Smart Home, sale l’interesse degli italiani per l’IoT “domestica” da gestire con le App

Un proprietario di casa su 4 ha già almeno un oggetto intelligente nell’abitazione, e la metà ne comprerebbe per applicazioni di sicurezza e risparmio energetico. Grande attenzione anche per i servizi basati su dati IoT: i primi sono assicurativi. Intanto nel settore continuano a crescere le entrate “eccellenti” e le startup. L’analisi dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano

Pubblicato il 12 Giu 2015

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Guardando i numeri, l’ambito Smart Home, cioè la gestione di impianti e sistemi di appartamenti ed edifici (illuminazione, climatizzazione, elettrodomestici) tramite connessione a internet per il controllo dei consumi energetici, il comfort e la sicurezza è – insieme a Smart Car – l’ambito più avanzato e sviluppato del mercato Internet of Things in Italia. Secondo l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano infatti vale il 30% di tale mercato, ovvero oltre 460 milioni di euro.

Ma andando al di là del dato, a che punto sono i progetti di Smart Home in Italia? Una panoramica completa ed esauriente la dà lo stesso Osservatorio nel suo più recente report, sottolineando che la Smart Home si propone sempre più come centro del nuovo ecosistema IoT, grazie al ruolo della casa nella vita delle persone e al valore che si può generare in termini di nuovi prodotti e servizi. Oltre a ciò, le applicazioni IoT per la Smart Home si pongono come interfaccia tra l’individuo (cittadino, consumatore) e le applicazioni di Smart Metering, Smart Grid, Smart Car e Smart City.

SMART HOME ITALIA

«Se nel 2013 avevamo iniziato a osservare alcuni segnali promettenti, il 2014 ha visto un’ulteriore accelerazione delle dinamiche. Da un lato continuano ad aumentare le startup che offrono soluzioni per la Smart Home e l’entità dei finanziamenti erogati loro da investitori istituzionali (rispettivamente +40% e +270% nell’ultimo triennio), dall’altro si registra l’entrata nel mercato di molte aziende che – operando tradizionalmente in altri settori – hanno un’ampia base di clienti consumer a cui proporre soluzioni in questo campo. Tra queste troviamo OTT (Over The Top), produttori di elettrodomestici, utility, compagnie assicurative e player eCommerce. In molti casi queste aziende hanno acquisito startup IoT: è il caso ad esempio di Google con Nest, Dropcam e Revolv, o di British Gas con Alert Me.

Metà dei proprietari di casa vuole sicurezza e risparmio con l’IoT

Cresce l’attenzione dei consumatori: cercano sicurezza e risparmi Intanto inizia a diffondersi l’interesse dei consumatori italiani verso soluzioni per la casa connessa: secondo un’indagine dello stesso Osservatorio con Doxa, un proprietario di casa su 4 dispone già di almeno un oggetto intelligente nella propria abitazione, e uno su 2 ha intenzione di acquistare in futuro prodotti per la Smart Home. Le applicazioni più desiderate sono quelle che portano benefici più tangibili: sicurezza (47%), e risparmio energetico: il 46% vuole soluzioni per gestire il riscaldamento, il 33% per controllare i consumi energetici e il 31% per gestire da remoto elettrodomestici).

L’interfaccia preferita dagli utenti è l’App (69%), ma il 41% vorrebbe gestire gli oggetti intelligenti di casa tramite device indossabili, segno che la Smart Home è può essere una delle applicazioni di riferimento per i wearable.

La chiave di volta? L’interoperabilità tra device di produttori diversi

La survey mostra che gli utenti preferirebbero gestire in modo integrato gli oggetti intelligenti per la Smart Home (65%) rispetto a interagire con ciascuno di essi (35%), ma l’offerta attuale non è ancora in grado di rispondere adeguatamente a questa esigenza. Ben l’87% delle soluzioni censite dall’Osservatorio (129 prodotti e servizi per la Smart Home basati su tecnologie IoT disponibili in Italia e su scala internazionale) risultano verticali, non integrabili tra di loro e tantomeno con prodotti di altri fornitori.

L’interoperabilità –la possibilità di far “dialogare” facilmente dispositivi di produttori diversi – si pone quindi come una condizione cruciale per lo sviluppo del mercato Smart Home. Nel 2014 – sottolinea l’Osservatorio – ci sono state novità importanti su questo fronte. Da un lato sono nate grandi alleanze (ad esempio Thread Group, allSeen Alliance, Open Interconnect Consortium) basate su un approccio “bottom-up” per definire in modo collaborativo standard condivisi per garantire l’interoperabilità.

Dall’altro ci sono alcuni casi emblematici (Apple, Google-Nest, Samsung) in cui singole aziende hanno indicato “top-down” dei programmi di certificazione a cui adeguarsi. La competizione è aperta, sarà il mercato a decretare l’approccio “vincente”.

Come offrire servizi di valore? Il caso delle assicurazioni

Se fino al 2013 gli sforzi delle aziende del settore si sono concentrati principalmente sull’innovazione di prodotto, cioè su specifiche tecniche (ad esempio funzionalità plug&play) e design, nel 2014 si è aggiunto un ingrediente nella competizione: la vendita di servizi abilitati dalle informazioni raccolte dagli oggetti intelligenti. Un esempio emblematico è l’entrata di compagnie assicurative nel mercato Smart Home. Un fenomeno partito dagli USA (tra i primi casi State Farm e Allstate Insurance), che sta prendendo piede anche in Europa. Le soluzioni proposte sfruttano la presenza di oggetti connessi nell’abitazione per offrire servizi d’assistenza 24 ore su 24 in caso di eventi avversi (ad esempio danni da allagamenti, incendi, ecc.), a fronte di un risparmio sulla polizza assicurativa.

L’offerta di servizi per la Smart Home ha grandi prospettive secondo l’Osservatorio. Dall’indagine con Doxa emerge un’alta percentuale di utenti (59%) che intende sottoscrivere tali servizi: tra i più attrattivi l’assistenza remota in caso di furti (62%), guasti (59%), incendi (40%) e l’assistenza medica (38%).

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