Nell’ambito del convegno di presentazione della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things 2020 della School of Management del Politecnico di Milano si sono analizzati gli sviluppi applicativi dell’IoT in ambiti particolarmente promettenti come logistica, monitoraggio infrastrutturale, smart building, smart home. Alcune considerazioni anche sul ruolo nella trasformazione dello scenario competitivo della smart connected product, tema ad oggi non abbastanza enfatizzato nel dibattito e poco noto fra le imprese di eccellenza del made in Italy. Tanti sono i fronti di sviluppo dell’IoT e di aree di applicazione, fra cui smart logistic, smart building, agricoltura, salute, retail, smart metering… Lo ricorda Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel coinvolgere gli interlocutori di una delle tavole rotonde virtuali finalizzate ad esplorare l’evoluzione degli ambiti applicativi.
Dati appropriati per logistica e monitoraggio infrastrutturale
“Come vediamo sul campo, c’è e continuerà ad esserci una classe di applicazioni che richiede scalabilità e sostenibilità, più che puntare a velocità e quantità di dati raccolti”, sostiene Emanuela Pala, Solutions Development di Nettrotter, operatore che implementa e gestisce in Italia la rete Sigfox. Pala ribadisce la necessità di soluzioni sostenibili nell’ambito del vasto mondo IoT. Due esempi per tutti di ambiti applicativi percepiti fra i più dinamici: logistica e monitoraggio infrastrutturale.
In ambito logistico, combinando tecnologie classiche di localizzazione come il Gps o alternative come la geolocalizzazione su reti Sigfox, è possibile fare una tracciatura di asset lungo la supply chain, garantendo costi ridotti e livelli bassi di manutenzione.
Nettrotter partecipa anche a diversi progetti di monitoraggio infrastrutturale con aziende specializzate, fra i quali un ponte in Veneto, struttura complessa per forma e dimensioni, per il quale sono stati sviluppati sensori wireless a batteria (indipendenti, di lunga durata, con costi contenuti), per la raccolta remota dei dati.
L’edificio diventa smart
A partire da due mercati differenti come l’illuminazione e l’energia, due operatori quali Signify e Wattsdat, sono arrivati a proporre soluzioni che vanno nella direzione dello smart building.
Stefano Bergamino, End-User Marketing Manager di Signify parla di “luce connessa”, come risposta alle richieste del mercato di sostenibilità, well being e digitalizzazione. “La mission di Signify è essere l’azienda leader mondiale per illuminazione IoT – spiega – Abbiamo sviluppato un’infrastruttura IoT che contiene tutti i layer IoT. Attraverso questa infrastruttura è possibile fornire servizi innovativi, non limitati alla luce e al risparmio energetico, a città e piccoli comuni, a stadi o centri sportivi di ultima generazione, a uffici, siti produttivi, negozi.
Wattsdat arriva allo smart building a partire dal settore energia, fornendo servizi attraverso la piattaforma Energy of things. “Stiamo notando una grande crescita attraverso la convergenza fra trasformazione digitale e transizione energetica”, dichiara Giulio Troncarelli, Founder and Chairman dell’azienda. Uno dei casi portati ad esempio è quello di Eataly. “L’edificio viene trasformato da luogo a nodo di una rete che connette business, persone, ambiente, tramite la tecnologia, con risultati tangibili e misurabili sulla riduzione consumi e sul ritorno degli investimenti”.
Nuove anche le forme contrattuali in una logica di servitizzazione resa possibile anche dalla tecnologia IoT che consente di quantificare sul campo con un’analisi dinamica i reali costi dell’energia.
Per la smart home apertura e partnership
Il gruppo Nice ha sviluppato un’offerta di smart automation che comprende sistemi hardware, software e app, per rispondere a quattro bisogni fondamentali (sicurezza, controllo, connettività e personalizzazione), tenendo conto della previsione, al 2030, di connessione a 15 apparecchiature o device per ogni individuo.
“È necessario gestire un ecosistema fatto non solo di oggetti ma di protocolli per comunicare – sottolinea Massimo Riggio, Chief Marketing Officer del Gruppo Nice – Noi pensiamo a un sistema aperto, a un mondo senza barriere anche in termini di collaborazioni”.
Fondamentali le partnership nel mondo voice control, rese possibili dall’adesione a uno dei protocolli wireless più diffusi come Z-Wave che permette agli oggetti di parlare fra loro. Riggio prevede un ampliamento a settori come il mondo automobilistico: le auto, sempre più ricche di connettività, interagiranno con le smart home.
Le imprese italiane nello scenario rivoluzionato dallo smart connected product
Secondo Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things, del Politecnico di Milano, IoT è uno degli elementi centrali della quarta rivoluzione industriale, che finora si è focalizzata soprattutto sulla trasformazione di processo. Il tema dello smart connected product è stato sollevato da uno storico articolo, uscito a fine 2014 su HBR, “How Smart, Connected Products Are Transforming Competition”, a firma Michael E. Porter e James E. Heppelmann, in cui si evidenzia il ruolo di IoT nel definire la proposizione di valore e le modalità della competizione stessa.
L’evoluzione del prodotto va dalla prima fase di prodotto fisico, alla seconda con elettronica a bordo, alla terza dove è intelligente e connesso, al quarto livello che vede la capacità di scambio di informazioni fra i diversi sistemi, fino quinta fase vede un sistema come combinazione di molti diversi sistemi. “In un sistema di competizione allargato il prodotto intelligente e connesso è la chiave attraverso il quale l’impresa accede all’eco-sistema e può assumere un ruolo di leader al suo interno”, spiega Miragliotta, illustrando una ricerca ancora in corso (rallentata dalla pandemia) sulla situazione italiana.
La ricerca ha lo scopo di capire quali imprese italiane siano candidate a diventare leader di un sistema di sistemi e quanto siano consapevoli di questa trasformazione competitiva alcune medie aziende che pure fanno prodotti di qualità. Per rispondere alla prima domanda sono stati individuati cinque ambiti di eccellenza per il sistema produttivo italiano (macchine industriali, life style, arredamento, smart home, automotive) per ciascuno dei quali sono state selezionate cinque aziende e sono state collocate nelle diverse fasi dal prodotto al sistema di sistemi. “Per alcuni settori prevale la tendenza a spostarsi verso il livello 5 (come nella caso della smart home) ma quasi nessuna giocherà il ruolo di leader, già occupato da altri competitor”, precisa Miragliotta. Unica eccezione è un’azienda come Tecnogym che ha iniziato da anni il processo di creazione di oggetti intelligenti e connessi e oggi, attraverso una piattaforma cloud, è in grado di fornire valore non offrendo un singolo dispositivo ma una fitness experience, basata su un allenamento personalizzato, l’integrazione dispositivi, sfide remote fra persone…
Cosa fanno le medie imprese, come si stanno collocando, come lavorano per creare alleanze che attraverso il prodotto diventano alleanze competitive?
In questo caso il campione esaminato è ancora ridotto, con 14 imprese medie nel settore meccanico. “12 su 14 sono arrivate a un passo dal massimo livello che potrebbero raggiungere ma solo poco più di metà lo ha fatto conoscendo il modello. Le Imprese italiane molto attive e creative ma poco consapevoli delle implicazioni profonde del cambiamento competitivo”, è la considerazione di Miragliotta.
Le imprese che lavorano sul prodotto dovrebbero dunque mettere al centro della strategia il paradigma dello smart connected product, destinato a cambiare i confini della competizione, e spostare l’attenzione delle caratteristiche che i clienti andranno a cercare.