La guerra dei prezzi non fa bene al settore Telco, proprio alla vigilia di uno snodo fondamentale come quello del 5G: questa la principale conclusione della nona edizione di “Telco per l’Italia 360 Summit”, l’appuntamento annuale dedicato dal Gruppo Digital360 al mondo delle telecomunicazioni. Che, come anticipato, non vive un momento semplicissimo: dopo due anni di lieve ripresa del mercato, il 2018 ha fatto registrare nuovamente un segno meno nei ricavi, scesi complessivamente del 27% in 9 anni: dopo il +1,6% del 2016 e il +0,4% del 2017 (dati Asstel), il valore si è assestato vicino ai 30 miliardi di euro nel 2018, in calo di oltre 11 miliardi di euro di euro rispetto al 2009.
Secondo Andrea Rangone, CEO di Digital360, “La ragione principale è da riscontrare nel fatto che in dieci anni i prezzi del settore si sono contratti del 24,8%, mentre sono cresciuti quelli di altre utilities come acqua, luce, gas e trasporti – ha spiegato il CEO di Digital360 -. Il risultato, considerando anche l’extra investimento da 6,5 miliardi di euro per l’acquisto delle frequenze del 5G, è un cash flow negativo nel 2018 per un settore strategico per lo sviluppo digitale dell’intero Paese”.
Oltre ai 30 miliardi di euro di giro d’affari di diretta competenza delle TLC, i diversi servizi digitali ‘abilitati’ dalle Telco valgono complessivamente ben 55 miliardi di euro (dati Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano), a cui vanno aggiunti tutti i processi di trasformazione digitale delle aziende e delle pubbliche amministrazioni, che ovviamente si basano sulla presenza di una infrastruttura di Telecomunicazione.
“Occorre una immediata e chiara presa di coscienza di questa situazione da parte della politica e delle authority, per sostenere il settore in un momento cruciale come l’avvento della tecnologia 5G – ha concluso Rangone -. È fondamentale capire che la continua discesa dei prezzi può minare la sostenibilità stessa degli investimenti degli operatori ed è necessario eliminare velocemente tutti gli ostacoli normativi e burocratici allo sviluppo della banda ultralarga e delle reti 5G, che possono potenziare i ricavi degli operatori, ma anche aumentare la competitività dell’intera economia italiana”.