Il Dutch Forensic Istitute (DFI), agenzia governativa che
conserva e analizza le prove raccolte sulle scene del crimine
in Olanda, ha implementato un sistema RFId per la
tracciabilità degli oltre 100.000 elementi raccolti ogni anno.
Il sistema, sviluppato da Atos Origin a partire dal 2007 e
inaugurato a ottobre 2008 dal Ministro della Giustizia
olandese, rimpiazzerà l’attuale procedimento, basato su
barcode e note scritte a mano.
L’istituto olandese ha voluto un’applicazione
che alleggerisse il carico di lavoro per i propri dipendenti e
riducesse gli errori nel tracciare ogni movimento delle prove,
dato che esse vengono condivise tra una pluralità di soggetti,
come investigatori e pubblici ministeri.
Il nuovo sistema prevede che su ogni sacchetto di
plastica contenente una prova sia apposta
un’etichetta RFId, riportante anche un codice a barre.
Una seconda etichetta barcode viene quindi attaccata su un
foglio poi utilizzato per la registrazione delle prove. I
sacchetti vengono quindi posti in un contenitore di plastica il
cui contenuto viene letto all’entrata del DFI tramite il
passaggio in un varco. Le scatole vengono poi aperte, le prove
raccolte e i tag riletti con un palmare per sicurezza.
Inoltre, per poter ricostruire con precisione
l’intera catena di custodia, informazione fondamentale in
caso di accuse di manomissione e contraffazione delle prove,
sono stati predisposti varchi RFId in una ognuna delle porte
che separano le varie zone dell’istituto così da
registrare automaticamente il passaggio da un’area
all’altra. Questo, unito all’utilizzo di badge per
l’accesso, permette di risalire a chi ha maneggiato cosa
e di lanciare appositi alert in caso di prelievo o spostamento
dell’oggetto senza permesso.