Sicurezza e Industry 4.0: le soluzioni Fujitsu tra wearable, biometria, IoT e Big Data

Non solo sensori: la sfida della biometria non è semplicemente sostituire la tradizionale autenticazione con nome utente e password, ma abilitare nuovi servizi nel segno della user experience, della sicurezza e della safety. Fujitsu propone una logica di piattaforma con soluzioni indossabili, piattaforme di analisi dei dati e modelli di servizio per servire tutte le tipologie di imprese

Pubblicato il 17 Giu 2020

biometria

In questi anni, abbiamo assistito alla sempre più frequente integrazione delle tecnologie biometriche nei nostri dispositivi personali: l’impronta digitale come strumento di autenticazione è utilizzata da almeno un decennio, a partire dai personal computer per arrivare agli smartphone, mentre sono di più recente introduzione tecnologie di riconoscimento facciale,  la scansione dell’iride,  il riconoscimento della morfologia vascolare del dito, dell’occhio o dell’intero palmo della mano (Palm Vein Authentication).
Ma sono molti gli ambiti nei quali le tecnologie biometriche trovano oggi applicazione: in ambito bancario, ad esempio, per identificare chi sta autorizzando una transazione; nel settore dell’ospitalità, vi sono campus universitari che hanno deciso di utilizzare l’impronta biometrica per autorizzare l’accesso degli studenti alle proprie stanze, riducendo così rischi ed oneri connessi alle continue sostituzioni delle chiavi a causa di smarrimenti o furti; nel settore automotive, le auto che si aprono o si avviano senza bisogno di chiavi, ma grazie all’impronta del conducente non sono una novità, mentre sempre i sensori biometrici stanno incontrando un crescente utilizzo sia sul fronte della safety, ad esempio identificando per tempo i segni di stanchezza da parte del guidatore, sia sul fronte dello sviluppo delle auto a guida autonoma; ancora sicurezza e antintrusione sono le leve che portano all’adozione di sensori biometrici in ambito domestico, senza dimenticare, naturalmente, il mondo sanitario, che fa ampio uso di dati biometrici per personalizzare la cura dei pazienti, o ancora l’ambito del manufacturing e dei progetti Industria 4.0, per autorizzare l’operatore a bordo macchina.

Il punto sembra chiaro: in questi anni le tecnologie biometriche hanno fatto tanti e tali progressi da trovare spazio in un numero crescente di piattaforme e dispositivi nei più diversi ambiti applicativi.

Secondo Grand View Research, il mercato globale delle tecnologie biometriche è destinato a sfiorare i 60 miliardi di dollari entro il 2025, proprio grazie alla crescita della domanda da parte del mondo pubblico, privato e da quello delle imprese, con l’obiettivo di aggiungere nuovi livelli di sicurezza sia nel mondo delle transazioni, sia in quello delle operation, sia ancora nel mondo consumer per migliorare la user experience.
Sempre secondo il report, negli ultimi anni le tecnologie cosiddette non-AFIS (Automated Fingerprint Identification System) sono quelle che hanno conosciuto tassi di crescita particolarmente interessanti, anche se il riconoscimento dell’impronta digitale continua nel suo percorso di diffuso utilizzo in molteplici applicazioni.
Dal riconoscimento dell’impronta digitale siamo arrivati al riconoscimento facciale, dal riconoscimento vocale siamo approdati all’autenticazione comportamentale.
In questo approfondimento cerchiamo di toccare le principali tecnologie e i loro ambiti d’uso.

Che cos’è la biometria

Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani, la biometria è la “disciplina che studia le grandezze biofisiche allo scopo di identificarne i meccanismi di funzionamento, di misurarne il valore e di indurre un comportamento desiderato in specifici sistemi tecnologici”.

Oltre che nelle scienze biologiche, la biometria trova applicazioni nel campo della sicurezza: molti sistemi di autenticazione per l’accesso a determinati sistemi sono infatti basati su caratteristiche biometriche degli individui quali le impronte digitali o le caratteristiche morfologiche della retina o dell’iride.

