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Auto intelligenti, cosa sono le smart car e quali vantaggi offrono

Aspettando i veicoli a guida autonoma, il cui approdo sul mercato molto probabilmente sarà favorito dalla diffusione del 5G, si registra una grande vivacità nel mondo delle auto intelligenti e connesse, testimoniata dagli ultimi dati dell’Osservatorio Connected Car & Mobility del Politecnico di Milano e dalla presenza ormai consolidata di tecnologie come i sistemi ADAS, tra cui la frenata automatica di emergenza e la “blind spot detection”, e l’eCall installata sulle smart car per le chiamate al 112

Pubblicato il 02 Dic 2021

auto intelligenti

Nel 2020 il mercato italiano delle auto intelligenti, dette anche smart o connesse, valeva 1,18 miliardi di euro. Lo si ricava dagli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano che attestano non solo la tenuta del comparto. Il dato è in linea con i trend dei principali Paesi occidentali dove il mercato oscilla tra il -5% e il +5%. Rappresenta invece un andamento in controtendenza rispetto al settore complessivo dell’auto che nel nostro Paese ha perso il 27,9%. E ha segnato una diminuzione nella vendita di 535 mila veicoli. Per comprendere le ragioni di questo orientamento, che alla fine dell’anno scorso vedeva un totale di 17,3 milioni di auto connesse, pari al 45% del parco circolante in Italia, analizziamo quali sono le caratteristiche di questo universo e i suoi probabili sviluppi futuri.

Che cosa sono le auto intelligenti

Tra le definizioni possibili di auto intelligente, quella proposta dall’Osservatorio del Politecnico sostiene che si tratta della “connessione delle auto per comunicare informazioni in tempo reale al consumatore, connessione tra veicoli o tra questi e l’infrastruttura circostante per la prevenzione e la rivelazione degli incidenti, nonché l’offerta di nuovi modelli assicurativi e/o di informazioni geo-referenziate sulla viabilità”. Questa definizione fa capire due aspetti legati al mondo delle smart car.

Da una parte, la loro correlazione con le tecnologie IoT (Internet of Things) applicate al settore automobilistico, dall’altra un nuovo concetto di veicolo che va oltre l’idea tradizionale di mezzo di trasporto.

La rivoluzione impressa dalle auto intelligenti, infatti, non riguarda soltanto il ricorso a sensoristica e tecnologie affini con cui raccogliere dati da utilizzare per diversi scopi, ma anche la nascita di modelli di business che avranno un impatto su tutta la filiera della mobilità di domani.

Senza contare che la frontiera più avveniristica della guida autonoma o self-driving car è ancora tutta da scoprire. È un orizzonte verso il quale le case automobilistiche si stanno già muovendo integrando nei veicoli di nuova omologazione sistemi di assistenza alla guida o ADAS (Advanced Driver Assistance Systems).

Quali sono le caratteristiche delle auto intelligenti?

Se si volessero sintetizzare le peculiarità delle auto intelligenti, si potrebbero identificare in due pilastri fondamentali:

  • Connettività
  • Sistemi autonomi di guida

Il primo elemento, quello della connettività, rappresenta il livello più avanzato, anche in base a quanto si evince dai dati dell’Osservatorio che registrano un incremento del 48% delle auto munite “nativamente” di SIM rispetto al 2019 e un +15% di quelle dotate di Bluetooth. Per quanto riguarda, invece, i sistemi ADAS, che attualmente costituiscono la tecnologia a corredo dei veicoli più prossima alla vera e propria guida autonoma, a fine 2020 avevano raggiunto nel nostro Paese un valore di mercato pari a 600 milioni di euro.

Auto connesse

La dimensione connessa dei veicoli consente una comunicazione a 360 gradi con un ambiente esteso in cui a essere smart non sono solo le macchine, ma è l’intera mobilità. Infatti, le auto connesse dialogano tramite tecnologie V2X (Vehicle-to-Everything) con i diversi “oggetti” che popolano l’ecosistema. Anzitutto, comunicano con le altre auto tramite il paradigma V2V (Vehicle to Vehicle). In secondo luogo, con l’infrastruttura stradale (V2I, Vehicle to Infrastructure), e perciò con segnaletica, semafori, parcheggi ecc. Infine, sono in grado di rilevare la presenza dei pedoni con le architetture V2P (Vehicle to Pedestrian).

L’avvento del 5G, unito alla convergenza del mondo accademico e industriale verso lo standard di comunicazione C-V2X, dovrebbe portare a un’esplosione del mercato delle auto connesse, rendendo possibili anche livelli di automazione sempre più spinti.

Self-driving car

La frenata automatica di emergenza (autonomous emergency braking) o il rilevamento di un altro veicolo in un angolo cieco (blind spot detection) sono ormai una realtà. Invece, bisognerà aspettare ancora qualche anno per la self-driving car. Auto conosciuta anche con i termini autonomous vehicle, driverless car e robotic car.

