Oramai è chiaro: ancor più che legata a una questione di fiducia e sicurezza nei confronti delle piattaforme, la diffusione del Mobile Payment ha a che fare con una user experience efficace. In altre parole semplice e intuitiva, soprattutto nelle situazioni in cui la praticità e il risparmio di tempo diventano fonti di grande valore. Nel settore della ristorazione per esempio i momenti più critici per creare valore con un’App sono l’attesa al tavolo per le ordinazioni e la coda alla cassa quando, specialmente durante la pausa pranzo lavorativa, si va a mangiare fuori.
Uno studio di Buzztime (società specializzata in servizi di entertainment per bar e ristoranti) ha evidenziato che il 35% dei clienti che smettono di frequentare un locale lo ha fatto proprio per tempi spesso inconciliabili con le proprie esigenze, una ricerca condotta da Edelman Berland ha dimostrato che il settore della ristorazione, nel complesso, potrebbe incrementare il giro di clienti del 14,1% se venissero adottate in modo sistematico soluzioni di Mobile Payment: il 40% degli avventori dichiara che andrebbe a mangiare fuori più spesso se avesse a disposizione una app ad hoc.
Non è un dunque caso che le proposte più interessanti di Mobile Payment in ambito Retail siano proprio quelle dedicate al settore ristorazione, che soprattutto tra Londra e New York – ma, vedremo, con qualche eccezione – stanno prendendo piede sempre più rapidamente. Pur non essendo ancora attive in Italia, le più promettenti App per la ristorazione rappresentano comunque interessanti spunti e soluzioni, specialmente per le potenzialità di sviluppo in un mercato estremamente avanzato a livello gastronomico e nell’offerta di ristorazione come l’Italia. Ecco quelle selezionate dal Mobile Ecosystem Forum, l’ente che promuove la ricerca e il networking nell’ambito della mobile economy internazionale.
Cake. Disponibile in più di venti locali londinesi, questa App si è sviluppata grazie a un capitale di un milione di sterline raccolte tramite crowd funding. Permette ai clienti di pagare al tavolo selezionando le ordinazioni, dividendo il conto oppure saldando il totale.
Dash. La startup newyorchese che ha già conquistato 35 ristoranti tra la Grande mela, Atlanta, Chicago e Washington DC (più una cinquantina di università) consente a chi scarica la sua App di ricevere sullo smartphone, man mano che si ordina, un conto digitale attraverso il quale è possibile pagare anche dividendo la cifra tra i commensali.
Droplet. L’ideale per pagare in tutta semplicità fuori dalle grandi città: i locali aderenti sono geolocalizzati sul telefono e né agli utenti né agli esercenti è applicata alcuna commissione. Il modello di business? Basato sulla vendita di servizi extra, come per esempio programmi fedeltà e concorsi a premio.
Flypay. Grazie a un sostegno finanziario da sette milioni di sterline, questa startup è riuscita a raggiungere ben cento tra bar e ristoranti della capitale inglese, permettendo a chi frequenta le catene Wahaca, Cabana, Gourmet Burger Kitchen e Jamie’s Italian – solo per citare le più famose – di pagare il conto senza alzarsi da tavola.
MyCheck. Con un modello più business-to-business delle proposte precedenti, la società crea App personalizzate per strutture ricettive offrendo soluzioni compatibili con 27 differenti tipi di sistemi e interfacce POS e integrando negli strumenti di pagamento anche programmi di loyalty.
NoWait. Come suggerito dal nome, questa App permette ai clienti di un ristorante di mettersi in coda alla cassa rimanendo seduti. Una notifica su smartphone, eventualmente accompagnata da un messaggio promozionale, avverte quando è arrivato il proprio turno di andare a pagare. Sono circa cinque milioni ogni mese gli utenti che usano questo servizio, e la startup nel solo 2015 ha raccolto 10 milioni di sterline di investimenti.
Settle. Come molte altre proposte anglosassoni, anche Settle abilita il proximity payment direttamente al tavolo, a differenza delle altre, Settle è ucraina. Attiva a Kiev e a Mosca, sbarcherà presto in altri mercati dell’Europa orientale, mentre ha già aperto un ufficio a San Francisco.
TabbedOut. Sono più di 10mila i bar e ristoranti che negli Stati Uniti hanno adottato questa applicazione. La società che l’ha creata ha alle spalle investimenti per 23,5 milioni di dollari. La sua forza? Non ha bisogno di implementazioni hardware pur dialogando con il 70% dei POS utilizzati in Nord America.
Velocity. La crescita di questa società britannica è data dalla sua politica di acquisizioni: ha già incorporato l’americana Cover, la canadese Tab Payments e l’inglese Uncover, conquistandosi un vasto pubblico in più di 400 location in tutta Europa.
Zapper. Sfruttando la tecnologia QR code, questa App permette a chi la usa di pagare il conto (eventuale mancia inclusa) semplicemente scansionando il codice disponibile sullo scontrino. La soluzione è disponibile in Gran Bretagna, Irlanda, Australia, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Sudafrica, Svezia e Stati Uniti.
«L’innovazione digitale, in particolare Mobile, sta finalmente ‘investendo’ anche l’ambito della ristorazione – commenta Eleonora Lorenzini, ricercatrice specializzata in turismo degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano -. Per questo l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo nel 2016 dedicherà un approfondimento specifico a questo tema. Ci interessa in particolare capire quali soluzioni offrano un reale contributo al miglioramento dell’esperienza turistica durante il viaggio e quale sia il loro livello di adozione in Italia».