Mentre in Italia e nel mondo da tempo si dibatte della
necessità di dotare il Paese di un’infrastruttura di
rete capillare in fibra ottica per collegare tutti gli utenti,
(ovvero di tipo FTTH, Fiber to the Home) e dell’esigenza
di lottare contro le reticenze degli operatori telefonici e le
lungaggini burocratiche, uno studio che analizza il destino di
questo mercato per le Telco nei prossimi 5 anni ribalta
completamente la prospettiva, sostenendo che il futuro
sarà dominato dalle tecnologie wireless e dalla valorizzazione
delle attuali reti in rame. Lo studio è stato
pubblicato da Analysys Mason, società di consulenza inglese
specializzata in telecomunicazioni, tecnologia e media che
opera a livello internazionale. Gli analisti affermano che
l’attenzione dei consumatori è per le tecnologie di
connessione in mobilità, spinta dalla costante innovazione dei
dispositivi e dei servizi accessibili, e che questa
convoglierà la maggior parte della loro spesa. Un
segnale di questa tendenza è lo scarso interesse dimostrato
dai consumatori in alcune aree del mondo in cui la cablatura è
parzialmente già avvenuta (Nord America e in parte
del nord est Europeo), ma in cui le adesioni degli utenti non
si sono dimostrate all’altezza delle aspettative e degli
investimenti sostenuti. Dell’FTTH si è spesso affermato
che sia l’unica tecnologia a prova di futuro, ma finchè
il mercato non proporrà prodotti e servizi innovativi
accessibili unicamente tramite questo standard difficilmente
saranno appetibili per un numero economicamente profittevole di
consumatori. Nell’immediato passato la maggiore richiesta
di banda è stata dettata dalla crescita esponenziale dello
streming video portata da siti come Youtube, e forse il VDSL
non sarà sufficiente per accontentarla, ma il collasso
della rete in rame è ancora una prospettiva remota.
Gli analisti calcolano che il costo per raggiungere le
abitazioni degli utenti con la fibra ottica è più di
tre volte superiore a quello necessario per la tecnologia
VDSL su rame, una spesa non giustificabile soprattutto
in un contesto economico in cui gli aiuti economici statali
risultano indispensabili per smuovere interessi privati ed in
cui i governi si trovano a dover fare i conti con una riduzione
dell’indebitamento tramite tagli alla spesa pubblica.
Il futuro e l’interesse dei consumatori sembrano
dirigersi sempre più verso le tecnologie wireless,
come le nuove reti LTE (Long Term Evolution) o Super3G,
un’evoluzione dell’attuale rete 3G derivata dallo
standard UMTS. L’LTE garantirebbe una velocità teorica
di 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload, a cui si aggiunge
un’efficienza nettamente superiore nella trasmissione dei
dati all’interno delle celle. Telecom Italia ha già
condotto una serie di test LTE nella città di Torino,
dotandola di 17 antenne basate su questa tecnologia e riuscendo
lo scorso mese, con chiavette e dispositivi appositamente
prodotti da partner come Alcatel-Lucent, Ericsson e Huawei, a
raggiungere una velocità di download di oltre 140 Mbps, 10
volte superiore a quella delle attuali connessioni in mobilità
disponibili. Il punto cruciale per lo sviluppo
dell’LTE è la disponibilità di nuove frequenze per gli
operatori. Una spinta in questa direzione potrebbe ora
venire dal passaggio alla televisione digitale, che permetterà
di liberare uno spettro di frequenze destinato
all’introduzione di servizi wireless, come da proposta
della Commissione Europea. In Italia si è a lungo discusso
sulla questione ed è emersa la possibilità di destinare parte
delle frequenze ai servizi broadcast televisivi in alta
definizione, una prospettiva non condivisa dalle autorità
europee.