Schneider Point of View

Verso i green data center, senza dimenticare l’edge

Nell’anno in cui i temi della sostenibilità ambientale diventano centrali per le economie e per le imprese, anche la svolta verso i green data center assume nuova rilevanza. A che punto siamo, quali sono le azioni in campo, la visione di Schneider Electric

Pubblicato il 09 Mar 2021

Foto di David Zydd da Pixabay 

Questo 2021 sembra essersi aperto nel segno di una diversa attenzione alle tematiche ambientali, al contenimento dei consumi, all’adozione di un approccio più consapevole al risparmio energetico. Una sensibilità che si sta diffondendo anche all’interno delle imprese, complici un fortunato combinato disposto di regolamenti, incentivi e attività di sensibilizzazione.
In questo scenario, appare evidente che la sostenibilità nei data center e le strategie indirizzate ai green data center rientrino a pieno titolo tra le buone pratiche da perseguire nello sviluppo di un’economia sempre più digitale e digitalizzata.

Cuore di tutte le strategie di digital transformation delle imprese, il data center trova nel miglioramento dell’efficienza delle risorse e nella ricerca di un modello sostenibile le sfide maggiori per il proprio futuro, a maggior ragione oggi che la potenza di calcolo necessaria per sostenere le iniziative di digitalizzazione sta crescendo a ritmi sorprendenti.

Green Data Center: a che punto siamo

Sono molti gli studi che negli ultimi anni si sono focalizzati proprio sul tema del consumo energetico dei data center. Numerosi servizi pubblicati su testate come Journal of Science, Science Mag, Nature mettono in evidenza non solo quale sia l’impatto dei data center in termini di consumi di acqua o elettricità o di emissioni di gas serra, ma la loro crescita costante sia in termini di numerosità e diffusione, sia in termini di volumi di dati elaborati.
In tutto questo, la buona notizia c’è.
Sebbene negli ultimi 10 anni il carico di lavoro dei data center sia aumentato di circa 6 volte tra il 2010 e il 2020, non si è registrato un parallelo e corrispondente aumento nel consumo energetico.
Questo grazie alle innovazioni tecnologiche che in questi anni hanno interessato proprio il data center e alle sempre più numerose iniziative green, che hanno consentito di aumentare le capacità elaborative senza un aumento proporzionale del consumo energetico.

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Green Data Center: l’Europa si muove

Se dunque il “going green” è una necessità, non stupisce che negli ultimi mesi, anzi negli ultimi anni, si siano moltiplicate le iniziative che vedono i protagonisti del comparto allearsi per trovare soluzioni comuni e – soprattutto – perseguire comuni obiettivi.
Nelle scorse settimane è stata ampiamente riportata la notizia della stipula di un “Patto per la neutralità climatica dei data center” al quale hanno aderito 42 soggetti, tra provider di infrastrutture cloud, operatori di data center e associazioni. Si tratta di una vera e propria iniziativa di autoregolamentazione, nata con un obiettivo ben preciso: rendere i data center in Europa neutri dal punto di vista climatico entro il 2030.
L’aspetto positivo di questa iniziativa, che nasce come risposta positiva al Green Deal europeo annunciato nel 2019 che conteneva un chiaro invito a stabilire regole di sostenibilità per le infrastrutture digitali, è che di fatto anticipa regolamentazioni e leggi sulla sostenibilità dei data center, delineando di fatto gli obiettivi di efficienza del data center, quelli di utilizzo di energia da fonti rinnovabili, fissando obiettivi aggressivi per raggiungerli e dando vita a una struttura di monitoraggio dei progressi fatti.

Una iniziativa di lobbying, potrebbe essere definita, che ha avuto un effetto positivo anche sulle autorità unionali, che hanno deciso di rimandare per lo meno temporaneamente l’adozione di misure normative più severe, come multe e incentivi fiscali, attendendo gli effetti positivi del Patto.
L’iniziativa di autoregolamentazione si concentra su sei aspetti specifici: efficienza energetica, energia pulita, acqua, economia circolare, energia circolare e governance.
Vediamoli in dettaglio.

