Scenari

Start-up italiane, l’occasione d’oro è la Mobility

I servizi Mobile sono una grande opportunità: in tutto il mondo c’è grande fermento e il nostro Paese per una volta non è indietro. Un giro d’opinioni fra chi, per mestiere, dà sostegno agli aspiranti imprenditori

Pubblicato il 23 Apr 2013

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Andrea Rangone, Direttore degli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano

La Mobility è un’importante occasione di crescita per il nostro Paese che, per realizzarsi, va sostenuta con un forte impegno sul tema delle start-up e della nuova imprenditorialità. Per Andrea Rangone, Direttore degli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano, è un’opportunità da cogliere in uno dei pochi settori in cui l’Italia non è in posizione arretrata rispetto al resto d’Europa. “Per riuscire – ha affermato in occasione di una tavola rotonda sul tema organizzata a Milano – serve dare più sostegno alle imprese, superando il tradizionale concept dell’incubatore universitario. Serve creare dinamiche di cross-fertilizzazione tra start-up in stadi diversi dello sviluppo, riproducendo gli elementi del distretto industriale per cui l’Italia è famosa nel mondo”.

E l’ambito Mobile appare tra i più promettenti per avviare start-up in Italia di imprese di successo: sono alcune decine, infatti, le idee che negli ultimi mesi hanno già ricevuto finanziamenti da parte di Venture Capitalist, Incubatori, Fondi Regionali e Investment Companies.

La ‘disruption’della mobility

“La mobilità non si identifica con il dispositivo, ma con il fatto che molte persone sono oggi connesse in rete 24 ore su 24, geolocalizzate e messe in grado di fare cose prima impossibili – osserva Fausto Boni, general partner di 360° Capital Partners –. Da qui derivano le ‘disruption’ sui modelli di business tradizionali, non ancora attaccati dal Web”. Un esempio? “I servizi radiotaxi di Londra che, in un solo anno, hanno visto crollare il loro monopolio con l’emergere di App di prenotazione digitali. Vedremo molte altre cose in futuro, con lo sviluppo del crowdsourcing”.

Gianluca Dettori, fondatore e presidente di dPixel, propone come esempio la diffusione del fleet management. “Con Viamente, società creata da due ricercatori del Politecnico di Milano, è stato possibile rendere disponibili anche alle piccole imprese funzioni di routing e previsione sulle consegne che in precedenza erano appannaggio delle maggiori società di spedizioni. Un cambiamento reso possibile dalla pervasività dei nuovi dispositivi”.

La stessa pervasività che Gianfausto Ferrari, cofounder di Superpartes e di Talent Garden, vede applicabile al settore retail. “Ad esempio con le soluzioni che la grande distribuzione ha iniziato ad acquistare dalla startup RetAPPs, per il supporto del marketing e della loyalty. La mobilità sta ridisegnando l’esperienza d’acquisto, sollecitando le sperimentazioni sulla spesa in mobilità e su nuove modalità di pagamento”.

Le aree più promettenti

“Il potenziale della mobility è enorme – spiega Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics -: per questo preferisco evitare i settori affollati delle App consumer e i market. Investiamo su organizzazione dei trasporti e media: ambiti in cui le cose non saranno mai più come prima”. Gasperini giudica interessanti i temi del car pooling e car sharing, “e poi c’è il Mobile advertising, che a dispetto di una crescita di oltre il 50% all’anno e del fatto che le persone spendano su Mobile il 20-30% della propria presenza digitale, non è sviluppato. Altre opportunità sono nell’organizzazione e fruizione di eventi, nelle prenotazioni last second o nel supporto alle aziende nell’adozione di logiche BYOD (Bring your own device)”.

Le opportunità di trasformazione dei business tradizionali interessano anche Aurelio Mezzotero, Investment Director di Atlante Ventures (Gruppo Intesa SanPaolo). “Vediamo il Mobile Advertising come estensione di ciò che già esiste. Perciò abbiamo investito in Pantea, che ha un AD server capace di aggregare dati da diverse fonti per fornire insight analitici più completi”. Atlante guarda con interesse anche alle start-up del Mobile Payment e del gaming. “Non si tratta di fare giochi, che è un’attività rischiosa, ma di riuscire a monetizzare attività connesse con i giochi”.

Anche a Stefano Molino, Managing partner di Innogest Sgr, ‘piacciono’ i giochi. “Con la startup Beintoo il gioco diventa un modo per coinvolgere il consumatore e quindi per veicolare pubblicità sotto forma di premio – spiega il manager –. Senza essere invasivi, favorendo la loyalty e aiutando il retargeting. La piattaforma è presente in 350 milioni di device in tutto il mondo, usata da moltissimi publisher di giochi, alcuni famosi come Fruit Ninja”. Per Fabio Pezzotti, fondatore e presidente di Xandas New Media Ventures, le trasformazioni in senso Mobile dei business tradizionali “offrono opportunità nel settore retail dove c’è domanda di soluzioni per sollecitare l’interesse dei consumatori nel punto vendita. Ci sono molte idee e molta confusione. Per il successo servono start-up che propongono cose semplici, comprensibili ai clienti”.

Identikit di una start-up di successo

Per Boni di Capital Partners, le iniziative d’impresa che nascono in Italia nell’ambito Mobile non soffrono degli handicap degli Anni 90, legati all’arretratezza delle reti e alla scarsa diffusione dei PC. “Un’azienda italiana ha le stesse chance di una estera di crescere sul mercato interno”. Cosa serve per riuscire? “Innanzitutto il giusto timing – spiega Ferrari -. Essere pionieri non paga, ma neanche arrivare troppo tardi sul mercato. C’è un ‘momento ideale’ in cui l’execution impeccabile fa la differenza. La capacità di fare le cose non si copia”.

Molino di Innogest ritiene interessanti start-up nei settori più diversi: biomedicale, internet, Web Mobile ed energia, “ma con il potenziale di diventare grandi aziende globali, facendo cose utili per moltissimi utenti”. La semplicità di prodotti e servizi è, per Pezzotti di Xandas New Media, la chiave “per riuscire a spostare investimenti dai settori tradizionali, traendo quindi vantaggio dalla disruption”. Per Dettori di dPixel conta in particolare il ‘product market fit’: ossia aver individuato un problema e progettato una soluzione innovativa. “Per noi che investiamo in aziende ‘pre-revenue’ – spiega -, contano start-up che hanno il potenziale per ‘scalare’. È il caso di Cortilia (vendita a filiera corta, ndr) il cui modello, sperimentato a Milano, è replicabile in almeno 50.000 città del mondo”.

Aurelio Mezzotero di Atlante Ventures predilige progetti capaci di generare una forte domanda. “Un mito da sfatare è l’originalità del progetto – spiega –. Il successo sta nei dettagli del modello di business e nelle persone. Ci sono imprenditori con competenze molto diverse, ma l’esperienza mi ha insegnato che quelli che sanno vendere bene le proprie idee hanno più possibilità di farsi strada”. Anche per Ferrari di Superpartes è centrale la figura dell’imprenditore ‘owner’ della start-up. “Non importa se abbia o no le competenze di sviluppo o di marketing. Dev’essere una persona motivata nel portare avanti il progetto a tempo pieno. Ciò che manca lo forniamo noi. Con Talent Garden abbiamo creato un efficace modello di cross-fertilizzazione tra start-up, già avviato in cinque città italiane”. Una grossa carenza italiana infine, spiega Gasperini di Digital Magics, è la capacità di andare oltre il proprio ‘orticello’ e pensare in grande: “Serve imparare a condividere cultura e idee nel team superando gelosie personali: qualità molto rare in Italia”.

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