In molteplici settori il tema della tracciabilità ha
assunto negli ultimi anni un ruolo rilevante, sia per
la necessità di rispettare vincoli normativi sempre più
stringenti sia in risposta all’esigenza da parte dei
consumatori di avere garanzie sull’autenticità dei
prodotti. Molte aziende si trovano ad affrontare problematiche
che riguardano la tracciabilità dei prodotti e il
contrasto ai fenomeni del mercato nero e mercato
parallelo, che è possibile con la memorizzazione e la
gestione delle principali informazioni sul prodotto e
l’adeguata rilevazione, interpretazione e gestione delle
“tracce” lasciate lungo il percorso, tracce che ne
costituiscono la storia. L’implementazione di un simile
sistema non è tuttavia un’impresa semplice, tanto che
troppo spesso manca la visibilità sui luoghi di giacenza dei
prodotti, sul loro percorso logistico e sulle tempistiche di
movimentazione reali. Le stesse tecnologie di tracciatura
(codici stampati, barcode 2D) non rappresentano sempre una
barriera invalicabile per i contraffattori: i codici spesso
sono facilmente clonabili, anche in caso di tag RFId EPC, e
non c’è modo per il cliente finale, con le
attuali soluzioni, di discriminare tra un prodotto clone
“di qualità” ed un prodotto originale.
Analogamente, pochi sistemi di controllo della catena logistica
sono in grado di contrastare realmente il fenomeno del mercato
parallelo.
In un simile contesto le tecnologie RFId, dati gli ultimi
sviluppi, possono rappresentare, una valida alternativa
a disposizione delle aziende operanti in settori quali
l’alimentare e il tessile-moda dove la garanzia
di originalità, autenticità e genuinità del prodotto gioca
un ruolo cruciale per la responsabilità sociale e il successo
dell’impresa. Di questo si è parlato durante un recente
evento promossa da Indicod-Ecr e dalla School of Management del
Politecnico di Milano ed ospitato presso l’RFId Solution
Center e il Lab di Indicod- Ecr. La risposta è data dai chip
di nuova generazione, che contengono uno spazio di
memoria non riscrivibile contenente un codice identificativo
univoco, programmato dal produttore del chip
all’atto della costruzione, denominato TID (Tag
IDentification). La presenza del TID limita notevolmente la
possibilità di clonare un tag. L’associazione TID
– codice EPC per l’identificazione automatica dei
prodotti all’interno di un sistema di tracciatura che
presenti uno standard di condivisione delle informazioni, come
l’EPCIS, e che permetta la raccolta ed elaborazione di un
elevato numero di informazioni relative al prodotto nonché la
generazione e gestione degli allarmi del sistema di
tracciatura, rende quindi robusto il meccanismo di
anticontraffazione. Il sistema EPCIS, tramite la condivisione
di quattro informazioni – cosa (EPC), dove, quando e
stato di processo – permette quindi di verificare
non solo la genuinità del prodotto ma anche la correttezza
degli spostamenti e le relative tempistiche, rendendo
disponibile l’informazione al cliente tramite
l’installazione di un supporto presso il punto
vendita.”.