Quali sono le tecnologie biometriche e i loro ambiti applicativi

Ma quali sono le tecnologie biometriche più diffuse?
Si parte naturalmente con il riconoscimento dell’impronta digitale: è il metodo più “vecchio”, anagraficamente parlando, e sicuramente il più diffuso. Funziona identificando le caratteristiche chiave dell’impronta, che il sensore traduce in codici unici per ciascun utente.
La scansione dell’iride è invece il metodo attualmente riconosciuto come il più affidabile per la verifica dell’identità di un utente: anche in questo caso, l’acquisizione della rappresentazione dettagliata della porzione colorata dell’occhio dà come esito un codice univoco per ciascun utente. Per altro, diversamente dal passato, il sistema non richiede più l’adozione di hardware specializzato, semplificandone una adozione più diffusa.
Il riconoscimento vocale trova sua applicazione in tutte quelle situazioni nelle quali serve una autenticazione da remoto. I sensori “leggono” le impronte vocali e i ritmi, anch’essi unici per ciascun individuo e dunque impossibili da contraffare. L’autenticazione vocale è comunque utilizzata spesso in abbinamento con altri sistemi.

Fujitsu, ad esempio, ha recentemente integrato nel suo Social Command Center nuove funzionalità di intelligenza artificiale. Si tratta, nello specifico, di un assistente virtuale che comprende le richieste vocali ed è in grado di agire di conseguenza, attivando ad esempio i servizi di prenotazioni di voli oppure di hotel, quelli di compilazione dei timesheet, o ancora di seguire la gestione di alcune richieste utilizzando efficacemente il linguaggio naturale.
Gli assistenti virtuali sono disponibili in 14 lingue e sono strumenti utilizzabili anche in tutti quei casi in cui è necessaria una autenticazione a più fattori, uno dei quali biometrico.

Il riconoscimento facciale, invece, trova ampio utilizzo non solo come strumento di sblocco per i dispositivi mobili, ma anche presso gli sportelli automatici bancari, gli ATM, per identificare gli utenti. Il volto umano presenta oltre 80 punti caratteristici che possono essere letti dai sensori per procedere con l’autenticazione dell’utente. È un sistema considerato meno efficace di altri, poiché può essere influenzato da fattori esterni come la luce, l’orientamento del volto o altri elementi.
Il riconoscimento della mano è un metodo sviluppato ormai da una ventina di anni e si basa sulla misurazione delle caratteristiche fisiche della mano e delle dita, quali lunghezza, larghezza, spessore e superficie.
Infine, il riconoscimento venoso. Come l’impronta digitale, anche il modello delle vene è unico per ciascun individuo, per questo il metodo viene considerato altamente sicuro. La rilevazione può avvenire sul palmo, sul dito o sull’occhio.
Si tratta di una tecnologia biometrica particolarmente innovativa che misura le parti del sistema circolatorio, unico, esattamente come uniche sono le impronte digitali, per ciascun soggetto. Si utilizzano strumenti di scansione ottica per catturare le immagini delle vene nel palmo, nel dito o nel bulbo oculare.
Oltre che innovativa, la biometria vascolare viene considerata altamente sicura anche rispetto ad altre tecnologie biometriche e non è soggetta a rischi di alterazione, dal momento che è necessario che è richiesta la scansione del sangue circolante.

In questo ambito, Fujitsu ha sviluppato PalmSecure, un sistema di autenticazione basato per l’appunto sulla biometria vascolare.
Si tratta di un dispositivo contactless che acquisisce il tracciato venoso del palmo di una persona mediante raggi NIR (Near-InfraRed). Il raggio viene assorbito dall’emoglobina disossidata presente nel sangue, delineando una mappa unica delle vene, un modello venoso che viene quindi verificato rispetto a un modello pre-registrato per autenticare l’individuo.

Al momento, dunque, la biometria è riconosciuta come la migliore protezione dell’identità: la biometria rientra infatti nella terza categoria di modalità con le quali si certifica l’identità di un soggetto: qualcosa che hai, qualcosa che sai, qualcosa che sei.
I dati biometrici non possono essere contraffatti né duplicati e se integrati con i dati comportamentali aggiungono ulteriori livelli di sicurezza, impedendo, ad esempio, l’utilizzo di impronte o registrazioni illecitamente sottratte, mentre, in termini di user experience, aggiungono nuovi aspetti di usabilità e di semplicità.

