Qual è l’obiettivo prioritario dei gestori di una supply chain? Fondamentalmente, far sì che – nella maniera più efficiente possibile – vi sia una perfetta corrispondenza tra la domanda e l’offerta di un determinato prodotto, in qualsiasi luogo questo venga distribuito e commercializzato. Si tratta infatti del presupposto indispensabile per organizzare nel modo giusto scorte e magazzini, nonché le flotte di trasporto. La gestione della supply chain e della logistica, invece, fa tradizionalmente i conti con una incertezza della domanda e l’incapacità di prevederla in maniera accurata. Ma anche la stessa capacità di produzione può essere caratterizzata da difficoltà di varia natura (il caso classico è quello di uno stop tecnico agli impianti industriali), mentre la mancanza di sincronizzazione tra i partner della catena di fornitura può portare a ritardi o rallentamenti. In buona sostanza, dunque, le difficoltà della logistica derivano essenzialmente da lacune di tipo informativo, che portano a un discostamento tra le previsioni delle aziende e la realtà fattuale.
I rischi della logistica tradizionale
Tradizionalmente queste previsioni erano effettuate sulla base dei dati storici in possesso dell’impresa, ma è chiaro che un approccio di questo tipo rivela non pochi punti deboli, soprattutto nell’attuale momento storico, caratterizzato da una domanda e da dinamiche di mercato di varia natura molto meno controllabili rispetto al recente passato. Le previsioni di tipo tradizionale sulla logistica possono essere infatti mandate all’aria da eventi occasionali come repentini cambiamenti economici, promozioni speciali, improvvise tendenze della moda, condizioni meteorologiche estreme e persino accesi dibattiti sui social. È chiaro che, di fronte a queste circostanze inattese, i metodi classici faticano a fornire previsioni accurate. Tutto questo è aggravato dal fatto che, non di rado, i dati della catena logistica vengono gestiti manualmente e non sono aggiornati con regolarità, fattore che ovviamente rende ancora meno attendibile qualsiasi tipo di modello previsionale statico. Le conseguenze di una logistica inefficiente rischiano di essere particolarmente pesanti, specialmente nell’attuale contesto economico di competizione globale. La mancata disponibilità fisica dei prodotti, unitamente ai tempi di consegna non rispettati, può portare a un drastico calo della reputazione e dell’immagine di un’impresa, sia nel mondo B2C che B2B. Al contempo, un eccessivo accumulo di merci e stock nei magazzini comporta costi logistici eccessivi, difficili da sopportare per aziende che devono solitamente fare estrema attenzione ai propri margini.
I dati alla base della Supply Chain 4.0
È chiaro, dunque, che serve una logistica di nuova generazione, che sempre di più viene definita supply chain 4.0, che si basa prioritariamente sull’utilizzo delle tecnologie messe a disposizione dalla trasformazione digitale (Internet of things, Big Data, Intelligenza artificiale, machine learning) per arrivare a previsioni più accurate, capaci di tenere conto anche dei potenziali imprevisti, apprendendo continuamente dagli errori e dalle situazioni che si presentano sul campo. La digitalizzazione della catena di approvvigionamento consente alle aziende di affrontare le nuove esigenze dei clienti, nonché di rispondere alle sfide dal lato dell’offerta e alle mutate aspettative in termini di miglioramento dell’efficienza. Tutto questo è possibile soltanto attraverso una analisi puntuale e sistematica dei dati interni a disposizione dell’azienda (ad esempio produttività impianti, condizioni dei magazzini, ecc) combinati con quelli esterni (tendenze del mercato, condizioni meteorologiche, ecc). Ovviamente è molto importante avere a disposizione una varietà di dati che copra in maniera end-to-end l’intera catena logistica di un’organizzazione: dalla quantità esatta di stock presenti nei magazzini, sino all’esatta posizione dei camion adibiti al trasporto delle merci.
Una collaborazione in ottica di ecosistema
Nella supply chain 4.0 i dati devono essere condivisi con tutte le terze parti coinvolte nella catena logistica, con l’obiettivo di migliorare il processo complessivo. La necessità di una maggiore collaborazione tra gli operatori è confermata anche da una recente indagine di Accenture Strategy condotta su un gruppo di executive della supply chain: ben il 79% degli intervistati è d’accordo nel ritenere che la collaborazione aiuterà a rendere le supply chain ed il sistema logistico più flessibile, mentre l’84% ritiene che al fine di soddisfare le richieste dei clienti, si tenderà sempre di più a fare affidamento ai sistemi di collaborazione strutturati. Immaginiamo che un fornitore abbia a che a fare con un rallentamento del proprio processo che può portare a un allungamento dei tempi di consegna e, nel peggiore dei casi, anche a veri e propri problemi operativi. In questi casi è necessario che tale fornitore abbia la possibilità di segnalare in maniera tempestiva questa eventuale difficoltà, così da permettere alla piattaforma di supply chain 4.0 di mitigare il problema e ricalibrare in maniera tempestiva le proprie previsioni. In realtà, le moderne piattaforme basate sul machine learning, sono in grado di effettuare in maniera automatica buona parte di queste ricalibrazioni, senza un coinvolgimento umano, identificando autonomamente la migliore risposta possibile di fronte alle migliaia di problematiche che possono interessare quotidianamente una supply chain distribuita su scala globale. Con il supporto avanzato di questi sistemi, dall’80 al 90 percento di tutte le attività di pianificazione può essere automatizzato e garantire comunque una migliore qualità rispetto alle attività svolte manualmente.
