Smart Health: IBM spinge la ricerca con Big Data e Crowdsourcing

Diabete Mellito di tipo 1, morbo di Crohn, colite ulcerosa sono le aree di investigazione del Microbiome Immunity Project, che IBM supporta con un progetto di crowdsourcing in ottica Big Data

Pubblicato il 30 Ago 2017

microbiome-ibm

Non solo intelligenza collettiva, ma potenza di calcolo collettiva. E’ questo uno dei pilastri sui quali poggia uno dei più recenti progetti lanciati da IBM in ambito Smart Health.
Un progetto per supportare un ingente lavoro di mappatura dei batteri umani, con l’obiettivo di trovare nuove strade per prevenire e curare alcune malattie autoimmuni.

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Il progetto si chiama Microbiome Immunity Project e, come suggerisce il nome, ha come oggetto di studio i batteri del microbioma umano, vale a dire “l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microorganismi di un ambiente definito”, così come nella definizione di Wikipedia.

Nel nostro corpo, spiega IBM, vivono qualcosa come 30 trilioni di batteri che costituiscono il microbioma umano, vale a dire, riprendendo la definizione proposta da Wikipedia,
La maggior parte di questi batteri sono innocui se non addirittura utili al nostro organismo, ma alcuni di essi sono responsabili di alcune malattie, quali il diabete mellito di tipo 1, il morbo di Crohn, la colite ulcerosa.

E’ dunque su questi batteri che si stanno concentrando le attività di studio di gruppi di ricerca del Broad Institute del MIT e di Harvard, del Massachussetts General Hospital, dell’Università della California con sede a San Diego e ancora del Flatiron Institute della Simons Foundation: i team si sono posti l’obiettivo di analizzare in dettaglio il microbioma umano, per meglio capire il ruolo dei batteri nello sviluppo delle malattie, così da poter lavorare sia sulla cura, sia sulla prevenzione.

IBM rende disponibile un World Community Grid per la raccolta dei Big Data

Un lavoro lungo e oneroso, che parte dalla determinazione delle strutture fisiche delle proteine prodotte dai batteri, così da determinarne le funzioni. In una fase successiva si passa ad analizzare come le proteine interagiscono tra di loro e quali hanno un ruolo nell’insorgenza di alcune patologie.
Un compito monumentale, se si pensa alle numeriche in gioco e impossibile da portare a termine in tempi ragionevoli con metodologie tradizionali.

L’idea alla base del progetto lanciato da IBM è quello di chiedere il contributo di volontari in tutto il mondo che, aderendo al World Community Grid, rendono disponibile la capacità di elaborazione delle loro macchine per poter svolgere simulazioni ed elaborazioni.

Di fatto, la potenza elaborativa resa disponibile è la base tecnologica che consente di gestire milioni di esprimenti virtuali mirati alla definizione della struttura delle proteine.

È un progetto Big Data, come molti in questo ambito: i dati derivanti dalle analisi e dagli esperimenti vengono resi pubblici alle comunità di scienziati e ricercatori, così da accelerare il processo di ricerca.

Per prendere parte al progetto di ricerca, nella logica crowdsourcing di cui abbiamo fatto cenno, è sufficiente scaricare un programma software da World Community Gridseguendo questo link.

Il software automaticamente rileva quando è disponibile capacità elaborativa e la utilizza per eseguire esperimenti virtuali così come sopra descritto.
Secondo i responsabili del progetto, questa metodologia consente di aumentare in misura esponenziale i dati disponibili e il risultato è un quadro di insieme della biologia strutturale del microbioma, che dunque supera la visione frammentaria finora possibile.

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