Lo scorso 10 maggio, il Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva il testo del Disegno di legge AC. N. 2233B che disciplina e soprattutto favorisce, tra l’altro, “l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, ovvero il cosiddetto smart working.
Uno smart working che viene definito anche più chiaramente nelle sue connotazioni: si può svolgere in parte all’interno in parte all’esterno dei locali aziendali, non richiede una postazione fissa e deve comunque svolgersi nell’ambito del normale orario di lavoro, senza alcuna penalizzazione di tipo economico.
Se dal punto di vista del lavoratore, l’entrata in vigore del nuovo DDL introduce elementi nuovi in termini di flessibilità, anche dal punto di vista delle imprese lo smart working apre nuove prospettive in termini di razionalizzazione delle risorse e degli spazi, che, se correttamente sfruttate, si possono tradurre in importanti risparmi e in un miglioramento complessivo sia nella gestione di dipendenti e collaboratori, sia degli asset aziendali.
Di questi temi si occupa concretamente Interlogica, società facente parte dell’omonimo gruppo e specializzata in attività di sviluppo software in modalità agile.
Affrontando il tema dello smart working, Interlogica parte da una considerazione di base, valida a prescindere dal disegno di legge.
Da Interlogica una case history di smart working reale
Non è cambiata solo la legge. Prima di tutto è cambiato il modo di lavorare, sono cambiati gli stili di lavoro, oggi più orientati a modalità sociali, mobili, distribuite, collaborative.
Ed è proprio in considerazione di questo nuovo scenario, che Interlogica promuove la realizzazione, accanto a progetti di smart working, di smart office, nei quali le configurazioni delle stazioni di lavoro e degli spazi sono ripensati in una logica di ottimizzazione e condivisione, naturalmente tutto gestibile via software.
Per meglio chiarire il suo approccio, Interlogica parte da una case history concreta: un cliente che sta riorganizzando la propria presenza sul territorio, attualmente composta da circa 800 uffici, alcuni dei quali siti anche all’interno di edifici storici.
Proprio l’avvio di questo progetto di riorganizzazione ha spinto l’azienda a cogliere l’occasione di tessere una nuova infrastruttura per il monitoraggio degli spazi di lavoro.
“In precedenza – ci spiega Alessio De Zotti senior developer di Interlogica – l’azienda, che è sempre stata molto sensibile al tema dell’utilizzo degli spazi, si era rivolto a una realtà esterna che effettuava monitoraggi a campione, cronometrando l’utilizzo delle sale riunione e delle scrivanie, traducendo poi le informazioni in report”.
Di fondo, si andava a misurare quante persone e per quanto tempo utilizzavano la sala riunioni e l’occupazione su base oraria delle singole postazioni di lavoro.
La soluzione sviluppata da Interlogica coniuga invece hardware e software e raccoglie in tempo reale i dati di meeting room e postazioni, abilitando in tal modo anche la creazione di una serie storica.
La soluzione Interlogica si basa sull’utilizzo di sensori, dunque dell’IoT, sia sul varco per contare quante persone lo attraversano, sia all’interno dell’ambiente per misurare i movimenti delle persone al suo interno.
“A seconda delle tipologie di meeting room si riesce a comprendere qual è il livello di utilizzo. La trasposizione in mappa di queste informazioni può essere visualizzata su dispositivo mobile o su un totem di digital signage, per capire se ci sono sale disponibili ad esempio nel caso di incontri estemporanei”.
Mentre è in fase di studio una estensione dell’applicazione che consente di monitorare anche il livello di utilizzo dei dispositivi installati nella meeting room, dai telefoni ai monitor, dalle soluzioni di conferenza alle lavagne digitali, la soluzione di Interlogica già consente di valutare e pianificare i livelli di illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli spazi.
“Via software è possibile programmare le condizioni d’ambiente, come il microclima e le luci, in previsione degli incontri pianificati. Similmente, là dove si dispone di spazi modulari, si possono riconfigurare le sale in funzione dei meeting in calendario. La soluzione si interfaccia infatti con i sistemi aziendali per la gestione degli appuntamenti”.
Gestire le postazioni di lavoro con l’IoT
Per quanto riguarda invece la gestione delle singole postazioni di lavoro, l’approccio proposto da Interlogica è pragmatico: “È necessario svincolare la postazione dalla persona, aiutando questo processo con un’azione di education sui lavoratori, perché cambino la loro forma mentis”.
La soluzione di Interlogica monitora la postazione: libera, occupata, occupata ma l’utente non si trova seduto al proprio posto.
“Questo avviene posizionando due sensori sulla scrivania: il primo è collegato all’interruttore di corrente, l’altro monitora il movimento, rilevando il movimento delle gambe. I due dati vengono raccolti e incrociati”.
Per Interlogica, l’obiettivo è abituare i dipendenti alle nuove logiche dello smart working: se la postazione viene rilevata come occupata ma resta libera per un lasso di tempo predeterminato, il sistema la sblocca e la rende disponibile ad altri utenti che ne dovessero avere bisogno.
Similmente sono oggetto di monitoraggio gli spazi comuni o i booth dedicati alle chiamate riservate.
“Tutte le informazioni derivanti da ciascun sensore vengono raccolte da un gateway e inviati all’infrastruttura cloud: l’output è una visualizzazione di tipo informativo sia sotto forma di mappa, sia in forma numerica percentuale”.
Interlogica sottolinea come con questa soluzione gli output siano misurabili in tempo reale: “Non abbiamo più la misurazione delle prestazioni dello smart working una volta all’anno, bensì con cadenza regolare, così da meglio comprendere i miglioramenti e i punti sui quali intervenire”.
Questa tipologia di progetti, nella visione di Interlogica, coinvolge più figure all’interno dell’azienda: dall’HR al facility manager fino all’energy manager e al CFO.