E’ nel mobile il futuro del turismo. Secondo Amadeus, che ha organizzato a Milano il Travel technology day, circa il 40% dei consumatori vorrebbe poter ricevere aggiornamenti in tempo reale relativi al bagaglio e al volo sul proprio dispositivo mobile.
Inoltre, il 16% degli intervistati utilizza già gli smartphone per prenotare i propri viaggi. Un dato che nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 35 anni sale al 18% arrivando al 33% fra i viaggiatori abituali. E il 3,4% dei consumatori già oggi utilizza il proprio dispositivo per effettuare il check in.
Dati di una ricerca realizzata dalla società specializzata nella tecnologia per il mondo del turismo che indica come l’utilizzo dei dispositivi mobili sia due volte più comune nei mercati in espansione rispetto a quelli più sviluppati. In India, per esempio, il 24% dei viaggiatori cerca le destinazioni sul cellulare.
In Europa, invece, tre viaggiatori su dieci non usano per niente il telefonino per il turismo, mentre i consumatori americani mostrano livelli di interesse comparabili a quelli dei viaggiatori dei mercati emergenti. Sul fronte dell’industria dei viaggi, i vettori asiatici e nord americani sono tra i maggiori offerenti di servizi mobile e le compagnie stanno cercando di allineare la loro offerta con la domanda dei consumatori a cominciare dai servizi di push notification in grado di trasferire in tempo reale informazioni aggiornate.
Lo sviluppo del mobile dovrebbe dare nuova spinta a un mercato che nel 2012 dovrebbe chiudere a livello mondiale con 963,8 miliardi di dollari (+12%). In questo contesto, l’online rappresenta il 30% del mercato globale. Un settore, quello del turismo, fondamentale per l’Italia dove vale l’8,6% del Pil ma che rispetto al 2010 ha registrato una contrazione del 16,5% del numero dei viaggi e del 15,1% dei pernottamenti.
Un calo frutto anche del ritardo italiano sul fronte delle nuove tecnologie, ma non solo, come ha sottolineato all’evento milanese Oscar Giannino che ha dichiarato di avere una visione ipercritica rispetto alla situazione del settore. Per pensare di interagire con buone armi sul mercato turistico ad alto valore aggiunto, ha spiegato, ci vuole integrazione della qualità dell’offerta dei singoli comparti con una minore polverizzazione. Gli alberghi italiani sulle coste avrebbero bisogno di un piano industriale serio. Metà delle strutture infatti non hanno una soglia patrimoniale tale da consentire una riqualificazione dell’offerta anche se possono dignitosamente sopravvivere come azienda famigliare.
E poi ci sono i portali territoriali dove c’è bisogno di contenuti generati dagli utenti, feedback, collegamenti a social network fatti da gente che lavora per fare rimbalzare le notizie nelle lingue dei paesi di origine (e quindi lavorare su altri social network locali, non solo Facebook), ricorso massiccio a immagini, video, animazioni. “Ci vogliono app in mandarino in modo che chi telefona dalla Cina si veda arrivare un avviso sul telefonino che lo rimanda a un sito Internet. C’è bisogno di questo livello di interlocuzione per intercettare il valore aggiunto, perché l’integrazione tecnologica è fondamentale”.