E’ innegabile che l’Internet of Things cominci ad avere impatti importanti nella nostra vita quotidiana.
Si tratta di una “rivoluzione” che già da un po’ ha portato aziende di tutti i tipi – non solo del comparto tecnologico o delle telecomunicazioni – a collegare le “cose” più disparate: smartphone, automobili e macchinari industriali, fra di loro e con Internet. Tutto ciò porta all’intercomunicazione e a un trasferimento dei dati M2M (Machine-to-Machine) più immediato.
D’altro canto si deve però fare i conti con il problema della sicurezza in termini di privacy dei dati, e governance.
Le problematiche di sicurezza
Secondo un recente studio di Forrester, le lacune nella sicurezza possono verificarsi in qualsiasi ambito dell’Internet of Things e si può dire che questo aspetto ne connota molto i progetti.
Ad esempio, guardando l’usuale percorso dei dati verso il provider, molti dei sistemi di smart metering implementati non mandano direttamente e immediatamente i propri dati a un gateway Internet.
I dati vengono spesso memorizzati in un hub locale – spesso un altro smart meter – dove risiedono finché vengono inoltrati al gateway.
Ma non è solo la sicurezza tout court il punto dolente. C’è anche il tema della privacy.
Si deve sempre tener conto che sebbene l’IoT raccolga pacchetti apparentemente insignificanti di dati, in un secondo tempo avviene una correlazione tra essi che arriva a identificare ed etichettare “noi” e le “cose” che ci stanno intorno spesso a nostra insaputa.
La stessa Commissione Europea ha dovuto ammettere che, vista la sua stringente normativa in termini di privacy, riesce con difficoltà a gestire il mondo dell’IoT. La tecnologia infatti fa passi da gigante e spesso la normativa non riesce a tenerne il passo.
Le evoluzioni
Secondo Forrester, quinid, L’Internet of Things evolverà secondo tre fasi principali.
1. Personificazione degli “oggetti inattivi”
Nelle fasi iniziali, l’identità sarà fornita per oggetti selezionati attraverso QR code, per esempio. In questo caso il valore per gli utenti arriverà dall’interazione di queste identità con altri sistemi intelligenti, come smartphone o servizi Web. Si pensi ad esempio a delle chiavi della macchina “intelligenti” che non devono essere prese dalla tasca per consentire alla vettura di partire.
2. Reti di sensori parzialmente autonome
In questa fase intermedia, le “cose” dell’IoT sviluppano la capacità di percepire l’ecosistema circostante, tra cui l’ambiente, la posizione e gli altri dispositivi. Si pensi ad esempio a un termostato residenziale, che può essere regolato tramite smartphone e un servizio Web con autenticazione, tenendo conto anche della posizione del proprietario dell’abitazione.
3. Dispositivi autonomi e indipendenti
In questa fase finale di maturità dell’Internet of Things, le tecnologie e la standardizzazione dovranno raggiungere un livello di maturità tale da non richiedere il supporto di altri dispositivi, come uno smartphone o i servizi Web. Le “cose” non solo dovranno essere capaci di “leggere” il contesto ma dovranno essere in grado di interagire autonomamente con le altre cose , sensori e servizi. Si pensi ad esempio ai distributori di medicinali in grado di consegnare i farmaci necessari in risposta al rilevamento delle condizioni del corpo umano.