Per Samsung il 5G non è solo “il” tema del 2020, ma è un tema altamente pervasivo, che ha coinvolto e continua a coinvolgere tutta l’azienda.
Lo spiega Antonio Bosio, Product and Solutions Director in Samsung Italia: “Naturalmente ci lavoriamo già da diversi anni, ma mi rendo conto che dal punto di vista del mercato la visibilità del 5G diverrà letteralmente macroscopica a partire da quest’anno”.
Partendo dai punti di forza della tecnologia – la bassa latenza che dunque consente di gestire eventi in tempo reale, la banda, ovvero la capacità di trasportare grandi quantità di dati, la connettività diffusa, ovvero la capacità di connettere grandi quantità di dispositivi – Samsung si è mossa con tutte le proprie divisioni agendo su fronti diversi.
“Samsung Electronics si è preparata all’avvento dei 5G lavorando allo sviluppo della tecnologia e alla sua standardizzazione con i suoi centri di ricerca, Samsung Semiconductor ha lavorato allo sviluppo dei chip, Samsung IT e Mobility si è focalizzata sullo sviluppo dei primi dispositivi e nello specifico i primi smartphone, mentre Samsung Networks si è dedicata allo sviluppo di reti e apparati di rete, nonché allo sviluppo di tool software che consentono ai gestori di pianificare e gestire reti 5G, nella logica della frequenza cui lavora la rete 5G. Non si può trascurare il fatto che più alta è la frequenza più complessa è la gestione”.
Bosio si dice convinto che l’aver affrontato lo sviluppo del 5G in una logica end to end, di apertura e di interoperabilità tra dispositivi e reti di costruttori eterogenei, è stata la chiave per accelerarne la disponibilità effettiva.
“Già dalle Olimpiadi invernali del 2018, che si sono svolte in Corea – racconta – il 5G è stato messo alla prova, sia per garantire agli arbitri un migliore svolgimento delle loro attività, sia per offrire ad alcuni gruppi di utenti nuove esperienze immersive”.
Ma al di là dei trial, oggi è arrivato il momento dello sviluppo su più larga scala.
Il 5G abilita l’IoT diffuso
“Per le sue caratteristiche, il 5G può essere considerato l’abilitatore di un grande passo avanti nell’IoT, nell’Internet of Things, che consentirà agli operatori di offrire servizi nuovi ai loro utenti. A mio avviso possiamo considerarlo un B2B2C. È un effetto a cascata: il valore costruito nel tempo dalle imprese ricadrà sull’utente finale”.
Bosio parla di casi applicativi, con esempi “di scuola”, a partire dalle municipalizzate che hanno in capo la gestione della raccolta dei rifiuti: “Con il 5G e l’adozione di cestini o cassonetti smart, sono gli oggetti che inviano su rete 5G informazioni sul loro livello di riempimento, avvisando quando devono essere svuotati: questo consente all’azienda municipalizzata di gestire in modo dinamico la raccolta, con maggiore efficienza, minori costi e minore traffico”.
Non manca il riferimento al mondo delle auto connesse: “Non stiamo ancora parlando di auto a guida autonoma, ma di auto connesse. È qui che si realizza concretamente il B2B2C: l’auto viene realizzata in un contesto B2B, ma i benefici si riverberano sull’utente finale. La macchina connessa è un’auto che dialoga con altri veicoli e con l’infrastruttura, è sicura, riceve e trasmette informazioni e consente di avere una visione più completa di quello che accade non solo all’auto che ci precede ma all’intera colonna davanti a noi.”.
Qualche ombra, tuttavia, c’è.
A partire dal fatto che attualmente ci sono meno oggetti connessi di quello che ci si aspettava.
“Non tutti i costruttori di apparati hanno ancora reso smart i propri prodotti. In Samsung abbiamo invece deciso, parecchi anni fa, di accelerare su questo tema. Se ad esempio pensiamo agli elettrodomestici abbiamo già numerosissimi modelli smart ed entro la fine di quest’anno tutti i nostri prodotti saranno connettibili”.