Dall’autenticazione alla sicurezza

Le tecnologie biometriche, unite alla sensoristica e ai dispositivi indossabili, rappresentano strumenti importanti nell’ambito di iniziative volte a migliorare le performance e la sicurezza fisica dei lavoratori.
Basti pensare, per fare un esempio concreto, ai badge utilizzati all’interno degli spazi aziendali, che non solo integrano funzionalità di identificazione, ma che abilitano anche servizi aziendali, come l’utilizzo delle stampanti o l’apertura delle porte. I badge possono integrare anche funzioni di localizzazione, particolarmente utili in situazioni di emergenza, per assicurare che, in caso di evacuazione, tutti i dipendenti abbiano lasciato l’edificio.
Altri dispositivi sono in grado di raccogliere dati biometrici, come battito cardiaco, pressione, sudorazione, livelli di ossigenazione del sangue, non solo con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute di chi li indossa, ma in ambiente lavorativo, per tenere sotto controllo i lavoratori che operano in condizioni rischiose o potenzialmente insalubri.

Tanti dispositivi per altrettanti servizi

Vediamo più in dettaglio di quali dispositivi stiamo parlando e quali sono i servizi abilitabili.

Badge

Dei badge per la localizzazione dei lavoratori sul field abbiamo già fatto cenno.
In questo caso si tratta di una combinazione di sensori, GPS, Beacon o una loro integrazione che consentono di monitorare l’esatta posizione del lavoratore su un impianto, così da garantire risposte efficaci in caso di problemi, sia richiedendo all’operatore una risposta di conferma, sia attivando le procedure di intervento in modo automatico, sulla base degli algoritmi fissati dai responsabili di sicurezza.
La disponibilità di strumenti di facile utilizzo da parte dell’operatore in campo, come può essere un badge, è un vantaggio non da poco per figure professionali come gli RSPP i responsabili del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, che possono contare su un sistema che garantisce il rispetto dei livelli di sicurezza stabiliti nel rispetto delle normative vigenti e delle policy aziendali.

Nell’ambito della sua proposta Ubiquitousware, elemento portante della sua strategia Human Centric Innovation nell’area IoT, Fujitsu ha sviluppato una soluzione di Location Monitoring che consente di sapere con certezza dove si trovano persone oppure asset, monitorando senza problemi e senza soluzione di continuità sia ambienti indoor sia outdoor.
Questa soluzione aiuta i responsabili delle operation e della sicurezza, ad avere sempre cognizione di quando un lavoratore entra in un’area ad accesso controllato, oppure dove si trovino apparati o attrezzature utilizzati in modalità condivisa da più addetti.
Non si tratta di sola localizzazione. Il sistema è in grado di raccogliere i dati delle rilevazioni effettuate, restituendo insight utili per migliorare e ottimizzare situazioni potenzialmente critiche all’interno degli ambienti di lavoro. Grazie ai dati raccolti, inoltre, è possibile elaborare degli schemi comportamentali, utili, di nuovo, sia per analisi sull’efficienza operativa, sia sui possibili rischi.
Il vantaggio di questa soluzione è che consente il tracciamento di persone e di oggetti con un equipaggiamento minimo, grazie all’utilizzo di tecnologie localizzazione basate sugli algoritmi PDR, il tutto con massima precisione e bassa latenza.
Dove non servono soluzioni di localizzazione real time (RTLS), la soluzione utilizza i beacon, con ulteriori vantaggi in termini di costi.
Se vi si abbina la funzione di geofencing, è possibile sapere con certezza quando un oggetto o una persona si muovono al di fuori dell’area prestabilita.
In caso di caduta, il badge di localizzazione è in grado di rilevarla distinguendo tra caduta da impalcatura e caduta da fermo e mandare una segnalazione d’allarme, mentre l’operatore può utilizzare un bottone di richiesta di aiuto, inviando direttamente un alert al suo supervisore, in caso voglia segnalarlo in autonomia ed in  base a sue sensazioni o considerazioni personali. In caso di assenza di alert e di posizionamento anomalo prolungato, il sistema attiva le procedure di intervento.
L’immagine in calce rappresenta già un caso d’uso. L’addetto alla sorveglianza di un magazzino di prodotti chimici effettua il giro di ricognizione all’esterno dello stabilimento: la sua posizione è rilevata sia all’esterno sia quando si trasferisce all’interno del magazzino, senza soluzione di continuità.
In caso di incidente – in questo caso l’addetto scivola su una macchia d’olio – il sistema è in grado di rilevare la caduta, inviando tutti gli alert necessari per attivare le procedure di intervento e soccorso.

