Vaninetti (Cisco): “Cybersecurity fattore centrale della digital transformation”

Intervista al nuovo security leader per l’Italia di Cisco: “Abbiamo la mission di accompagnare i nostri clienti in un percorso di trasformazione digitale basato sula security by design. In Italia sensibilità in crescita, grazie anche alla collaborazione pubblico-privato. Aziende sempre più consapevoli dei rischi e della necessità di un nuovo approccio”

Pubblicato il 16 Ott 2018

stefano-vaninetti

“La nostra mission è di portare Cisco a essere riconosciuta sempre più nell’ambito sicurezza, accompagnando i clienti in un percorso di trasformazione digitale basato sulla security by design dal giorno zero. Ho trovato in questa azienda un portafoglio di prodotti eccezionale, un’ampiezza di soluzioni unica sul mercato, con un concetto di automazione e integrazione che è il vero valore aggiunto. Quello che dobbiamo fare come divisione è di portare evangelizzazione sul mercato, facendoci portatori di un nuovo modo di affrontare la sicurezza, dove le minacce crescono sempre di più, le skill sono sempre di meno, e il business si muove a una velocità elevatissima”. 

Lo dice in un’intervista a Internet for things Stefano Vaninetti, che da fine settembre è il Security leader per l’Italia di Cisco, oltre che membro del team Global security sales organization della società.  

Vaninetti, qual è il valore aggiunto che la sua divisione potrà portare?

Cisco è universalmente conosciuta come azienda focalizzata sul mettere a disposizione dei propri partner soluzioni che risolvono problemi, come ambasciatore delle opportunità che la digital transformation può aprire su scala globale e nel nostro caso sul mercato italiano. Nel mondo della cybersecurity, che fino a oggi è stato un mercato di nicchia, è presente con una divisione ad hoc, che ora ha la possibilità di farsi percepire sul mercato con più forza,  per rimarcare l’importanza dell’azienda come player in ambito sicurezza a 360 gradi.

Quanto è importante la collaborazione nell’R&D con gli altri operatori del settore, pubblici e privati?

Nel mondo della digitalizzazione ricerca e sviluppo sono un fattore fondamentale per andare avanti, sempre in una logica di apertura e di collaborazione. Negli anni abbiamo capito che più sei chiuso e più prima o poi il mercato tenderà a isolarti. Il nostro obiettivo è di rendere le cose semplici e aperte, perché solo con l’apertura ad altri si riesce a creare un ecosistema virtuoso, integrato e automatizzato. Questo va di pari passo con la propensione a fare investimenti importanti per supportare e far evolvere la strategia. E’ quello che finora Cisco ha fatto in diversi ambiti del proprio buisness: a parte il “core”, è avvenuto ad esempio sulla collaboration e sui data center. La scelta è stata di non essere semplici product vendor, ma un’azienda che cerca di cambiare il modo in cui si si affronta il mercato. Lo dico perché questa propensione è fondamentale nell’evoluzione della sicurezza dall’on-premise al cloud, da capex a servizio. Oggi vediamo che molte Pmi non sono in grado di costruirsi la sicurezza in casa, e questo riguarda a volte anche le medie e le grandi imprese. C’è bisogno di qualcuno che sia in grado di recepire le informazioni che vedono dal mondo produttivo, di correlarle e mettere a disposizione i servizi di cui queste realtà hanno bisogno.

Che risultati state ottenendo verso quelle società che considerano ancora la cybersecurity come una seccatura su cui spendere il meno possibile?

Purtroppo nel campo della cybersecurity spesso si pensa di poter affrontare problemi nuovi con strumenti o approcci vecchi. Stiamo cercando di far percepire che dal momento che è cambiato il perimetro, è cambiata l’utenza, le aziende non hanno più barriere: sarebbe molto difficile, se non impossibile, affrontare questo cambiamento con strumenti vecchi, anche se costano meno. Finora sulla cybersecurity si è sempre speso poco perché la percezione della minaccia o del rischio è sempre stata bassa. Oggi questa percezione sta crescendo, e proporzionalmente aumenterà anche la possibilità di spesa, anche se parliamo di cifre non paragonabili a quello che le aziende spendono in IT o in OT. Questo porterà gradualmente a mettere il management nelle condizioni di essere più consapevoli dei rischi, e quindi della necessità di mettere a punto un progetto di visione strategica corredato dalle risorse necessarie. E’ ancora molto complicato spiegarlo, ma sono sicuro che ci arriveremo. Già oggi ci sono settori molto più avanti di altri, soltanto per fare un esempio quello delle banche: si tratterà di rendere trasversale ai vari settori di business questa consapevolezza.

Questo ragionamento riguarda anche la Pubblica amministrazione?

Certo, oggi la percezione è che ci sia molta più attenzione e molto più interesse attorno alla cybersecurity, anche nella collaborazione pubblico privato. Come Cisco abbiamo dato vita a molti diversi progetti di collaborazione anche a livello istituzionale, con iniziative come Digitaliani o Net Academy. E’ un inizio, un buon punto di partenza. Ma la strada è ancora lunga.

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