In realtà si tratta di effetto a catena.
Oggettivamente, riconosce Bosio, non tutti gli utenti finali hanno ancora una piena consapevolezza del valore che i dispositivi connessi possono offrire e dunque, al momento dell’acquisto, non sempre la scelta si orienta verso un prodotto smart.
E’ quindi importante che le aziende che possono avere un ruolo nell’ecosistema IoT lavorino, con approccio collaborativo, al rendere smart il maggior numero di apparati ed allo sviluppo di servizi che siano rilevanti per gli utenti finali. Il rischio, altrimenti, è che aziende ed utenti rimangano in attesa l’uno dell’altro e che le potenzialità dell’ IoT non si esprimano.
Verso la servitizzazione
Un’impasse che Samsung ha superato lavorando in ecosistema, con una rete di partner che potranno erogare nuovi servizi e mettere in moto un meccanismo virtuoso.
Il riferimento ai servizi porta inevitabilmente al tema della servitizzazione. Per Bosio è innegabile che i primi passi siano già stati compiuti.
“Tuttavia – sottolinea Bosio – lo spostamento del modello di business non è e non può essere immediato. È un percorso di avvicinamento, che noi stiamo affrontando con soluzioni come il nostro Family Hub, ma che richiedono tempo. Siamo consapevoli che l’IoT è un game changer e siamo pronti a lavorare con partner diversi per produrre innovazione: abbiamo l’obiettivo di essere rilevanti e accessibili per i nostri clienti, soddisfacendo i loro bisogni in modo coerente con le loro possibilità e capacità, sia economiche sia in termini di usabilità”.
Il 5G e la Smart Home
Sicuramente uno degli ambiti d’elezione del 5G è quello della smart home, con qualche necessario distinguo.
“Perché il 5G è utile per rendere smart la propria casa? Al momento dobbiamo dire che gli elettrodomestici si connettono alle reti WiFi. In prospettiva, il 5G si rivela la risposta giusta per connettere quelle abitazioni che non erano connesse e non potevano esserlo. Non parliamo solo di zone rurali: anche a Milano ci sono edifici nei quali è difficile portare la fibra al piano per questioni strutturali o di vincolo. Il 5G si presta a un impiego FWA, Fixed Wireless Access: la rete viene portata dall’operatore, ma in casa propria l’utente può avere un CPE, Customer Premise Equipment, che si connette in 5G all’antenna dell’operatore e rende disponibile una copertura WiFi solida e robusta”.
Questo significa, in altre parole, abilitare una connettività paragonabile a quella che arriverebbe con la fibra.
“È una soluzione concreta e interessante anche nel caso di seconde case”.
In Samsung è stata avviata una sperimentazione in tal senso con Fastweb, prima su Milano e poi su Biella e Bolzano, utilizzando le tecnologie di rete Samsung, dimostrando non solo che l’approccio funziona, ma che è particolarmente interessante per la minima invasività, le caratteristiche di connettività paragonabili a quelle della banda larga e ai costi non superiori a quanto normalmente richiesto per portare la fibra.
Il 5G e l’AI
Se smart home e 5G rappresentano una sorta di binomio, altrettanto complementari sono 5G e AI.
“Il 5G abilita l’edge computing, particolarmente interessante quando devono essere eseguite elaborazioni molto complesse. Un caso interessante è quello degli assistenti vocali, utili per garantire che anche gli utenti che non hanno grande familiarità con l’interfaccia touch possano accedere ai servizi digitali. Quando entrano in gioco applicazioni come il riconoscimento della voce, il dispositivo deve riconoscere in modo puntuale le richieste e deve rispondere in modo altrettanto puntuale. In passato, quando non c’era il 5G, la conversione della voce in testo avveniva sul dispositivo: il 5Gconsente di eseguire questi calcoli in minima parte sul dispositivo ed in larga parte su server in cloud. Grazie alla bassa latenza, tutto questo può avvenire in tempo reale e senza compromettere l’esperienza dell’utente finale, che resta ottimale”.
