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TIM racconta il suo Smart Working: «Non solo produttività ma anche bilanciamento vita-lavoro e miglior vivibilità delle città»

Dopo un’indagine che ha accertato miglioramenti potenziali di rendimento del 5-6%, e una prima sperimentazione su 1000 risorse, una seconda fase ha coinvolto 8000 dipendenti in cinque città. L’obiettivo è arrivare a regime entro il 2017 anche grazie al nuovo quartier generale in preparazione a Roma, spiega il referente del progetto Andrea Iapichino

Pubblicato il 12 Apr 2016

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Le politiche di Smart Working si stanno diffondendo ormai in tutte le grandi aziende italiane, e un esempio molto significativo, anche per il ruolo che l’azienda ricopre nelle tecnologie Mobile (fondamentali appunto per supportare lo Smart Working), è TIM. Un caso che recentemente è stato raccontato su Agendadigitale.eu da Andrea Iapichino, referente Progetto Smart Working Telecom Italia.

«In TIM questa ci è sembrata una buona leva per innovare politiche di gestione, luoghi e strumenti di lavoro, e per creare una piattaforma di collaborazione che farà crescere l’agilità e l’efficacia di chi lavora in azienda», spiega Iapichino, che cita la definizione di “smart working” utilizzata nel DDL Lavoro presentato dal Ministro Poletti. Si parla quindi di modalità di gestione flessibile e personalizzata della settimana lavorativa a regime subordinato: il posto di lavoro con le stesse logiche della “realtà aumentata” si trasforma e rende possibile svolgere le attività anche senza doversi recare nella propria sede d’azienda. Questa modalità inoltre, non prevede la modifica del trattamento economico, ed arriva ad estendere alle aziende che lo introdurranno gli incentivi fiscali e contributivi previsti per gli incrementi di produttività del lavoro.

Nei mesi scorsi, da un’indagine realizzata da TIM sul proprio personale in collaborazione con il Politecnico di Milano, è emerso un potenziale miglioramento della produttività in linea con le attuali esperienze italiane, e cioè un possibile incremento tra il 5 e il 6%. Dopodiché TIM ha organizzato dei periodi di prova su un campione di circa 1000 persone che hanno confermato gli effetti positivi sulla produttività.

A fine febbraio in cinque città (Milano, Torino, Bologna, Roma e Palermo) è stata quindi avviata la vera e propria fase di sperimentazione per tutte le aziende del Gruppo, che sarà estesa gradualmente anche alle altre principali città italiane e che ha tra gli obiettivi una precisa misurazione dei benefici del lavoro agile: «Non solo la produttività – sottolinea Iapichino – ma anche il bilanciamento vita-lavoro e la migliore vivibilità delle aree urbane grazie alla diminuzione del traffico cittadino».

Il progetto Smart Working di TIM è aperto a tutti i dipendenti che non fanno oggi attività vincolate a uno specifico ambiente di lavoro. A pochi giorni dal lancio della sperimentazione le adesioni sono più di 8000. Il bacino potenziale è di circa 18.000 persone, il che significa che è già stato raggiunto oltre il 44% delle adesioni. La sperimentazione in corso punta a far entrare il nuovo modello di business definitivamente a regime entro la fine del 2017.

«Il nostro percorso di trasformazione organizzativa non guarda solo agli obiettivi interni – di welfare, produttività e Corporate Social Responsibility – ma intende creare un circolo virtuoso d’influenza reciproca tra soluzioni digitali per le nostre persone e soluzioni per i nostri clienti. Esiste infatti uno specifico piano investimenti in tecnologie che identifica nuove soluzioni che saranno realizzate al nostro interno, per poi valutare e arricchire il portafoglio di offerta».

IN parallelo con il progetto Smart Working, TIM è all’opera per un nuovo quartier generale, che adotterà principi di sostenibilità ambientale e di efficienza. Ospiterà in totale oltre 5 mila persone e i primi trasferimenti (circa 1600 persone) nei nuovi uffici inizieranno alla fine di questo anno. Il piano di razionalizzazione immobiliare interessa dieci città (Bari, Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Palermo, Torino, Venezia, Milano e Roma) nell’arco di due anni.

TIM – conclude Iapichino – vuole essere un abilitatore di vita digitale e le nuove sedi rappresenteranno questo intento anche nella loro struttura. «L’allestimento e l’organizzazione saranno in linea con le tendenze più attuali del lavoro agile: spazi accoglienti adatti a lavorare in squadra, ma che rispondano alle esigenze dei singoli, aree per favorire le relazioni sociali, postazioni dotate delle migliori tecnologie».

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