Visori

I visori stanno assumendo, nell’ambito dei progetti legati a Industria 4.0, una importanza crescente, poiché abilitano nuovi scenari sia nell’ambito della formazione, sia nell’ambito dell’assistenza tecnica sugli impianti.
I sensori sono l’elemento chiave della soluzione Worker Efficiency sviluppata da Fujitsu nel quadro della sua offerta Ubiquitousware.
Il nome della soluzione ne descrive chiaramente finalità e obiettivi: migliorare l’efficienza dei lavoratori colmando il gap di competenze attraverso l’utilizzo di applicazioni di realtà aumentata abilitate dall’utilizzo di appositi visori, il tutto, naturalmente, con un controllo centrale.
In particolare, l’obiettivo è dare agli operatori un flusso di processo (Process Flow) da seguire per effettuare in modo efficace gli interventi di manutenzione e riparazione degli apparati, mentre lo strato di realtà aumentata (AR Overlay) consente di ampliare la visione sul singolo pezzo, corredandola di informazioni quali manuali di installazione e dati storici sugli interventi di manutenzione. Entrambi gli elementi – flusso e AR overlay – possono essere aggiornati in tempo reale, grazie a un controllo centralizzato e remoto.
Di fatto il visore diventa lo strumento di comunicazione tra gli operatori sul campo e i loro supervisori, consentendo di muoversi a mani libere mentre il flusso dei comandi e informazioni avviene in modalità vocale.
Anche in questo caso, l’immagine in calce descrive un caso d’uso.
Nel corso di una normale procedura su un sito operativo viene individuato un componente danneggiato. L’utilizzo del visore per la realtà aumentata consente all’operatore di essere guidato lungo tutto il processo di intervento, con informazioni che riguardano sia il pezzo da riparare sia le procedure da eseguire.
In caso di difficoltà, l’operatore può chiamare il suo supervisore o il centro di supporto per ricevere assistenza in modalità remota.
Tutti i dati raccolti contribuiscono a costruire uno storico, utile sia per interventi futuri, sia per elaborare nuovi scenari e casi d’uso.

Bracciali

Sono sicuramente i dispositivi indossabili più utilizzati, per il controllo della propria attività fisica o sportiva.
In ambito industriale trovano nuove applicazioni in particolare per la gestione della sicurezza e dell’incolumità del lavoratore.
Non a caso, la soluzione Fujitsu, sviluppata nell’ambito della proposta Ubiquitousware, si chiama Worker Safety e prevede l’utilizzo di algoritmi specifici in abbinamento con un dispositivo indossabile chiamato Vital Band.
Il dispositivo indossabile si connette alla piattaforma IoT e integra algoritmi proprietari di Fujitsu che aiutano a identificare i livelli di rischio, misurando e predicendo con la massima accuratezza possibile le situazioni di pericolo e i possibili incidenti .

È una soluzione che risponde a tre esigenze di base: prevedere un problema prima che si verifichi, effettuare accurate misurazioni per evitare i falsi allarmi, rispondere tempestivamente utilizzando tutte le informazioni puntuali ed i dettagli reperibili  sul luogo dell’eventuale incidente.
Il sistema utilizza connessioni GPS in outdoor, mentre indoor, o laddove sia necessario un maggior livello di accuratezza, si utilizzano localizzatori BLE (Bluetooth Low Energy), che consentono un monitoraggio in tempo reale, accurato e a bassa latenza.
Il dispositivo indossabile misura tutti i parametri ambientali e fisici che possono essere causa di stress per il lavoratore, dal calore all’umidità alla pressione, mentre i sensori di accelerazione e barometrici sono utili per determinare una eventuale caduta.