Di fatto, l’utente parla con il dispositivo a lui più vicino, nella maggior parte dei casi lo smartphone, che recepisce la domanda ed anche grazie all’interazione con il cloud restituisce una risposta puntuale.
Stiamo parlando di una tecnologia importante ed è importante che gli utenti finali ne capiscano le potenzialità e che le imprese a loro volta comprendano che il 5G consente loro di fare le cose diversamente e con maggiore valore.
In questo percorso di sensibilizzazione, Samsung sceglie di avere un ruolo nel raccontare e spiegare le opportunità all’orizzonte.
Pragmaticamente, Bosio riconosce che non tutto ha necessariamente bisogno del 5G: “Le declinazioni più spinte hanno sicuramente bisogno del 5G ma molto si può fare anche con quello che già c’è: del resto, a quanto ci risulta, gli stessi operatori non pensano di coprire tutta l’Italia con il 5G o almeno non a breve”.
“Lato nostro siamo stati i primi a rendere disponibile lo smartphone 5G perché ci piaceva l’idea di fisicizzare questa tecnologia partendo da un dispositivo diffuso come lo smartphone che per altro si presta, eventualmente anche tramite il tethering, a connettere altri dispositivi alle reti 5G. È un inizio, il resto arriverà”.
Il 5G e il mondo industriale
Quando si parla di 5G non si può ignorare tutto quanto ha a che vedere con il mondo industriale.
In questo caso due sono i fronti sui quali Samsung sta lavorando. Da un lato Samsung Networks ha avviato in tutto il mondo collaborazioni con aziende che stanno mettendo a fuoco le potenzialità del 5G. “Una linea di produzione con i robot che invece di essere cablati sono connessi con il 5G è più flessibile, riconfigurabile, ottimizzabile”, spiega Bosio.
Nello specifico in Italia, poi, Samsung sta incrociando la dinamica del 5G con il tema della consumerizzazione dell’It: “Pensiamo alla possibilità di gestire apparecchiature industriali e dedicate con uno smartphone 5G. Se lo smartphone 5G viene configurato per applicazioni specifiche in ambito industriale, si aprono nuove opportunità sia per fare meglio cose che prima richiedevano l’utilizzo di device differenti, o addirittura di fare cose nuove”.
La consumerizzazione dell’IT apre di fatto nuovi scenari, anche grazie alla riconfigurazione e customizzazione di un telefono o di un dispositivo indossabile che oggi possiamo attuare con facilità grazie a Samsung Knox .
Anche qui, casi reali sono già in campo: oltre a FCA, che da quasi tre anni ormai utilizza in ambiente di fabbrica dispositivi indossabili, nello specifico smartwatch, come dotazione per gli operai sulle linee di montaggio, un’analoga applicazione è stata sviluppata anche per un’azienda farmaceutica che aveva bisogno di tracciare e autenticare l’operatore sulla macchina. In precedenza, questa operazione avveniva mediante immissione di username e password, mentre ora per ciascun operatore è stata creata una identità digitale: per autenticarsi è sufficiente avvicinare il dispositivo indossabile al terminale.
“L’economia di scala dei prodotti, la loro versatilità unite alla semplicità dell’interfaccia si stanno rivelando una leva vincente: il mondo industriale utilizzava apparecchiature industriali, non scalabili e con interfacce vecchie, brutte e complesse, che ora stiamo superando”.
Il 5G e l’entertainment
Un ulteriore ambito elettivo per il 5G è rappresentato dall’entertainment. Con il 5G è possibile offrire agli spettatori esperienze immersive vissute a casa propria, come se si trovassero fisicamente alla partita o al concerto.
“Grazie alla bassa latenza e alla capacità di banda è possibile assistere a una partita o ad un concerto con una esperienza molto vicina al reale: utilizzando ad esempio un visore di realtà virtuale, è possibile essere virtualmente presenti allo stadio od al concerto, pur essendo nel salotto di casa. Anche in questo caso, si abilitano nuovi modelli di business. Perché, in futuro, non pensare alla vendita di un biglietto per chi è fisicamente al concerto ed, uno per chi invece partecipa in Virtual Reality?”
