per inviare messaggi di supporto e sicurezza, segnalare aggregazioni di persone in aree pubbliche e private e misurare la temperatura corporea per regolare l’accesso alle strutture aziendali. Ne parliamo in questo articolo Social distancing: rilevatori di presenza e temperatura in città e nei luoghi di lavoro.
Sensori di prossimità e wearable per monitorare la distanza interpersonale sul posto di lavoro
Analoghe applicazioni si stanno pensando per i posti di lavoro, in questo caso per governare il distanziamento tra i dipendenti. Tra le tante ipotesi sul tavolo c’è quella di adottare sensori di prossimità, integrati nei dispositivi indossabili dai lavoratori, che segnalano la distanza che intercorre con i loro colleghi. I sensori, che interagiscono l’uno con l’altro inviando e ricevendo informazioni di prossimità, segnalano in tempo reale quando la distanza di sicurezza non è rispettata e lo fanno via led, vibrazione o suono.
Interessante è il fatto che non si tratterebbe solo di una applicazione reattiva: gli eventi segnalati possono essere registrati e raccolti in un repository e possono diventare informazioni di vitale importanza nella sfortunata eventualità in cui un dipendente risultasse affetto da Covid-19, per capire con chi è entrato in contatto e quando. Naturalmente tutto questo può essere realizzato previo consenso degli interessati e dietro garanzia di anonimizzazione del dato. Stiamo parlando di applicazioni già esistenti che sicuramente troveranno interessanti riscontri in un futuro molto prossimo.
Di seguito, proponiamo una serie di articoli in merito:
Sensori di prossimità intelligenti aiutano a rispettare le regole di distanziamento al lavoro
Imaging e face recognition per la sicurezza sui luoghi di lavoro
E-health e social distancing: da Partitalia due wearable per gestire Covid-19
Sicurezza in produzione: Smart Track sviluppa wearable e sensori per i connected worker
Da Vetrya un dispositivo indossabile per il tracciamento dei contatti in azienda
Con il lockdown, la telemedicina prende piede
Un’altra tra le tante cose che l’emergenza Coronavirus ci ha portato a ripensare, una sicuramente è rappresentata dalla relazione con i medici curanti, sia, per quanto riguarda la medicina di base, ma anche nei consulti specialistici. Sicuramente siamo stati abituati ad un contatto molto fisico, fatto di auscultazioni, rilevazione diretta dei parametri, a un concetto di cura nel quale il contatto è una componente imprescindibile.
Appare evidente che la pandemia Covid-19 stia accelerando il passaggio ad un nuovo modello di assistenza sanitaria a distanza che abbraccia i vantaggi delle tecnologie digitali e dei dati e che, analogamente a quanto accade nell’ambito lavorativo, è destinata ad avere conseguenze durature anche una volta superata la fase critica dell’emergenza.
Non stiamo parlando di una novità. La telemedicina è disciplina in costante sviluppo da anni e che sicuramente finora è rimasta frenata in un percorso di adozione diffusa sia per reticenze culturali, sia per la necessità superare ostacoli normativi legati, ad esempio, alla necessità di infrastrutture digitali in grado di garantire connessioni sicure tra medici e pazienti, per non parlare della riservatezza dei dati.
Oggi però, in piena fase di lockdown l’assistenza sanitaria a distanza rappresenta se non LA risposta, per lo meno una parte di essa, soprattutto in considerazione del fatto che gran parte delle tecnologie già esistono e sono ampiamente in uso. Gli scenari futuribili sono già stati disegnati: dai pre-screening via video, prima di inviare un paziente presso la struttura sanitaria, così da alleggerire le unità di pronto soccorso; all’impiego dei chatbot per sottoporre al paziente questionari di valutazione dello stato di salute; all’uso costante dei dispositivi indossabili, come i fitness tracker, per rilevare i parametri vitali come frequenza cardiaca, temperatura corporea o frequenza respiratoria.
Un interessante articolo riguarda le iniziative messe in campo da Microsoft che potete leggere qui Microsoft mette in campo Cloud e AI per ospedali e telemedicina.
Le iniziative in corso per curare da casa i pazienti affetti da Covid-19
Ma il dato positivo è che non stiamo parlando solo di cose che ci saranno, ma di iniziative che sono già in corso, anche nel nostro Paese, proprio per supportare il personale sanitario nella cura dei pazienti colpiti da Covid-19. Stiamo parlando di pazienti in remissione o sottoposti a cure domiciliari: la telemedicina consente di valutarne le effettive condizioni di salute, da un lato sgravando le strutture sanitarie congestionate, dall’altro garantendo un costante monitoraggio del paziente.
Due casi, tra i tanti che si stanno sviluppando in queste settimane. Un progetto sperimentale è stato avviato sul territorio pisano, sviluppato dalla Regione Toscana in collaborazione con l’Università di Pisa e l’Azienda sanitaria territoriale. (Potete leggere qui l’articolo in merito). Si tratta del sistema Tel.Te.C. (Telemonitoraggio territoriale delle cronicità). Il sistema è utilizzato da una decina di pazienti positivi al Coronavirus seguiti dal medico curante a distanza grazie all’uso di sensori biomedicali wireless. Questo strumento si sta dimostrando molto utile, proprio perché Covid-19 richiede un continuo monitoraggio della funzionalità respiratoria. Il sistema prevede l’utilizzo di dispositivi come saturimetri, termometri e sfigmomanometri che rilevano e trasmettono automaticamente i parametri vitali a distanza ed in tempo reale al medico curante.
A Lodi, invece, la telemedicina aiuta a liberare velocemente i posti letto nelle strutture ospedaliere così da poter dare priorità ai casi più gravi. (Potete consultare qui l’articolo) In questo caso, si parla di assistenza a distanza per i pazienti domiciliari che non essendo più nella fase acuta della malattia, potranno proseguire le cure in autonomia presso la propria abitazione. Questo è un progetto che ha visto collaborare l’Ospedale di Lodi, e la software house Zucchetti, che ha reso disponibile un software che monitora lo stato di salute del paziente, rilevando, per l’appunto i parametri significativi, grazie all’utilizzo di sensori e tecnologie IOT. Naturalmente, gli esempi di Pisa e Lodi non sono che i primi passi di qualcosa destinato a svilupparsi.
Un altro caso lo trovate qui Da Philips lo screening a distanza per assistere da casa i pazienti Covid-19
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