Lo schema qui in calce riporta il caso d’uso di un operatore che lavora in un ambiente sopraelevato. Il dispositivo indossabile misura tutti i parametri vitali, così da identificare per tempo i segnali di stress.
In caso vengano rilevati segnali di stress, il sistema automaticamente attiva le necessarie risposte o indica le necessarie procedure per consentire un rapido recupero della situazione, evitando possibili incidenti prima che si verifichino.

Altri dispositivi indossabili

Esistono altre tipologie di dispositivi indossabili, utili per abilitare servizi specifici nell’ambito del monitoraggio e della sicurezza.

Nell’ambito della sua proposta Ubiquitousware, Fujitsu ha sviluppato ad esempio Driver Safety, utile per identificare gli stati di malessere o di sonnolenza di un guidatore, particolarmente utile nell’ambito della gestione di automezzi pesanti e di flotte aziendali.
Il dispositivo indossabile, in questo caso, è una fascia che il guidatore indossa intorno al collo. La fascia è corredata di sensori che misurano i bioritmi, così da identificare cali di attenzione o altre situazioni di stress che possono mettere in pericolo l’incolumità del guidatore e di terze persone.
Anche in questo caso, sono stati utilizzati gli algoritmi proprietari sviluppati dai laboratori Fujitsu che raccolgono i dati attraverso una piccola clip posizionata sul lobo auricolare del guidatore. Il sistema è in grado di apprendere in modo autonomo, dunque è in grado di regolarsi sui bioritmi specifici di ciascun utente, imparando con il tempo  a definire i livelli di soglia adatti al singolo guidatore.

Di nuovo, il sistema Driver Safety non è pensato semplicemente per rispondere al singolo caso d’uso o a evitare il singolo incidente: la raccolta e storicizzazione dei dati consente al fleet manager di avere ulteriori informazioni per comprendere quali ottimizzazioni portare sui percorsi e sui compiti assegnati a ciascun dipendente.

Nell’immagine in calce un caso d’uso. Il sensore identifica un calo di attenzione nel guidatore, che viene invitato a fare una pausa, informando nel contempo il sistema centrale dell’evento in corso. Una volta recuperato lo stato ottimale, il guidatore riprende la guida, mentre vengono registrati  tutti i dati relativi alla pausa e ai nuovi parametri vitali.

Biometria e IoT: la scommessa di Fujitsu

Come abbiamo già accennato, la biometria trova da tempo molteplici declinazioni in ambito IoT.
Tra queste, tutte quelle applicazioni nelle quali è necessario identificare l’utente e confermarne l’identità.
Si parte dalla smart security, con applicazioni in ambito smart home e smart office, o ancora nei sistemi per edifici intelligenti, per poi passare al mondo sanitario e all’automotive.
Tanto più l’IoT evolve e si diffonde, tanto più si diffonde l’utilizzo della biometria con scopi identificativi: aiuta a verificare la reale identità dell’utente di una applicazione in modo più sicuro ed efficiente.

La biometria nel mondo sanitario

In ambito sanitario, gli indicatori biometrici sono i tratti unici di un individuo e possono essere ricondotti a due categorie principali: gli identificatori fisici e quelli comportamentali.
Nel novero degli indicatori fisici troviamo naturalmente viso, impronte, iride, retina, DNA, mentre il ritmo di digitazione, il timbro di voce o l’andatura di una persona fanno parte degli indicatori di tipo comportamentale.
Entrambe le tipologie di indicatori possono essere usate negli ospedali, sostituendo tecniche manuali più onerose e meno sicure.
Ad esempio, in un centro di pronto soccorso, quando i pazienti arrivano in stato di incoscienza e non è possibile accertarne la reale identità, i dati biometrici possono essere d’aiuto nel raggiungere una maggiore accuratezza nell’identificazione del paziente, mantenendo gli stessi dati come identificatori univoci anche nelle fasi successive di controllo e nel prosieguo della terapia.
In un ospedale, invece, ci sono aree nelle quali solo il personale autorizzato può avere accesso: anche in questo caso la biometria utilizzata per accedere a pc, server e anche a dispositivi medico sanitari può salvaguardare la privacy del paziente, prevenire le frodi e mantenere la compliance con i regolamenti nazionali.

