Tutto il mondo sta marciando verso il fenomeno del mobile payment
e la buona notizia è che l’Italia ci prova, stavolta, a
tenere il passo. Così in questi giorni è un affastellarsi di
notizie di lanci, accordi, mentre gli Osservatori di
School of Management-Politecnico di Milano rilevano che nel
2011 i pagamenti via cellulare sono stati un mercato da 700
milioni di euro. E’ una crescita del 35 per cento rispetto
al 2010.
Che cosa c’è da aspettarsi, quindi? Sono due le direzioni
principali verso cui il settore si dirige. Primo, estendere e
facilitare i sistemi che ci permettono di pagare con credito
telefonico. Secondo, far partire davvero l’Nfc (inteso
essenzialmente come mobile payment contactless nei negozi e mezzi
pubblici). Si badi bene che sono sistemi complementari e che gli
operatori stanno puntando su entrambi, al momento. Anche se il
primo racchiude una pericolosa incognita, per loro: che i
pagamenti con credito telefonico prosciughino il credito
dell’utente e quindi frenino i ricavi del core business
(telefonate, sms).
Ma il punto è che gli operatori telefonici non possono
più permettersi di indugiare. Sono pressati su due
fronti, verso il traguardo del nuovo mercato mobile payment:
dagli over the top- Google, eBay Paypal in testa- che a partire
dagli Usa stanno lanciando servizi (presto anche in Europa, come
già dichiarato da Google); e dalle banche, che pure stanno
andando avanti (da noi Banca Sella, Intesa San Paolo). In gioco
c’è, per gli operatori, non tanto una nuova fonte di
ricavo (risibile per loro), quanto il controllo sull’utente
finale; la possibilità di conoscerne le abitudini
d’acquisto (il che apre interessanti opportunità di
marketing).
In questa cornice si spiega un crescendo di accordi e
investimenti. Ultimo esempio, di pochi giorni fa, Telefonica si
è messa a finanziare Boku, start up del mobile payment. Il
Financial Times ha appreso che le principali cinque telco
europee (Telecom Italia, France Telecom, Teléfonica,
Deutsche Telekom e Vodafone) si riunivano per lavorare a
una standardizzazione delle piattaforme mobile payment
(e l’Antitrust ha chiesto chiarimenti a riguardo).
A febbraio Vodafone, Visa e Intel hanno stretto un accordo per
futuri servizi di mobile payment. Non se ne sanno i dettagli, ma
l’obiettivo di Vodafone è estendere al massimo gli
strumenti con cui l’utente può pagare in
mobilità: con carta di credito o credito telefonico.
Gli operatori mobili italiani, per altro, continuano a puntare su
una piattaforma comune con cui gli utenti possono comprare online
tramite il credito prepagato o la bolletta
dell’abbonamento.
Nel contempo, sono aperti ad accordi con altri servizi per questo
scopo: pochi giorni fa Cashlog (portafoglio virtuale di
Buongiorno e Cartasì) ha raggiunto 55 mila clienti finali in
Europa e permette appunto di comprare online con il credito
telefonico. Accordi analoghi legano gli operatori mobili e vendor
come Nokia, per acquisti digitali (applicazioni, contenuti per il
cellulare). Da dicembre gli utenti Vodafone possono usare
il proprio credito per comprare sull’Android
Market.
Come si vede, sono gli accordi la cifra di discontinuità
rispetto al passato, quando i pagamenti mobili stentavano a
partire. Resta da vedere se anche per l’Nfc i vari soggetti
riusciranno a trovare un’intesa, senza pestarsi i piedi a
vicenda. Sarebbe opportuno, perché il mobile payment può fare
da volàno all’e-commerce e all’uso della moneta
elettronica. E’ una speranza perché l’Italia
possa recuperare un grosso ritardo accumulato con il resto
d’Europa.
di Alessandro Longo