Il 5G e l’automotive
Abbiamo accennato all’inizio al mondo dell’automotive, da sempre considerato uno degli ambiti applicativi d’elezione per il 5G. In questo caso, importante è la collaborazione con Harman, per rendere smart l’elettronica di bordo.
“Si tratta di un tema che può e deve essere guardato da due angolature diverse: per guidatori e passeggeri parliamo di sicurezza e di entertainment, mentre dal punto di vista del B2B guardiamo all’auto come a un dispositivo connesso, che dunque rientra in pieno in tutta la visione di questa tipologia di dispositivi”.
Il 5G e il mondo wellness
In questo caso la premessa è d’obbligo: Samsung non è attiva nell’ambito dei dispositivi medicali, se non per la linea specifica di apparati di imaging quali ad esempio gli ecografi. I dispositivi consumer, quali gli smartphone ed i wearable, anche grazie ai sensori dei quali sono dotati, ci permettono invece di operare in ambito wellness con la piattaforma Samsung Health, che aiuta a monitorare lo stato del proprio benessere.
“Aiutiamo i sani a restare sani e lavoriamo, in un’ottica di partnership per la sperimentazione di nuove tecnologie e soluzioni che possano aggiungere valore ai nostri utenti, anche attraverso Samsung Health. Lavoriamo con partner globali, ed anche con partner locali e di ecosistema”.
L’approccio è aperto: ci sono partner che Samsung sollecita perché collaborino con lei, altri che si propongono direttamente: “L’approccio aperto ci garantisce che possa essere valorizzata anche l’idea innovativa del singolo, della startup, diventando così una opportunità per tutti”.
Il 5G e la sicurezza
Non si può parlare di 5G senza prendere in considerazione il tema della sicurezza.
Bosio vuole subito sgombrare il campo da ogni possibile equivoco: il 5G non utilizza protocolli fragili o più fragili rispetto al passato, ma si allarga il perimetro, ovvero il numero dei dispositivi connettibili.
Il focus, dunque, deve spostarsi sul modo in cui dispositivi e apparati vengono sviluppati.
“È importante che i produttori operino in modo molto serio quando sviluppano i loro apparati, adottando una sicurezza by design. Tutti i nostri prodotti vengono realizzati in questo modo e Samsung Knox è il nome commerciale che diamo a questo approccio. Per sgombrare ulteriormente il campo dai timori, Samsung ha scelto di certificare le proprie tecnologie, sia quelle di rete sia i dispositivi, con i Governi che sono più avanti su questi temi. Ad esempio, negli Stati Uniti abbiamo ottenuto la certificazione della National Security Agency”.
All’utente aziendale ed al cliente consumer resta però la responsabilità di acquisire la consapevolezza che è necessario portare nel mondo digitale lo stesso buon senso che applichiamo nel mondo fisico. Bosio parla di un utilizzo consapevole della tecnologia.
“In particolare nel mondo delle aziende è opportuno riflettere sui processi: spesso le aziende stesse non si rendono conto di essere state violate ed abbiamo compreso che è quindi importante attivare, anche da un punto di vista procedurale, la sensibilità necessaria. La formazione e la sensibilizzazione del personale rispetto appunto all’utilizzo consapevole ed attento della tecnologia rappresentano poi una dimensione altrettanto importante.”.
Ma quando si parla di 5G, sicurezza vuol dire anche salute. Ed è a questo tema che Bosio dedica un’ultima riflessione: “Malgrado l’allarmismo che periodicamente circola, nessun medico ha mai dimostrato rapporto biunivoco tra malattia e radiofrequenza, anche in considerazione del fatto che le norme ed i limiti settati dai Paesi ed a livello Europeo sono rigorosi. È vero che ci sono molti dispositivi e molte più antenne, ma più antenne e più dispositivi riducono la distanza media tra di essi e conseguentemente il livello di potenza necessario a comunicare. Per questo, la proliferazione delle antenne e dei dispositivi connessi è addirittura migliorativa rispetto agli scenari precedenti”.