I pagamenti digitali hanno rivoluzionato i sistemi di pagamento cash e con carte di credito ormai da diversi anni. I mobile wallet (app per la gestione dei propri conti finanziari) hanno facilitato i pagamenti via smartphone o tablet utilizzando servizi come Apple Pay o Google Wallet, sistemi che fanno della user-experience un importante tassello ‘agganciando’ ai pagamenti le raccolte punti o
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LE APPLICAZIONI – Blockchain per tutti? Non ancora, ma… |
l’invio di promozioni ‘contestuali’, risultando strumenti attrattivi soprattutto per i Millennial che hanno comportamenti di acquisto completamente diversi da quelli delle generazioni precedenti.
Anche se oggi l’85% delle transazioni globali avviene ancora in contanti, l’utilizzo regolare della moneta cash andrà via via diminuendo arrivando ad appena il 58% già nel 2020, secondo le stime prodotte da Accenture che sta monitorando, a livello globale, un bacino di oltre 4mila utenti che utilizzano smartphone per diverse attività. Dati confermati anche dalle ultime analisi di Deloitte Global secondo la quale il numero di utenti che utilizza servizi per pagamenti digitali via mobile è aumentato, solo nel 2016, del 150% raggiungendo i 50 milioni di utenti ‘regolari’ (quelli che effettuano pagamenti via mobile con regolarità).
Focus sulla sicurezza… ma non solo
L’unico freno ancora presente è rappresentato dalla sicurezza, ma è qui che la Blockchain, tra le altre cose, sembra promettere grandi risultati. Basandosi sul concetto di ‘distributed digital ledger’ questa tecnologia elimina di fatto il ‘single point of failure’ che minaccia i sistemi di pagamento tradizionali perché rende le transazioni trasparenti e controllabili senza possibilità di ‘manomissione’. Non essendoci poi un’autorità centrale, gli effetti sulla riduzione dei costi sono evidenti; la stessa Banca Mondiale si è esposta sull’argomento affermando che “l’eliminazione dei costi delle operazioni di pagamento tradizionali potrebbe portare a risparmi nell’odine dei miliardi di dollari all’anno”.
La proposta dei vendor
Sono numerosi i grandi vendor It che stanno lavorando a questa tecnologia per proporre, in particolare, soluzioni verticalizzate. Due nomi su tutti: Ibm, che nei propri laboratori di ricerca sta approfondendo le modalità con cui le Blockchain saranno in grado di generare più valore da altre tecnologie, come le analisi Big Data, l’IoT e il Cognitive Computing (servizi finanziari, catene di approvvigionamento, gestione del rischio, gestione dei diritti d’autore digitali e sanità sono alcuni dei settori su cui Big Blue sta lavorando) e nel frattempo porta avanti lo sviluppo di infrastrutture hardware a supporto (già disponibili gli Ibm LinuxOne, nuovo brand che racchiude i mainframe zSystems con sistema operativo open Linux); Microsoft che all’interno della propria piattaforma Azure ha già reso disponibile la tecnologia Blockchain as a service (Baas).
Con oltre 40 banche di tutto il mondo che partecipano al Consorzio R3 [R3 è una società americana che conta un team di imprenditori, esperti di crittografia e valute digitali; l’azienda guida un consorzio formato dai big mondiali del mondo finanziario – tra le italiane ci sono Banca Intesa e Unicredit – nella ricerca, sviluppo e implementazione della Blockchain – ndr] e la possibilità di accedere alle tecnologie di riferimento della Blockchain in modalità cloud pubblico, potrebbero di fatto aprirsi presto nuove frontiere sul fronte delle transazioni digitali, non solo più sicure ma anche più ‘partecipative’, che è ciò che oggi chiedono gli utenti.
Per maggiori informazioni: Blockchain: cos’è, come utilizzarla e come cambierà il business