Tutti i benefici della Consulenza 4.0
Secondo la società di analisi e consulenza McKinsey, l’analisi predittiva nella pianificazione della domanda – capace di analizzare le centinaia a migliaia di variabili interne ed esterne che la influenzano – è in grado di consentire un significativo miglioramento dell’accuratezza delle previsioni, spesso riducendo l’errore del 30-50%. Ma la Supply Chain 4.0 va oltre il miglioramento delle previsioni sulla domanda: i costi operativi potrebbero essere inferiori fino al 30 per cento, mentre le scorte potrebbero ridursi di diversi punti percentuali, aumentando allo stesso tempo l’agilità delle catene di approvvigionamento in modo significativo. In tutto questo un ruolo fondamentale dovrebbe essere giocato dall’ottimizzazione dei servizi di trasporto e immagazzinaggio, ovvero dalla rete fisica della logistica: la supply chain 4.0 deve consentire alle flotte di percorrere il minor numero di chilometri possibile, prelevando le merci da un numero contenuto di magazzini, sempre rispettando il livello di servizio richiesto dal cliente. Ovviamente, anche questa parte più fisica della logistica è investita dal processo di trasformazione digitale, in particolare dalla robotica, capace di automatizzare buona parte delle operazioni lungo il processo di magazzino – dalla ricezione / scarico al deposito, alla raccolta, all’imballaggio e alla spedizione. La sempre maggiore diffusione della sensoristica IoT permette di raccogliere continuamente dati relativi a queste delicatissime fasi. C’è poi da considerare che avere una gestione ottimale della supply chain permette l’integrazione con la strategia di prezzo: a seconda dei livelli delle scorte, della domanda attesa e della capacità di rifornimento, i prezzi possono essere adattati dinamicamente per ottimizzare i profitti e minimizzare allo stesso tempo le scorte.
Non trascurabile, infine, è l’impatto della Supply chain 4.0 sul tema sicurezza: lo spostamento delle merci su scala globale deve essere necessariamente monitorato, per ridurre al minimo rischi ed eventuali contenziosi con i clienti. Quello che si sta affermando è un ciclo digitalizzato, abilitato dall’uso di tecnologie IoT e certificato dall’impiego della Blockchain, che permetta di ottenere maggiore visibilità e accesso al flusso di informazioni con maggiore affidabilità, velocità e sicurezza. Ma quanto le imprese sono davvero pronte alla Supply Chain 4.0, anche e soprattutto da un punto di vista culturale? Secondo una recente analisi di Accenture il 72% delle società ha pressioni interne ed esterne, da fornitori e partner, per implementare soluzioni avanzate digitali in ambito supply chain, a dimostrazione di come si stia innescando un circolo virtuoso che spinge le aziende a innovare per non rimanere ai margini del mercato. Dati che sono confermati da uno studio di Gartner, secondo cui il 57% dei C-level considera la supply chain optimization una priorità per la crescita.
ToolsGroup: la pianificazione automatica del livello di servizio
Un’azienda che da alcuni anni a questa parte è profondamente impegnata nella Supply Chain 4.0 è sicuramente ToolsGroup, che propone al mercato software e piattaforme che sono in grado di ottimizzare il funzionamento della logistica. In particolare, rendendo possibile una pianificazione automatica del livello di servizio, che a sua volta consente alle aziende di garantire livelli di servizio eccellenti in supply chain estremamente complesse. I modelli di ToolsGroup per la domanda e l’ottimizzazione delle scorte, potenziati dal machine learning, interpretano dati complessi di domanda e ottimizzano in maniera dinamica il mix di stock lungo la catena distributiva, in modo che le aziende possano offrire un servizio eccezionale al minor costo possibile. La stima è che ToolsGroup consenta di incrementare il livello di servizio di 3-5 punti percentuali, ridurre le scorte del 20-30% e il carico di lavoro dei pianificatori del 50-90%. Una scelta che è stata effettuata da organizzazioni che devono gestire una catena globale e ramificata, come Absolut, BP e Harley-Davidson.