Continua a crescere il mercato italiano della Smart Home e lo fa anche e soprattutto grazie alla sempre più marcata attenzione al risparmio energetico.
È questa la prima evidenza che emerge dalla lettura dei dati dell’Osservatorio Smart Home della School of Management del Politecnico di Milano presentati nei giorni scorsi.
Nel 2022, il mercato ha raggiunto un valore complessivo di 770 milioni di euro, in crescita del 18% anno su anno, percentuale decisamente superiore a quanto registrato in Spagna, Francia e Regno Unito. Il contraltare di questo dato positivo è una spesa pro capite ancora contenuta, attestata sui 13 euro pro capite, laddove in Germania supera i 44 euro, nel Regno Unito i 61 euro pro capite e negli Stati Uniti i 59,6 euro a testa.
Il peso del difficile scenario internazionale
“Tuttavia, abbiamo calcolato che se non ci fossero stati problemi legati alla guerra legati avremo avuto una crescita il 33%, quindi in linea o anche superiore rispetto agli anni passati”, spiega Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things, che aggiunge: “Il 2022 è stato influenzato anche da problematiche legate alla carenza di componenti, dagli stock out. Quindi, sicuramente si sono perse possibili vendite che avrebbero portato il tasso di crescita nell’ordine del 33% anno su anno”.
La parte del leone, per quanto riguarda le merceologie, è rappresentata da caldaie, termostati e condizionatori connessi per riscaldamento e climatizzazione, che valgono qualcosa come 155 milioni di euro, seguiti da soluzioni per la sicurezza, che pensano per 150 milioni di euro sulla spesa complessiva, e ancora elettrodomestici connessi (140 milioni), smart speaker (137 milioni) e da tutta quella pletora di dispositivi intelligenti quali lampadine, casse audio, smart plug …
Focus sul risparmio energetico
“Quest’anno – prosegue Salvadori – abbiamo deciso di dedicare un focus particolare al tema energetico, perché ci siamo resi conto che i consumatori stanno acquistando dispositivi smart legati all’ambito energetico sia perché ci sono ancora gli incentivi, sia perché iniziano a capire che sono utili per risparmiare. Lo stesso stanno facendo le aziende produttrici. Le loro comunicazioni verso l’esterno non puntano solo su confort o servizi, ma portano l’attenzione sul tema del risparmio energetico. Va er altro tenuto conto che le prospettive di medio periodo vanno tutte a impattare sul tema energetico, anche in considerazione di alcuni aspetti di scenario, come le direttive sulle case green: la Smart Home potrebbe favorire il miglioramento delle classi energetiche”.
Come abbiamo avuto già modo di sottolineare qualche mese fa, sempre in un confronto con Giulio Salvadori, appare ormai chiaro che l’utilizzo dei dispositivi di Smart Home potrebbe contribuire a ridurre i consumi energetici annuali di ben il 23% per il riscaldamento, del 20% per la componente elettrica. Un risparmio che vale circa 330 euro l’anno per un bilocale di 70 mq, fino a 460 euro per un trilocale di 110 mq.
C’è però un passaggio importante che ancora non è compiuto: i consumatori sono assolutamente disponibili sia ad adottare comportamenti virtuosi (81%) o ad acquistare dispositivi ed elettrodomestici che consumano meno (42%), ma sono ancora pochi coloro che “sfruttano gli oggetti smart per il monitoraggio dei consumi in tempo reale (17%), che gestiscono tramite scenari riscaldamento e raffrescamento (11%), ancora meno quelli che gestiscono sistemi di accumulo e autoproduzione da fonti rinnovabili (4%) o attivano servizi per ottimizzare i consumi (2%)”.
“Oggi – spiega Salvadori – il consumatore non ha ancora associato il concetto di Smart Home al risparmio energetico, ma lo farà sempre di più, soprattutto se si svilupperanno nuovi servizi che vedono i produttori di elettrodomestici collaborare con i player del mondo energy”.
Il riferimento è a nuovi servizi alimentati dall’intelligenza artificiale che consentono, ad esempio, di utilizzare gli elettrodomestici, come lavatrice o lavastoviglie, sfruttando i costi orari più convenienti.
C’è un ulteriore punto sul quale Salvadori punta l’attenzione: “Anche il PNRR ha in sé voci che spingono sull’acceleratore della Smart Home. Il piano prevede infatti una dotazione di 11 miliardi di euro per tutto quello che ruota intorno agli smart building. Quattro miliardi sono destinati all’assisted living, quindi sulla cura del paziente, mentre 7 sono su Smart Grid, autoconsumo, comunità energetiche, consumi idrici…
Smart Home, l’evoluzione della security
Dalla lettura dell’andamento delle diverse tipologie di prodotti, sembra che il segmento che sta arrivando progressivamente a saturazione sia probabilmente quello degli assistenti vocali, “per i quali – sottolinea Salvadori – è difficile oggi anche immaginare un importante mercato di sostituzione”.
Altri segmenti, come ad esempio quello della security, sono invece destinati a proseguire nel loro percorso di crescita anche nei prossimi cinque anni.
In questo caso, se siamo arrivati a una maturità sul fronte dell’hardware, c’è ancora un po’ di arretratezza sul fronte dei servizi.
Il settore, che ha registrato una crescita del 19% anno su anno, rappresenta il 20% del mercato complessivo. Le vendite sono trainate da soluzioni hardware (videocamere, sensori per porte/finestre e serrature connesse), ma la quota servizi cresce estendendosi oltre quelli tradizionali, soprattutto legati ad abbonamenti per l’archiviazione su cloud di immagini e video, o per l’attivazione di chiamate di emergenza o di pronto intervento: cominciano ad avere una diffusione più significativa servizi assicurativi furto e incendio pay-per-use con premio variabile a seconda dei giorni di attivazione della polizza.
Consumatori più maturi
Per quanto riguarda i comportamenti dei consumatori, forse il dato più interessante che emerge dall’Osservatorio è quello di una loro maggiore maturità: “Nel 34% dei casi i consumatori hanno iniziato a utilizzare un’unica app per gestire anche dispositivi multibrand. È un passaggio positivo, in termini di maturità dei comportamenti, perché non dipende esclusivamente dalla maggiore diffusione di standard ed ecosistemi come Matter, ma da una precisa esigenza: arrivare alla completa integrazione di tutti i dispositivi.Se questa richiesta non cala dall’alto, ovvero dai promotori di uno standard, ma parte direttamente dall’utente finale, l’ecosistema risponde positivamente”, è la sintesi di Giulio Salvadori.
In attesa del Cyber Resilience Act
Un’ultima nota, secondo Salvadori, va dedicata agli effetti del Cyber Resilience Act, ovvero la proposta di regolamento UE che riguarderà anche i dispositivi per la Smart Home. Per alcune tipologie di prodotti si seguirà una regolamentazione più semplice, che prevede ad esempio un self assessment sulle tematiche di sicurezza. Per altri, invece, si richiederanno certificazioni da enti terzi con costi maggiori, e tempi più lunghi per l’introduzione sul mercato.
“La Smart Home in questo momento è al bivio, tra le richieste di maggiori tutele e garanzie da parte delle associazioni di consumatori e le richieste dei produttori. È una normativa ancora in fase di discussione a livello europeo e non si sa quali saranno le decisioni finali in merito”.