Un criterio di ottimizzazione e di sicurezza guida l’adozione di sistemi di riconoscimento biometrici nei centri trasfusionali: non si tratta semplicemente di velocizzare i tempi di raccolta e registrazione delle informazioni su donatore e ricevente, ma di garantire l’assoluta sicurezza dell’identità. Siamo in un ambito nel quale il minimo errore può rappresentare una seria minaccia alla salute dei pazienti: ecco allora che l’identificazione e l’autenticazione di un donatore attraverso i dati biometrici diventa garanzia dell’impossibilità di falsare il dato, rendendo più efficace l’intero sistema.
Un ulteriore ambito applicativo al quale si sta lavorando è quello che vede la biometria utilizzata per localizzare i pazienti, ad esempio nel caso di una persona anziana disorientata, e guidarli verso . Similmente, i sensori biometrici e di localizzazione possono essere utilizzati efficacemente in ospedali, case di cura in cui i pazienti godono di ampia possibilità di movimento per individuarne la posizione , accelerare l’intervento in caso di necessità.

In questo ambito, Fujitsu ha in corso una interessante sperimentazione presso una casa di cura olandese, la Sint Maartenskliniek in Nijmegen, che utilizza le tecnologie biometriche e indossabili di Fujitsu per la gestione del percorso di riabilitazione motoria di 50 pazienti.

I soggetti che partecipano al programma indossano sensori che registrano movimenti, equilibrio e altri parametri vitali: tutti i dati vengono inviati in cloud così che i medici possano seguire anche da remoto i progressi di ciascuno.

Sempre in Olanda, un secondo progetto, in corso presso l’ospedale di Slingeland, utilizza biometria e dispositivi indossabili per il monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti, con l’obiettivo di migliorare la qualità della cura e abilitare sistemi di alert in caso di peggioramento delle condizioni di salute.

L’ambito sanitario è considerato uno dei più interessanti per le applicazioni biometriche, tanto che secondo la società di ricerca Research N Reports è destinato a superare un valore complessivo di 2 miliardi di dollari entro il 2021, con tassi di crescita superiori al 20 per cento anno su anno. Tra i player di riferimento in questo ambito c’è anche Fujitsu, che da oltre 10 anni ha portato la sua tecnologia PalmSecure per la individuazione del dato biometrico del palmo della mano come strumento di sicurezza per l’accesso alle informazioni e ai dati clinici dei pazienti.

La biometria in ambito automotive

Anche nell’automotive l’utilizzo dei sensori biometrici non rappresenta una novità. L’apertura delle portiere e la messa in moto senza chiavi sono una realtà e non solo nei modelli di alta gamma.
In questo ambito siamo di fronte a una evoluzione in pieno svolgimento.
Così lo scorso mese di maggio Ford Motors ha annunciato l’intenzione di integrare sensori biometrici nei veicoli, non solo per abilitare funzioni quali accesso o messa in moto “keyless”; ma anche e soprattutto per aggiungere nuovi livelli di sicurezza alla guida. Utilizzando gli stessi sensori del mondo medicale, infatti, è possibile monitorare le condizioni del guidatore, prevenendo il classico colpo di sonno.
Non solo. Gli stessi sensori utilizzati in ambito domestico per la rilevazione della qualità dell’aria possono essere installati all’interno dei veicoli per identificare la presenza di un bambino o di un cane nell’auto chiusa e dunque inviare segnali d’allarme prima che la situazione diventi effettivamente pericolosa.
Sulle stesse tecnologie sta lavorando anche General Motors, con l’obiettivo di evitare la morte accidentale di bambini o animali dimenticati in auto nelle giornate più calde.