  1. Efficienza energetica
    In questo caso, il patto prevede che a partire dal 2025 tutti i data center realizzati in zone geografiche dai climi più freddi abbiano un PUE (Power Usage Effectiveness) non superiore a 1,3, quando funzionano a piena capacità. L’obiettivo PUE per le nuove strutture realizzate in zone geografiche dal clima più caldo, dove il free cooling è più difficile da raggiungere, è 1,4.
    Gli stessi obiettivi devono essere raggiunti anche dai data center realizzati prima del 2025, ma in questo caso la scadenza è fissata al 2030.
  2. Energia pulita
    Entro il 2025 gli operatori dei data center dovranno acquistare energia rinnovabile sufficiente per soddisfare il 75% del consumo totale delle loro. Per il 2030 questo obiettivo sale ulteriormente fino a toccare il 100%.
  3. Acqua
    Rispetto ai consumi energetici, il Patto non fissa obiettivi precisi in relazione al consumo di acqua, ma stabilisce che i data center stabiliranno “obiettivi ambiziosi efficienza idrica”, prendendo a riferimento metriche appropriate come il WUE (Water Usage Effectiveness).
  4. Economia circolare
    Anche in questo caso non siamo in presenza di obiettivi precisi. In ogni caso, l’idea è che le apparecchiature che raggiungono la fine del ciclo di vita previsto dal produttore possano essere riutilizzate o riparate e comunque riciclate. Nel Patto si parla di “livelli elevati” di riutilizzo o riparazione, mentre entro il 2025 gli aderenti al Patto definiranno target più precisi su questo tema specifico.
  5. Energia Circolare
    I partecipanti al Patto riconoscono come opportunità il riutilizzo del calore di scarto dei data center. Poche le specifiche anche in questo caso, ma chiara la volontà di esplorare le possibilità di interconnessione con i sistemi di teleriscaldamento.
  6. Governance
    Quest’ultima parte si riferisce ai target temporali che gli aderenti al Patto si sono dati per rispondere alla UE rispetto ai progressi verso il raggiungimento degli obiettivi del patto, per certificare il rispetto del patto da parte dei suoi firmatari e per dare il via al periodo di misurazione iniziale, che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

Green Data Center: una risposta alla crisi pandemica?

Un approccio interessante su questo tema è quello che sta esprimendo ormai da tempo Schneider Electric.
La necessità di una diversa attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico è diventata particolarmente urgente proprio lo scorso anno, nel corso dei mesi più difficili e duri della crisi pandemica da COVID-19.
Due sono i fenomeni più evidenti: in primo luogo un’accelerazione di quei percorsi di digitalizzazione troppo spesso auspicati ma altrettanto spesso posposti, dall’altro una riduzione dell’inquinamento atmosferico a livello globale dovuta a una serie di fattori concomitanti, inclusa, naturalmente, la minore mobilità di beni e persone.
Un effetto indiretto della pandemia e comunque di breve durata, che ha avuto tuttavia il pregio di far comprendere come sia necessaria un’ampia collaborazione intersettoriale per risolvere il dilemma energetico.
Esattamente come sta accadendo nel mondo dei data center.

Gli Edge Data Center aiutano un approccio sostenibile

Come abbiamo sottolineato nei precedenti paragrafi, molto si sta facendo nel settore dei data center per promuovere la sostenibilità, sia che si tratti di data center centralizzati, sia di infrastrutture regionali.
Rispetto a 10, 15 anni fa, le innovazioni introdotte a partire dalla progettazione e passando per raffreddamento, gestione, gruppi di continuità, hanno portato a una riduzione dell’80% della perdita di energia.
Non si tratta di un punto di arrivo, ma di un risultato che stimola a sviluppare ulteriori innovazioni incentrate sulla sostenibilità da introdurre nell’intera catena del valore del data center, edge data center inclusi.
Il tema degli edge data center è sicuramente centrale nelle strategie di Schneider Electric.
Il continuo aumento dei dispositivi connessi, lo sviluppo dell’Internet of Things se non dell’Internet of Everything, all’IoT, e più in generale la trasformazione digitale della nostra economia, porta con sé la generazione di enormi quantità di dati per i quali sempre più spesso si richiede una elaborazione più rapida e più vicina al punto di generazione o consumo dei dati stessi.
Siamo nell’ambito dell’edge computing, vale a dire la possibilità di portare maggiore capacità di elaborazione ai margini di una rete.
Per poter esprimere al meglio le sue potenzialità, l’edge computing ha bisogno di data center periferici locali: gli edge data center, vale a dire elementi di una infrastruttura IT distribuiti geograficamente per abilitare gli endpoint sulla rete.
Gli edge data center rappresentano attualmente una risposta ai bisogni espressi dal mondo commercial – dal retail alla sanità al finance -, dal mondo industriale – dal manifatturiero ai mondi dell’oil&gas o dell’automotive -, dal mondo delle telco.

