Un progetto di formazione professionale per offrire la possibilità a 30 giovani italiani di talento senza occupazione di iniziare a imparare a sviluppare Mobile App su piattaforma Android – settore in forte crescita anche nel nostro Paese – generando così competenze innovative e allineate alle richieste del mercato digitale. Così si può definire la “Samsung App Academy”, di cui al MIP Politecnico di Milano si è appena conclusa la prima edizione.
Ideato da Samsung in collaborazione con il MIP, la Business School del Politecnico di Milano, e con il DEIB, Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria dell’Ateneo milanese, il corso si è tenuto tra ottobre e gennaio, e ha visto la partecipazione di giovani di età compresa fra 23 e 35 anni, provenienti da ogni regione d’Italia, e di formazione molto varia – dall’economia all’ingegneria, dalle scienze matematiche alla comunicazione.
Gli studenti selezionati hanno realizzato in team nuove applicazioni nell’Aula Samsung, uno spazio multimediale attrezzato con le più avanzate tecnologie del colosso coreano, tra cui pc, smartphone, tablet e dispositivi wearable. Gli autori dei progetti giudicati più interessanti da Samsung e MIP saranno coinvolti in stage presso la stessa Samsung o i quattro suoi partner che hanno aderito al progetto: Vetrya, Chili, OverMob ed ETT. A questo proposito, la selezione per gli stage è ancora in corso, ma tra le App più interessanti sviluppate durante il corso si segnalano BeSmart, ColorBuster e Beerp.
BeSmart, di Daniele Adamo e Davide Gibin, è un “mercato virtuale” che fa incontrare consumatori e rivenditori di alimentari, per la vendita o l’acquisto di prodotti in scadenza, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari, tema molto attuale in vista di Expo Milano 2015, il cui focus è proprio “Nutrire il Pianeta”. ColorBuster, di Martina Regis e Andrea Roberto Botta, è un gioco di intrattenimento finalizzato a sviluppare la percezione e la conoscenza dei colori. Beerp, di Francesca De Santis e Tiziana La Licata, è un’App per appassionati di birra che permette, scattando una foto all’etichetta di una lattina o di una bottiglia, di scoprire sul proprio dispositivo mobile prezzi, voti, recensioni e suggerimenti personalizzati sui migliori abbinamenti gastronomici.
«Siamo molto soddisfatti dell’entusiasmo con cui i ragazzi hanno affrontato questo corso, e del valore delle App realizzate, che dimostrano l’approccio concreto e l’efficacia di questa iniziativa, ideata per permettere agli studenti di acquisire competenze di base in un mercato in crescita», ha dichiarato Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
«L’obiettivo del corso era di contribuire a colmare un gap tra domanda e offerta sul mercato del lavoro: riceviamo continuamente richieste di figure che sappiano sviluppare da parte delle aziende. I software sono importanti nel futuro dell’economia, in qualsiasi ambito, non per niente si parla di “application economy” – sottolinea Filippo Renga della School of Management del Politecnico di Milano, direttore del corso -. Quindi abbiamo sviluppato un percorso inedito, rivolto a persone che non avevano competenze di sviluppo, e basato non solo su elementi di programmazione ma anche su esperienze reali di chi con le Mobile App ha creato una propria professionalità o fondato aziende, e sui concetti della competizione e del lavoro in team».
Quanto a Samsung, Mario Levratto, Strategic Planning and External Relations Director di Samsung Electronics Italia, ci ha spiegato che questo progetto è nato nel solco dei capisaldi di “corporate citizenship” del colosso coreano: «In tutto il mondo promuoviamo attività che fanno leva sui nostri asset fondamentali – innovazione, tecnologia, soluzioni -, ma molto specifiche sulle esigenze del mercato di riferimento, in questo caso l’esigenza in Italia di nuove competenze legate alla “Application Economy”. In effetti abbiamo riscontrato moltissimo interesse, ricevendo oltre 200 candidature in dieci giorni. È un’iniziativa ideata in Italia in collaborazione con il Politecnico di Milano, un modello che ci auguriamo sia preso presto come esempio e replicato all’estero».
L’obiettivo, continua Levratto, era di fornire supporto, risorse e tecnologie integrandoli con il metodo didattico del MIP, ma anche di proseguire il percorso dopo il corso: «Noi come Samsung offriremo a due degli autori dei progetti più interessanti, selezionati insieme al MIP, uno stage presso il nostro reparto Product and Solutions, formato da una cinquantina di ingegneri, che si occupa di sviluppare applicazioni, far dialogare i nostri diversi tipi di device, e intercettare tutti i trend innovativi più interessanti. Ma sia il MIP sia i quattro partner che abbiamo coinvolto hanno attivato la loro rete per consentire ad altri partecipanti di fare stage». Questo impegno nel dare continuità nel tempo, sottolinea Levratto, è uno dei punti cardine delle iniziative di “corporate citizenship” di Samsung. «Stiamo anche valutando con il MIP un altro corso da tenersi entro la fine del semestre, sempre in linea con gli ultimi sviluppi tecnologici, per esempio di tecnologia indossabile e Internet delle Cose».