RAI Pubblicità, l’azienda che gestisce in esclusiva tutti gli spazi pubblicitari del gruppo RAI su TV, radio, canali digitali e cinema, ha stretto un accordo con l’inglese PowaTechnologies per introdurre la soluzione di mobile commerce PowaTag su tutti i canali di comunicazione.
La soluzione, spiega un comunicato, sarà a disposizione di tutti i partner commerciali della concessionaria RAI, e consentirà ai consumatori di eseguire acquisti in tempo reale con lo smartphone interagendo con i messaggi pubblicitari su stampa, tv, radio, cinema e media digitali mediante l’utilizzo di QR code, audio Tag, beacon Bluetooth e social media
«La televisione – dichiara nel comunicato l’amministratore delegato di RAI Pubblicità Fabrizio Piscopo – è di gran lunga il mezzo più utilizzato per la pubblicità in Italia, ma le aziende non possono valutare gli effetti delle loro campagne. L’impiego di Powa Tag ci permetterà di rafforzare il rapporto con i nostri partner commerciali, che grazie al nuovo servizio potranno raccogliere in tempo reale dati su chi acquista i loro prodotti e su come, dove e quando vengono acquistati».
EconomyUp dedica un lungo articolo a Powa, spiegando la storia imprenditoriale del fondatore Dan Wagner, e la peculiare proposta dell’App, grazie alla quale Powa Technologies punta a diventare il nuovo “Google o Facebook del Regno Unito”. In soli otto anni Powa ha conquistato un posto nel cosiddetto “regno degli unicorni”, dove si trovano le startup da oltre un miliardo di dollari, con una valutazione di 2,7 miliardi di dollari, in seguito a due round di finanziamenti da 156 milioni di dollari in totale, da parte di Bright Station Ventures e Wellington Management. Nel 2015 Powa prevede un fatturato di 80 milioni di dollari.
La società ha tre linee di prodotto, PowaTag, PowaWeb e PowaPos, anche se è grazie al Tag che sta scalando le vette dello scenario tech internazionale. I consumatori si ritrovano costantemente sommersi da applicazioni per il pagamento tramite mobile. Non vogliono migliaia di applicazioni diverse da utilizzare solo in determinati punti vendita, ma chiedono una app universale da utilizzare in qualsiasi negozio”. PowaTag è scaricabile dai dispositivi iOs e Android e, previa registrazione con carta di credito, dà accesso a una sorta di negozio mobile che si attiva con i tag inseriti nei messaggi pubblicitari mediante varie tecnologie, come appunto QR code, audiotag, Java script, iBeacons, Near Field Communication (NFC). Diventa così possibile interagire con gli spot e acquistare in tempo reale, senza necessità di navigare tra siti internet e pagine web. La tecnologia include anche la possibilità di monitorare il ritorno d’investimento pubblicitario perché si hanno dati precisi su chi ha interagito con il messaggio (volantino, cartellone, spot tv), le fasce orarie e la geolocalizzazione.
Un’innovazione per il mondo della pubblicità e del retail che ha conquistato oltre mille aziende di successo internazionali, come L’Oréal, Carrefour, Comptoir des Cotonniers, OVS, GlaxoSmithKline, Kellogg’s, e Unilever. Dal quartier generale londinese, Powa si è spostata in altre 18 città del mondo, tra le quali New York, Città del Messico, Madrid, Parigi e Pechino, e da più di un anno è presente anche a Milano. In Italia, i primi partner a sperimentare questa esperienza di e-shopping interattivo sono stati Motivi, Best Western, Setefi, Love It, Real Italian Food (il nuovo brand lanciato da Copagri Expo in occasione di Expo Milano 2015), e ora appunto anche Rai Pubblicità.
Referenze che secondo Germano Marano, general manager di Powa Technologies in Italia, dimostrano che l’Italia è pronta per questo tipo di innovazione digitale. «Abbiamo già oltre 100 partnership e tanti settori merceologici hanno manifestato interesse: food, alberghiero, fashion, automobile, ma anche le onlus, si pensi a come sarebbe semplice effettuare la donazione durante le maratone televisive – ha spiegato Marano a EconomyUp -. Ci sono quelli più innovativi e quelli che hanno bisogno di più tempo, come ad esempio le compagnie aeree. Tutti, però, sanno di poter avere accesso a un target di consumatori molto ampio, non soltanto giovani, la cui unica discriminante è il possesso della carta di credito».