Green Data Center anche nell’edge

Nella visione di Schneider Electric proprio il crescente bisogno di infrastrutture edge, per garantire quella business continuity e quella resilienza che nel “new normal” oggi le aziende si aspettano, rende la sfida dell’efficienza energetica più che mai urgente anche in questo comparto.
Basta un numero per capirne la portata: nei prossimi 20 anni, il consumo di energia da parte degli edge data center supererà i 3K TWh, pari al consumo energetico di ~ 275 milioni di famiglie.
È dunque fondamentale che anche gli edge data center siano progettati e realizzati per essere efficienti dal punto di vista energetico, delle risorse e dei costi.

Una valutazione d’impatto sui green data center edge

Per meglio definire l’urgenza, Schneider Electric presenta i risultati di un proprio studio secondo il quale entro i prossimi 4-5 anni dovrebbero essere installati circa 7,5 milioni di nuovi micro data center la cui impronta globale alla potenza di picco dovrebbe raggiungere i 120 GW.
Portare queste installazioni da una condizione di efficienza moderata a una di alta efficienza equivarrebbe a portare la spesa per il consumo energetico annuale da 109 a 92 miliardi di dollari e da 600.000 a 450.00 tonnellate di CO2 all’anno.
La “reason why” di una politica green data center anche nell’edge appare evidente.

4 passi verso i green data center anche nell’edge

Nella visione di Schneider Electric sono 4 i punti focali sui quali una strategia che punti allo sviluppo di green data center anche in ambito edge.

1 – Maggiore standardizzazione e integrazione
Proprio l’esperienza maturata nel corso delle fasi più dure dell’emergenza ha messo in evidenza l’importanza della standardizzazione, che facilita non solo l’installazione ma anche la manutenzione, anche in quelle situazioni nelle quali il personale IT sia assente o presente in numero limitato.
Importante è anche la possibilità di utilizzare sistemi integrati che offrono vantaggi sia in fase di implementazione sia in fase di gestione, grazie a strumenti di monitoraggio remoto.

2 – Maggiore efficienza
Se le previsioni fossero rispettate e quel target di 7,5 milioni di edge data center entro i prossimi 4-5 anni fosse effettivamente raggiunto, ci troveremmo di fronte a un nuovo dilemma: come gestire o far gestire al personale IT un numero così elevato di implementazioni? Ecco perché è bene puntare su soluzioni che garantiscano una maggiore efficienza operativa, dotate di funzioni chiave quali la comprensione dei dati, il benchmarking e l’analisi predittiva il cui utilizzo può aiutare a ridurre i costi e aumentare l’efficienza.

3 – Facilità ed economicità nella manutenzione
Quando si parla di numeri come quelli sin qui prospettati per gli edge data center, anche il tema dell’assistenza e della manutenzione è tutt’altro che banale. Il service su deployment di scala così vasta è quasi inimmaginabile: per questo serve un approccio sia pratico sia conveniente. In questo caso stanno emergendo nuove modalità di servizio che di fatto aiutano a rimuovere la complessità nella gestione degli edge data center. Ad esempio, i servizi di monitoraggio e assistenza remota che garantiscono il monitoraggio continuo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, la risoluzione dei problemi a distanza, assistenza in loco il giorno lavorativo successivo, la fornitura di parti di ricambio, il corretto smaltimento delle vecchie batterie o parti dell’UPS.

4 – Monitoraggio e gestione remoti supportati dall’AI
Se la necessità è quella di gestire in modo efficace ed efficiente anche gli edge data center, soluzioni come EcoStruxure IT di Schneider Electric, che offre funzionalità di monitoraggio e gestione basata su cloud, offrono agli utenti visibilità sulle prestazioni della loro infrastruttura IT e può fornire consigli in tempo reale per ottimizzare le prestazioni e garantire l’uptime, sfruttando strumenti intelligenti per prevenire problemi o possibili guasti.

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