Solo 5 mesi fa i dati Auditel indicavano un aumento sino a 24 milioni di persone che connettono la tv da una rete per la fruizione online. Da un’analisi del Politecnico di Milano, poi, emerge che nell’ultimo anno c’è stato un aumento del 40% di tv connesse ad internet, e del 31% di sottoscrizioni a servizi Svod (subscription video on demand).
In questo scenario l’esplosione nel mondo del Mobile, della diffusione tra i consumatori di smartphone e tablet, può dare la spinta decisiva anche all’home entertainment digitale che comprende in particolare il segmento VoD, ossia i video on demand.
Secondo l’ultimo rapporto di ITMedia Consulting “Il video on demand in Europa 2015-2018”, presentato da pochi giorni, tra tre anni il traffico video rappresenterà il 76% del traffico consumer internet (57% nel 2013) e la fruizione di contenuti HD e Ultra HD sarà determinante, così come quella appunto da Mobile, che farà da traino per la crescita e lo sviluppo complessivo della rete e dei servizi, con un incremento stimato nei tre anni del 60%. Il consumo di video farà la parte del leone, attestandosi al 72% del traffico complessivo mobile nel 2019 contro il 55% dell’anno scorso. In Italia, il traffico mobile crescerà di ben 8 volte entro il 2019, un incremento medio annuo del 50%.
Lo streaming di film, soprattutto in Italia, si è sviluppato da qualche anno. Ultimamente, a discapito dell’illegalità e della violazione del diritto d’autore, il servizio in streaming di film e serie tv è stato legalizzato, anche se esistono molte “aree grigie” soprattutto per quanto riguarda la fruizione dell’online. Basti pensare che solo metà delle famiglie italiane (il 48%) possiede internet. E non è certo solo un problema di scarsa propensione degli italiani per le tecnologie, anzi: è difficile pensare al boom definitivo di un servizio se l’infrastruttura per la distribuzione è carente, soprattutto fuori dalle grandi città.
Nonostante questo annoso problema, però, ci si attende che nei prossimi 4/5 anni lo scenario cambi. E già oggi, anche se molti utenti del web ancora non lo sanno, esiste la possibilità di scaricare o vedere film in streaming legalmente. Nel nostro Paese infatti sono già attive varie piattaforme per lo streaming di contenuti video, tra cui InfinityTv del gruppo Mediaset.
Quest’ultimo prodotto tutto italiano è un grande archivio multimediale di film e serie tv da guardare direttamente su qualunque device: PC, tablet, smartphone, decoder, lettori blu ray, smart tv, gaming console. Pagando una quota d’abbonamento, mensile o annuale, offre la possibilità di vedere film, serie tv, cartoni animati, web series.
L’Italia è vista dalle realtà straniere di settore come territorio vergine su cui approdare. Stanno, infatti, sempre più prendendo piede anche altri player stranieri come Wuaki tv che viene dal Giappone, Mubi e Chili TV. Tutti e tre questi player giocano molto sulle novità (pensare che film usciti di recente nei cinema sono già disponibili sulle piattaforme) e scommettono molto sulle promozioni: si possono visionare film singoli anche a un euro oppure noleggiarli anche a meno, o ancora acquistarli con qualche euro in più. Queste grosse realtà sono spesso poco conosciute in Italia per la scarsa informazione, pubblicità e comunicazione.
In Europa lo scenario è diverso: sono stati censiti oltre 3mila servizi attivi di Video on Demand. Tra i Paesi più presenti sull’home entertainment primeggiano Regno Unito, Francia e Germania, grazie alla grande diffusione delle connessioni a banda larga e alla miglior capacità di proporre servizi di Svod (abbonamento periodico per la fruizione dei video) e di catch-up Tv (accesso a film novità).
In questo quadro, ha detto recentemente a CorCom Augusto Preta, CEO di ITMedia Consulting, l’imminente ventilato arrivo di Netflix in Italia potrebbe essere l’innesco della “rivoluzione” nel campo dei contenuti video a pagamento: «Come nel resto del mondo dove si è affermato, Netflix è stato un acceleratore della “distruzione” così come iTunes lo è stato per l’industria discografica. Se all’inizio sarà un problema solo delle pay tv, in prospettiva tutto il broadcasting ne subirà le conseguenze. Il cambiamento è inarrestabile, indipendentemente dal fatto che Netflix risulterà o meno il modello vincente».