La
strada per soddisfare le richieste della Digital Agenda europea
in termini di copertura in banda larga è lunga e complessa. I
passi avanti che si sono compiuti lo scorso anno in Italia
riguardano, in primo luogo, una serie di progetti lanciati a
livello locale da singole aziende e regioni. Questo grazie
principalmente ai fondi approvati dalla Commissione Europea ad
inizio 2011 (230 milioni di euro complessivamente) per la banda larga in Italia, in
merito al Piano nazionale per l’abbattimento del Digital
Divide nelle aree rurali e ai progetti portati avanti da sei
regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige,
Sardegna e Toscana. Inoltre, a maggio, Telecom Italia ha vinto
una gara d’appalto da 94,8 milioni di euro che consentirà
di portare la banda larga a 707 comuni lombardi – dove si potrà
navigare fino a 20 Mb. Il progetto è ambi- zioso e importante:
in tutta la Lombardia verrà azzerato il digital divide nel corso
di soli due anni. La Regione Lombardia finanzierà il progetto
con circa 41 milioni di euro, mentre Telecom Italia si occuperà
della parte restante (53,8 milioni).
Infine,
a ottobre, è stato lanciato il piano Metroweb che prevede di
acquisire e sviluppare piccole reti in fibra ottica locali, nelle
zone più remunerative del territorio italiano. Telecom Italia
per questo progetto ha promosso sul campo l’iniziativa e
siglato poco dopo un accordo per cablare 36mila edifici
dell’area milanese. Azionisti e finanziatori della società
sono Fastweb, Banca Intesa, A2A, F2i Fondi Italiani per le
Infrastrutture SGR e la Cassa Depositi e Prestiti. Le prime
città che saranno interessate dal piano sono: Bergamo, Brescia,
Genova e Piacenza. Secondo alcune fonti non ufficiali, Metroweb
si è detta pronta a investire 57 milioni di euro nella fibra
ottica. Il piano Metroweb, seppur interessante,
non risolve i problemi di copertura delle zone
rurali: secondo la Comunità europea il sostegno
pubblico è fondamentale per scongiurare il rischio di un
ulteriore Digital Divide tra le zone urbane e le zone rurali. Non
è invece andata a buon fine la possibilità di utilizzare il 50
per cento del surplus dell’asta frequenze LTE (finita a 3,9
miliardi di euro, contro una base di 2,4 miliardi) che sarebbe
dovuto essere destinato ad investimenti in
telecomunicazioni.
La
nuova bozza della legge di Stabilità dello scorso ottobre ha
destinato, infatti, questi soldi al fondo per
l’ammortamento dei titoli di Stato e
all’istruzione.