Gli smartwatch, Apple Watch in testa, spingeranno i pagamenti Nfc in nuove direzioni. Sono alle porte mesi in cui questi servizi avranno occasioni importanti per diffondersi tra il grande pubblico.
L’Apple Watch arriva il 24 aprile in nove Paesi, di cui tre europei – Germania, Francia, UK – mentre in Italia per ora Apple parla genericamente di “disponibilità nel 2015”. E «conferma che Apple finalmente crede alle potenzialità dell’Nfc e dei pagamenti mobili. L’Apple Watch infatti abilita a questi servizi anche gli iPhone 5», spiega Valeria Portale, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano.
È noto che l’iPhone 6 (con il suo fratello maggiore 6 Plus) è il primo cellulare Apple ad avere Nfc e a funzionare con pagamenti mobili; in effetti, solo con Apple Pay, secondo le classiche logiche da ecosistema chiuso amate da questa azienda. Quindi finora chi ha un iPhone di generazione precedente non ha potuto finora fare pagamenti di prossimità, e nemmeno usare le altre funzioni connesse, come l’archivio di abbonamenti, badge, carte fedeltà.
Adesso però gli utenti iPhone 5 e 5s possono superare questo limite abbinando il loro smartphone all’Apple Watch. «A questo vantaggio si somma la comodità intrinseca dell’Apple Watch per pagare, senza bisogno di estrarre il cellulare dalla tasca – dice Portale -. L’orologio permette di usare Apple Pay anche se l’iPhone è lontano o spento».
Certo è prematuro ipotizzare che i pagamenti mobili avranno un grande beneficio dagli smartwatch e dall’Apple Watch in particolare. Molto dipende dal successo di questi gadget, ancora costosi e afflitti da problemi come la scarsa durata delle batterie e un parco di applicazioni ancora molto ristretto. Va detto inoltre che «gli smartwatch, per i pagamenti, avranno senso solo se abbinati a uno smartphone. È infatti sullo schermo di quest’ultimo – e non sul piccolo display dell’orologio – che potremo tenere d’occhio lo storico delle nostre transazioni e avere altre informazioni utili. Sono aspetti non secondari, ma corrispondono a un valore aggiunto importante che i pagamenti mobili offrono all’utente rispetto a quelli via carta di credito fisica», continua Portale.
Resta il fatto che gli smartwatch sono la prima categoria di gadget a nascere già abilitata ai pagamenti Nfc. Se non altro, hanno il valore simbolico di un mondo che cambia anche in questa direzione. Il successo di massa, se verrà, dipenderà da tanti fattori, ma certo è un buon segnale che anche i marchi del fashion stanno dimostrando di crederci. Secondo annunci dell’ultimo mese, Swatch, Gucci e Bulgari lavorano al lancio, quest’anno, di smartwatch dotati di Nfc.
Nel contempo, Apple Pay continua a diffondersi con le proprie forze, negli USA. Ad aprile si sono aggiunte altre trenta banche al servizio (ora sono 180); aumenta anche il numero di catene di negozi compatibili (ora una decina). I negozi devono sostituire i propri vecchi POS a banda magnetica per supportare Nfc e lo stanno facendo proprio per abbracciare Apple Pay. Un problema che non si pone in Europa, dove la banda magnetica è già surclassata dai sistemi con chip.
Anche per questo motivo, «l’arrivo di Apple Pay sarà dirompente in Europa Occidentale. E gli operatori mobili accelerino con i propri servizi o perderanno tutta la torta», avvisa Siyun Zeng, analista dell’osservatorio IHS. Sappiamo che negli USA già si sfidano Google, Apple, Paypal e, da poco, Samsung Pay (ma anche Microsoft prepara la propria piattaforma, secondo voci dei giorni scorsi).
«L’Europa sarà il nuovo terreno di combattimento tra i big», dice Zeng. È un campo ora molto frammentato, con ben 36 mobile wallet lanciati da altrettanti operatori, in 15 Paesi. Servizi che stanno facendo fatica a attecchire: gli operatori non hanno insomma ancora messo in sicurezza il mercato e sono del tutto esposti all’arrivo dei big d’oltre oceano (Google e Apple in testa), quest’anno.
Apple è la “minaccia” più forte, anche in Italia: si può facilmente appurare che i wallet di TIM, Vodafone e Poste Mobile non supportano gli iPhone. E non per scelta degli operatori. «Apple nega l’autorizzazione a una nostra app», spiegano al nostro sito da Telecom Italia. Quando anche da noi arriverà l’Apple Watch, l’arsenale sarà completo.