Questa tipologia di veicolo, nel quale il minor intervento del conducente è stato anche sistematizzato nei criteri elaborati dalla statunitense SAE (Society of Automotive Engineers), che suddivide in 6 i livelli di guida autonoma, di fatto non è uscito dalla versione beta di alcuni prototipi. E questo nonostante i proclami di alcuni produttori avessero fatto credere già qualche anno fa che fossimo sul punto di vedere le nostre strade attraversate da automobili senza nessuno ai comandi. Lo stesso Osservatorio del Politecnico parla di “fermento” attorno ai sistemi per la guida autonoma. Ma non si sbilancia nel prevedere quando il settore della self-driving car potrà considerarsi pronto.

5g e automotive: la guida autonoma del futuro

Prova a ipotizzare una data la 5G Automotive Association (5GAA), prevedendo che il 2026 possa essere l’anno della circolazione delle prime auto autonome. A renderlo possibile, secondo l’associazione, sarà la diffusione massiva della telefonia di quinta generazione con le sue caratteristiche di bassa latenza e maggiore velocità di condivisione dei dati.

Il 5G, in sostanza, farà entrare l’automotive in un universo nel quale i veicoli condividono informazioni con lo scopo di far diventare il trasporto più sicuro, più green e più soddisfacente per le persone. Le tecnologie associate a questi obiettivi sono note come Cooperative Intelligent Transportation Systems (C-ITS) e, al loro interno, le comunicazioni V2X ricoprono un ruolo chiave. A fare da ponte tra C-ITS e V2X dovrebbe essere proprio il 5G in qualità di piattaforma che ha tutte le carte in regola per supportare al meglio le comunicazioni mission-critical dell’auto con tutto l’ambiente circostante. Ecco perché la 5GAA ritiene plausibile che entro la fine del decennio la guida autonoma possa giungere a maturità.

Cos’è l’eCall e come funziona?

Non bisogna attendere, invece, per l’eCall, oggi una dotazione consueta sui nuovi modelli di automobile e di furgone leggero. Prevede che si attivi automaticamente o manualmente la chiamata di emergenza in caso di coinvolgimento in un incidente. Ed è disciplinata da una normativa europea che l’ha resa obbligatoria a partire dal 2018.

L’attivazione della chiamata è associata alla trasmissione contestuale di un insieme di dati riguardanti l’incidente, dal luogo in cui è avvenuto al numero identificativo del veicolo. Il tutto rispettando rigorosamente i requisiti di privacy tutelati dalla stessa Ue. Complice perciò la legislazione in materia, i costruttori di auto hanno cominciato a prevedere l’eCall all’interno di una serie di servizi abilitati dalla connettività.

Se l’eCall è offerto gratuitamente, eventuali altri servizi supplementari, come l’assistenza stradale, possono essere concordati dal proprietario dell’automobile con soggetti terzi. L’eCall, in tal senso, si pone come una delle leve principali per abbinare gli assistenti vocali anche nelle smart car.

Come saranno le auto del futuro?

ADAS, eCall, smart speaker e, probabilmente prima di quanto pensiamo, guida autonoma. Le auto intelligenti del futuro faranno in modo che prevalgano quei servizi che garantiscono l’interconnessione con quante più sorgenti di dati possibili. Non più solo mezzo di trasporto, ma vero e proprio strumento per la mobilità che si arricchisce di una nuova dimensione digitale. Lo spiega bene Sergio Savaresi, professore ordinario di Ingegneria dell’Automazione del Politecnico di Milano.

“La mobilità del futuro sarà basata su veicoli a guida autonoma e sullo sviluppo di una rete logistica di consegna delle merci altamente automatizzata, alimentata da tecnologie digitali di automazione e controllo, sensing e trasmissione dati. La diffusione di massa dei robo-taxi porterà a una drastica riduzione dei veicoli circolanti. Ma l’elevata complessità e il costo di questi veicoli comporteranno anche una ristrutturazione dei modelli di business e delle relazioni fra costruttori e fornitori. Dalla ridefinizione di queste relazioni dipenderanno gli equilibri economici e tecnologici di tutta l’industria automotive”.

Smart car e smart road in Italia

E l’Italia? Come si colloca in tutto questo? Sul fronte del parco circolante di auto intelligenti siamo in linea con gli altri Paesi occidentali. Per quanto riguarda le smart road ci posizioniamo addirittura in anticipo rispetto all’Europa. Bisogna considerare, infatti, che il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha emanato un apposito decreto già nel 2018.

Il decreto è stato poi aggiornato nel settembre 2020 con una parte dedicata alla sperimentazione di “mezzi di trasporto innovativi che non dispongono di un volante o di una pedaliera”. Che si tratti di self-driving car o di auto semplicemente connesse, lo “Smart Road Anas” è un progetto ambizioso. Prevede di trasformare oltre 3000 km di strade in un’infrastruttura viaria intelligente grazie a un investimento complessivo di 1 miliardo di euro. Oltre alle tecnologie IoT, l’iniziativa si avvarrà di intelligenza artificiale e big data per realizzare una piattaforma con 2 obiettivi. Si tratta della sicurezza e del benessere degli automobilisti, da un lato, e del controllo costante delle condizioni infrastrutturali di strade, ponti e viadotti, dall’altro.

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