Cos’è lo smart clothing
Lo smart clothing è, letteralmente, “l’abbigliamento intelligente”: ovvero, in grado di raccogliere, memorizzare e scambiare informazioni da e verso l’ambiente circostante, come un dispositivo IoT. Il capo di abbigliamento diventa un’interfaccia capace di “sentire” modalità e frequenza di contatto con la pelle, nonché di monitorare parametri come il battito cardiaco, la respirazione, la temperatura corporea.
Una seconda pelle che, seguendo l’intuizione del massmediologo canadese Marshall McLuhan, si concretizza come un vero e proprio medium che estende e aumenta le possibilità di azione e percezione del corpo. La prima edizione di “Understanding Media” è del 1964. Quattro anni dopo, nel 1968, la designer Diana Dew presentava alla mostra “Body Covering” del Museum of Contemporary Craft di New York una linea di moda elettronica, con abiti da sera in grado di illuminarsi e cinture dotate di alert.
Potenzialmente, qualsiasi oggetto può essere reso “interattivo” se dotato di un sensore che lo renda elettronicamente sensibile, in grado di “sentire” quando e come “viene toccato”, ovvero quando e come entra in contatto e interscambio con l’ambiente.
Nell’abbigliamento, un capo può essere reso smart attraverso l’inserimento di dispositivi IoT e/o attraverso la realizzazione di particolari tessuti che lo “elettrifichino”: da fibre a cavi, che trasmettano e ricevano segnali.
In entrambi i casi si parla di “e-textile”, ovvero tessuti elettronici, nel secondo caso, più specificatamente, di “fibretronica”.
Dieci anni fa, nel 2011, il designer olandese Daan Roosegaarde presentava il progetto Intimacy 2.0, due prototipi di abiti realizzati con e-foil, un tessuto composto da sensori di rilevamento e lamine che, se elettrificate, diventavano trasparenti. La distanza con gli interlocutori e l’aumentare del battito cardiaco determinavano il grado di trasparenza degli abiti.
Video – Intimacy 2.0 – Studio Roosengaarde
Da allora, si sono moltiplicate iniziative, brevetti e investimenti.
Come funziona lo smart clothing? Esempi e nuove frontiere
A fine aprile Nextiles, startup con sede a Brooklyn, ha lanciato il proprio tessuto intelligente. La fibra-cavo è ricavata da filati di cotone, poliestere e spandex rivestiti e fusi con materiali conduttivi: viene inserita nel tessuto con particolari tecniche di cucitura, insieme a chip Bluetooth grandi quanto un’unghia che servono a elaborare i dati generati dai sensori posizionati attorno e non dentro il tessuto.
A febbraio, Apple ha depositato un brevetto per un pulsante/bottone in tessuto intelligente, con circuiti di sensori per abbigliamento.
A gennaio 2020 è stato pubblicato su Nature Communication lo studio di un team di ricercatori della National University of Singapore che ha realizzato un tessuto che incorpora fili conduttivi nelle maglie di poliestere-elastan o cotone-poliestere, saldandole con colla a caldo, e sensori wireless. Fili e sensori funzionano come un tag NFC – Near Field Communication incorporato: in prossimità di un lettore wireless, l’abito genera un “hotspot” magnetico che consente la comunicazione fino a un metro di distanza, molto oltre la NFC convenzionale e senza circuiti al silicio integrati né connettori necessari.
La tecnologia NFC è tra le più usate nello smart clothing: nel 2016 Samsung ha presentato il proprio Smart Suit, il completo da lavoro intelligente come dotato di un tag NFC, che lo rendeva capace di scambiare bigliettini da visita, sbloccare il telefono e interagire con altri dispositivi attraverso un pulsante/spilla da bavero.
Tra i primi progetti di smart clothing, ricordiamo: i pantaloni in grado di ricaricare il cellulare grazie ad una piastra wireless a induzione magnetica cucita in una delle tasche, realizzati nel 2014 dallo stilista Adrien Sauvage in collaborazione con Microsoft Mobile; la giacca ISSHO, realizzata nel 2017 dalla designer Pauline van Dongen con l’azienda ItalDenim, che integra filamenti conduttivi e piccoli motori ed è in grado di muoversi sulla schiena di chi la indossa appena percepisce il tocco; la linea di abbigliamento con chip incorporato “Tommy Jeans Xplore”, lanciata negli Stati Uniti da Tommy Hilfiger nel 2018 per tracciare e premiare i propri utenti; il “GER Mood Sweater”, un top a collo alto basato sul Galvanic Extimacy Responder presentato nel 2013 dal laboratorio di design Sensoree. I sensori GER, ispirati al Galvanic Skin Response, che legge l’attività elettrodermica e i livelli di eccitazione corporea, in questo progetto di “intimità esteriorizzata” sono posizionati sulle mani: i dati vengono tradotti in visualizzazioni sul colletto, che si illumina con luci LED differenti, per comunicare le proprie emozioni senza parlare.
Video – GER Mood Sweater – Sensoree
Smart clothing per il fitness
Già nel 2015 la casa di alta moda Ralph Lauren in collaborazione con la canadese OMSignal ha presentato le PoloTech, smartshirt dal tessuto composto da minisensori, connettori e fibre in argento in grado di tracciare frequenza e variabilità cardiaca, profondità e recupero della respirazione, intensità del movimento, produzione di energia, passi fatti e calorie bruciate. I dati venivano trasmessi ad una app compatibile con dispositivi Apple, per allenamenti adattivi e personalizzati.
