Secondo Stefano Festa, responsabile dell'Osservatorio
Wi- MAX di Anfov, l'Associazione per la convergenza nei
servizi di comunicazione, il ritardo di un anno e mezzo
accumulato dall’Italia in fase di partenza della
tecnologia WiMAX non è detto che sia un male. Infatti, in base
alle ricerche effettuate dall’Associazione, che a Smau
2008 ha provato a fare il punto della situazione, la tecnologia
senza fili viene utilizzata nei Paesi in via di sviluppo al
posto della normale rete fissa, mentre in Occidente serve per
applicazioni di tipo nomadico.
Alla fine del primo trimestre 2008, gli utenti Europei
del WiMAX erano 259.309, ripartiti quasi equamente tra
residenziali (51%) e business (49%). Il Paese con
il maggior numero di utenti è la Spagna (113.531, 68.000 dei
quali business) seguito dall'Irlanda con 62.000 (34.000
business) e dalla Danimarca con 23.000, in cui la maggior parte
sono residenziali. Il mercato, ancora in fase embrionale, si
caratterizza per un lento sviluppo tecnologico, con alcuni
aspetti ancora aperti quali, ad esempio,
l’interoperabilità delle reti dei vari operatori.
Secondo il rapporto Anfov, redatto da Andrea Calcagno, i
principali ostacoli per il WiMAX sono la diffusione delle
tecnologie wired come xDsl e fibra, lo sviluppo delle
tecnologie Wireless/Mobile di ultima generazione e la bassa
penetrazione del mercato dovuta a un portafoglio
servizi che «non soddisfa appieno le esigenze degli
utenti e che vanta un costo medio-alto se confrontato con
l'Adsl». Secondo Festa, queste barriere potrebbero
portare i tempi di ritorno dell'investimento per gli
operatori WiMAX italiani tra i quattro e i sette anni, in
funzione della velocità di sviluppo del mercato.