Ma c’è una ulteriore evoluzione, che guarda al cambiamento delle abitudini dei consumatori.
Secondo uno studio commissionato da entro i prossimi dodici anni il mercato del car sharing è destinato a crescere in modo sempre più significativo, tanto da portare a una ridefinizione dell’auto da bene da possedere a mezzo da utilizzare.
Se oggi, sostiene Fujitsu, le auto dei servizi di car sharing rappresentano il 5 per cento dei veicoli in circolazione, entro il 2030 rappresenteranno oltre il 50 per cento dei mezzi su strada. È sulla scorta di queste considerazioni che già oggi le grandi aziende automobilistiche stanno collaborando con i fornitori IT, come Fujitsu, per lo sviluppo di tutto quanto attiene alla Mobility as a Service. Così, oltre all’apertura del veicolo senza necessità di chiave, i sensori possono servire per personalizzare il settaggio dell’auto secondo le preferenze o lo stile di guida dell’utente, possono servire per autorizzare pagamenti ed effettuare transazioni, sempre basandosi sull’identificazione univoca e non alterabile del guidatore.
Sempre secondo Fujitsu, di nuovo i sensori biometrici possono abilitare una serie di servizi, erogati via cloud, che rendono personale l’esperienza di guida: il riconoscimento dell’impronta può servire per accedere a servizi di streaming video o musicali, personalizzando dunque l’in-car entertainment, ma soprattutto possono abilitare o disabilitare le funzionalità di guida autonoma o semiautonoma.

Il mercato della biometria in ambito automotive secondo Goode Intelligence potrebbe raggiungere un valore di 969 milioni di dollari entro il 2023, con tassi di crescita del 96 per cento anno su anno.
È un mercato che punta alla sempre maggiore integrazione tra dispositivi mobili, indossabili e videocamere esterne per abilitare servizi sempre più complessi: oltre a quelli già citati, si pensa all’identificazione facciale del conducente, all’abilitazione di servizi vocali, anche in questo caso guidati dall’identificazione dell’utente, all’autorizzazione di servizi di pagamento nelle stazioni di servizio, nei punti di ricarica per veicoli elettrici, ai caselli autostradali o anche ai punti di ristoro drive-in e drive-through.
L’autenticazione del conducente e la misurazione del suo stile di guida diventano elementi preziosi per il mondo assicurativo, mentre la misurazione dei parametri vitali è cruciale sia nello sviluppo dei sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance) e nella segnalazione di possibili criticità per stanchezza, malessere o stati di alterazione, così come spiegato nel caso della soluzione Driver Safety sopra descritta.
Del resto, distrazione e stanchezza sono, a detta degli esperti, tra le principali cause di indicenti. Secondo uno studio della National Highway Traffic and Safety Administration americana, i rischi di incidente raddoppiano in caso di stanchezza, con rischi non solo per il conducente e per il veicolo, ma anche per gli altri guidatori e veicoli che si trovano sulla stessa strada, tanto che qualcuno comincia a equiparare la guida in stato di stanchezza a quella in stato di ebbrezza.
Per questo cresce l’importanza di affiancare a rigorose policy per chi guida le flotte aziendali, strumenti in grado di evidenziare possibili rischi e porvi rapidamente rimedio.

La biometria nella smart home

L’integrazione di sensori biometrici nei dispositivi destinati al mondo consumer è la leva che sta favorendo l’adozione sempre più pervasiva delle tecnologie biometriche nella vita quotidiana, a partire dalla casa con finalità diverse, che spaziano dalla sicurezza alla gestione energetica.
Probabilmente una delle applicazioni più diffuse è la serratura senza chiavi, utilizzabile con la sola impronta digitale. Niente pericolo di chiavi perse, niente pericolo di chiavi rubate: l’accesso è garantito dall’autenticazione via impronta biometrica, salvata nel sistema di gestione. È possibile applicarlo sia alla porta di ingresso principale della casa, sia alle singole stanze, così come è possibile abilitare impronte temporanee per gli ospiti occasionali.
In genere questo sistema viene implementato in combinazione con una App per smartphone, che abilita l’accesso nel caso in cui il riconoscimento biometrico non funzioni.