Fa parte della linea smart clothes Samsung, presentata al CEC 2016, Body Compass 2.0, canottiera e pantaloni sportivi dotati di sensori in tutto il tessuto e alimentati da processori e batterie disseminati in piccoli “nodi” dalle dimensioni di tappi di bottiglia non lavabili in lavatrice. Nello stesso anno, la startup americana Komodo ha lanciato Aio Smart Sleeve, la manica in tessuto elasticizzato dotata di sensori che rilevano attività corporea, battito cardiaco, temperatura e livelli di raggi UVA.
Video: Come funziona AIO Smart Sleeve – Komodo Technologies (Inglese)
Del 2018 i pantaloni per yoga “Nadi X”, realizzati dalla startup australiana Wearable X e in grado di produrre vibrazioni nel punto in cui si assume la posizione errata durante gli esercizi e quindi di correggere la postura. L’anno successivo l’azienda tedesca Ambiotex ha sviluppato la maglietta smart con sensori integrati per monitorare e registrare le informazioni delle performance.
Smart sleepwear
Al Consumer Electronic Show di Las Vegas 2020, il più importante evento tech al mondo, l’azienda giapponese Xenoma ha presentato la “Sleep & Lounge Collection”, una linea di pigiami “smart” pensati in particolare per gli anziani perché in grado di monitorare i parametri vitali di chi li indossa mentre dorme e di attivare l’alert in caso di caduta a terra.
Video – Come funziona il pigiama intelligente – Xenoma
Nel 2017 l’azienda americana Under Armour ha lanciato “l’Athlete Recovery Sleepwear” che assorbe il calore del corpo e rilascia luce infrarossa per migliorare qualità del sonno e recupero muscolare.
Calzini intelligenti
È stata presentata l’anno scorso dall’azienda canadese Quanta Vici la combinazione guanti-calzini intelligenti e impermeabili, in grado di regolare la temperatura interna e riscaldare le estremità corporee secondo la quantità di calore desiderata. I guanti sono realizzati in poliestere e spandex, i calzini in lana, nylon e spandex: entrambi i prodotti contengono un sistema di sensori integrati che non necessita di batteria. Sono ricaricabili in meno di due ore e monitorabili via app, con autonomia di 6 ore con richiesta massima di calore.
I calzini intelligenti Siren Care, lanciati nel 2017 dall’azienda statunitense, sono in grado di monitorare la temperatura dei piedi per rilevare l’insorgere di infiammazioni e comunicarle immediatamente via app: lavabili, pensati per pazienti diabetici, possono essere richiesti solo tramite prescrizione medica. Si accendono automaticamente, hanno la batteria dalla durata di almeno sei mesi.
Video – Come funzionano i Siren Socks – Siren Care (in inglese)
Sono ormai un classico i Fitness Socks, i calzini intelligenti della startup Sensoria, che contengono ciascuno tre sensori tessili sotto la zona plantare per rilevare la pressione di ogni piede: il calzino, lavabile in lavatrice, si collega al braccialetto di gomma da indossare sulla caviglia, che a sua volta invia i dati all’app mobile tramite bluetooth.
I Fitness Socks, presentati nel 2015, misurano velocità, cadenza, calorie bruciate nella corsa, registra il percorso tramite GPS, per allenamenti personalizzati. L’applicazione è in grado di selezionare i modelli di calzature più adatti al proprio passo, la batteria supporta 12 ore di utilizzo.
Google Jacquard: immaginazione o futuro?
Dal 2015 Google ha all’attivo il progetto Jacquard, focalizzato sullo smart clothing ma non solo.
Ivan Poupyrev, il designer leader dei progetti tecnici della divisione “Advanced Technology and Projects” di Google, ne ha spiegato al TEDX 2019 la visione: non la moltiplicazione di dispositivi IoT ma la creazione di “ambient computer” che rendano intelligenti tutti gli oggetti.
Video – TEDX19 – Ivan Poupyerev – “Tutto ciò che hai intorno può diventare un computer” (Inglese)
Jacquard si concretizza come un tag, un microprocessore compatto che contiene circuiti integrati e può essere incorporato nel design di qualsiasi prodotto.
Il primo prodotto Google Jacquard è stato realizzato in partnership con Levi’s nel 2017, la giacca Commuter Tracker: il tag incorporato nella polsino della giacca si collega allo smartphone tramite bluetooth e permette di “controllarlo” da remoto. Può essere lavata solo 10 volte per preservare la tecnologia.
Video – Giacca “Commuter Tracker” – Levi’s e Jacquard by Google
È seguita nel 2019 la “ Trucker Jacket”: anche in questo caso, il tessuto del polsino sinistro è composto da fili Jacquard realizzati in leghe metalliche conduttive e collegato a un jack su cui si inserisce il tag, da rimuovere prima del lavaggio in lavatrice. Rispetto alla versione precedente, è stato associato Google Assistant, quindi la possibilità di associare ad ogni movimento uno specifico comando, ed è stato allargato il mercato di riferimento all’Europa.
L’altro progetto Jacquard by Google è Adidas Gmr, realizzato insieme a Ea Sports Fifa Mobile: il tag viene inserito nella soletta della scarpa Adidas del proprio piede dominante, i dati relativi a tiri in porta, potenza, distanza e velocità vengono trasferiti via bluetooth all’app Adidas Gmr che si interfaccia con Fifa Mobile. Le prestazioni reali vengono quindi trasformate in dati che migliorano il punteggio del Fifa Ultimate Game, la modalità che consente di costruire la propria squadra per giocare tornei on e offline.