Presso l’Università di Washington (UW) è in corso
un progetto denominato “RFId Ecosysyem”
nell’ambito del quale si vogliono approfondire le
tematiche legate alle tecnologie RFId ed al loro impatto su
società, business e mondo tecnologico.
L’ultima iniziativa ha l’obiettivo di
analizzare svariate applicazioni RFId su persone per
determinare se l’utilità di una specifica applicazione
sia tale da giustificare una potenziale limitazione della
privacy dell’utente. Da marzo, 50 volontari che
regolarmente si trovano per qualsiasi motivo all’interno
dell’edificio in cui verrà condotto il progetto sono
stati dotati di tag RFId posti su vestiti, borse, zaini ed
altri oggetti personali in modo da poterne determinare la
posizione in ogni istante mediante 90 lettori, con 4 antenne
RFId ciascuno, installati all’interno del campus
universitario.
Tutte le informazioni – come localizzazione degli
item e spostamenti – vengono memorizzate su un database e
poi pubblicate su pagine Web dedicate. I partecipanti al
progetto possono visualizzare le proprie informazioni (ad
esempio per ricordarsi quando sono stati l’ultima volta
in una determinata stanza, dove è stato letto l’ultima
volta il tag di un loro oggetto personale), cancellare quelle
che ritengono più sensibili e decidere chi possa visualizzare
i dati.
Focalizzandosi sugli aspetti legati alla privacy delle
persone, il progetto studierà attacchi fraudolenti alle
informazioni personali, possibilità di accesso indesiderato ai
dati e le possibili complicazioni della sorveglianza pervasiva
su cose e persone.