C’è invece una logica business-to-consumer nell’implementazione, curata da Fujitsu, dei sistemi di palm vein authentication PalmSecure in ambito bancario.
Fujitsu ha infatti supportato l’installazione dei sistemi di biometria vascolare nel 90 per cento dei 33.000 sportelli bancomat di Banco Bradesco, la seconda banca del Brasile, che opera anche a New York, Parigi, Londra, Tokyo e Lisbona.
Obiettivo?
Implementare una modalità più sicura per consentire l’accesso sicuro alle funzionalità di sportello automatico ai suoi clienti, portando così anche i più anziani a familiarizzare con strumenti come i terminali Bancomat, senza obbligarli a ricordarsi password lunghe e complesse, dando loro nel contempo la certezza di operare in un ambiente altamente sicuro.

Ma la sfida è un’altra e si gioca tutta sul valore dei dati.
Non si tratta semplicemente di abilitare singoli eventi, ma di utilizzare i dati che dai singoli eventi derivano per creare delle correlazioni ed eventualmente abilitare nuovi servizi.
In ambito assicurativo, ad esempio, la frequenza con la quale vengono aggiunti ospiti temporanei o la disattenzione con la quale vengono dimenticati aperti ad esempio i portoni dei garage o i cancelli di ingresso sono elementi che possono aiutare a modulare meglio l’entità dei premi che il cliente deve pagare.
Similmente, così come è possibile impostare i profili di utilizzo energetico sulla base delle preferenze e della presenza in casa delle persone, in una logia di domotica pura, a tendere è possibile pensare a ulteriori applicazioni per una maggiore personalizzazione dei livelli di servizio.
Non solo.
Allargando lo sguardo dalla singola unità immobiliare al quartiere o alla regione, le utilities hanno la possibilità di valutare la qualità del servizio erogata, intervenendo là dove necessario.

In tutti questi ambiti, Fujitsu gioca una partita importante, forte, soprattutto, delle importanti partnership che stringe con player che vanno a complemento della sua offerta e con i quali sviluppa soluzioni specifiche per ogni segmenti di mercato e per ogni caso d’suo.
Da segnalare, in quest’ottica, la collaborazione annunciata a fine 2017 fa con  ImageWare Systems per lo sviluppo di soluzioni di autenticazione biometrica per dispositivi mobile.
Si tratta di soluzioni multimodali, che dunque accettano impronta, volto e voce, erogati via cloud, attraverso Cloud Service K5 di Fujitsu.
Si tratta di fatto dell’estensione di una collaborazione esistente (Fujitsu e ImageWare sono già partner per l’utilizzo del Biometric Engine), che oggi vede nel cloud un nuovo strumento di erogazione, riducendo in tal modo le barriere economiche e tecnologiche all’implementazione di soluzioni di identificazione, utili sia nella prevenzione delle frodi, sia nella tutela dei dati personali, sia ancora nell’accesso sicuro ai dispositivi e agli strumenti aziendali.

Lessico

PDR
L’algoritmo PDR è un metodo di stima della traiettoria pedonale basato su sensori inerziali. L’algoritmo PDR tradizionale acquisisce i dati del sensore inerziale del singolo piede come input e completa il calcolo attraverso il rilevamento dei passi, il calcolo della lunghezza del passo e il calcolo della direzione.

RTLS
I sistemi di localizzazione in tempo reale (RTLS) vengono utilizzati per identificare e tracciare automaticamente la posizione di oggetti o persone in tempo reale, di solito all’interno di un edificio o in un’altra area contenuta. I tag wireless RTLS sono collegati a oggetti o indossati da persone, mentre i punti di riferimento fissi ricevono i segnali wireless dai tag per determinarne la posizione. Sono utilizzati in ambito industriale per determinare la posizione degli asset lungo la linea di assemblaggio, per individuare i pallet di merci in un magazzino o per ricercare attrezzature mediche in un ospedale.

GEOFENCING

Geofencing è una tecnologica che crea perimetri virtuali intorno ai dispositivi mobili per definire dei confini geografici virtuali di un oggetto o di una persona in movimento, così da definirne la posizione con sicurezza.

Articolo pubblicato per la prima volta il 2 febbraio 2018

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