Demandware in Italia per promuovere l’omnicanalità

Nell’epoca in cui store fisico e retail virtuale stanno diventando complementari, la piattaforma proposta dall’azienda consente un’ampia gamma di funzionalità al fine di far vivere all’utente finale esperienze di commercio unificato

Pubblicato il 04 Dic 2015

Gli americani dicono frinctionless, senza attrito. Rende bene l'idea di due cose che possono coesistere senza danneggiarsi, e lo riferiscono anche all'esperienza retail fisica e a quella virtuale, storicamente intese come in competizione, che sempre più vanno invece a intrecciarsi offrendo interessanti opportunità.
Il dualismo tra i canali è infatti quasi superato, risolto come spesso capita, dal mercato, dai comportamenti dei consumatori che stanno sovrapponendo stili nuovi alle vecchie abitudini. Nei negozi le persone ricercano informazioni circa i prodotti, fanno paragoni, chiedono consiglio attraverso i social e le applicazioni di instant messaging a amici e parenti, mandano foto per decidere se acquistare o meno…
Il fashion in particolare è uno dei comparti che meglio esprime queste tendenze.
Demandware ha imperniato la sua strategia proprio iniziando, nel 2004, con il servire questo target, offrendo soluzioni di cloud commerce per le imprese del retail e brand di marca.
L'azienda ha consolidato la propria presenza a livello globale aggiungendo in ottobre l'attività in Italia a quelle già esistenti in Nord America, Regno Unito, Germania, Francia, Benelux, Paesi Scandinavi, Australia, Cina, Giappone.

Tom Ebling, Chairman & Ceo di Demandware

“Oggi – ha dichiarato Tom Ebling, Chairman & Ceo di Demandware, in Italia per il lancio dell'azienda nel nostro Paese – abbiamo 295 clienti, in tutto il mondo, tra i più importanti marchi dell'abbigliamento e del lusso”.
Sempre più Demandware sta allargando il proprio business ad altri comparti, inclusi food e arredamento.

Maurizio Capobianco, Sales Director di Demandware Italia

“In tutti questi settori – ha dichiarato Maurizio Capobianco, Sales Director di Demandware Italia – il nostro Paese ha moltissimo da dire. Ma, nello specifico, i protagonisti del settore moda, e non solo loro, sinora hanno preferito delegare il business dell'e-commerce ai full outsourcer; credo sia giunto il momento per loro di investire anche su questo aspetto sviluppandolo al meglio.
Una piattaforma come la nostra assicura la possibilità di far crescere il fatturato internazionale in generale, ma soprattutto sul fronte digitale o più propriamente omnicanale”.
La soluzione Demandware consente di attuare velocemente le strategie di coinvolgimento del cliente, anche in modo scalabile, eliminando le barriere tecniche delle tradizionali soluzioni on premise, includendo capacità online, mobile e in-store per esperienze di commercio unificato.

Andrew Gilboy, Vice President Emea di Demandware

“Il tasso di cambiamento del settore non ha precedenti – ha affermato Andrew Gilboy, Vice President Emea di Demandware – e sta spingendo i retailer ad allontanarsi sempre più da metodi tradizionali o dalle tecnologie native in favore di strategie più agili per stare al passo con l'evoluzione delle aspettative dei consumatori”.
Più nello specifico, la piattaforma cloud aperta di Demandware offre importanti vantaggi, incluso un alto livello di innovazione continua, grazie anche all'ecosistema Link che riunisce e integra i migliori partner per ogni ambito di attività. Così facendo i clienti di Demandware hanno a disposizione un flusso costante di nuove funzionalità attraverso gli aggiornamenti, oltre a un ambiente operativo stabile e sicuro.

Uno scenario in evoluzione

Giulio Finzi, Segretario Generale del Consorzio Netcomm

“Il commercio elettronico cresce – lo ha sottolineato Giulio Finzi, Segretario Generale del Consorzio Netcomm, l'associazione di Confindustria che raggruppa 210 aziende che offrono servizi agli attori dell'e-commerce – ma il fatturato da esso generato rispetto al totale delle vendite è inferiore a quello di altri Paesi. Vedo due opportunità in questo dato di fatto: da un lato la sfida dell'export, l'e-commerce non ha confini e tutto il mondo apprezza il Made in Italy; dall'altro un grande spazio di crescita sul fronte interno. A quest'ultimo proposito, i settori che attualmente funzionano meglio sul Web sono quelli del turismo e della moda, ma la sfida oggi è cambiare tutto il retail tradizionale usando gli strumenti digital”.

“Demandware – ha continuato Capobianco – ha un punto di vista privilegiato rispetto a questi argomenti: può analizzare i comportamenti dei 200 milioni di consumatori dei propri clienti (operatori retail e produttori) e trarne preziose indicazioni. Nel nostro shopping index relativo al secondo trimestre, per esempio, abbiamo notato che la crescita media degli acquisti è guidata dall'utilizzo degli smartphone, più che del tablet o del pc. Soprattutto negli Stati Uniti ormai sono tantissime le persone che abbandonano il pc preferendogli il dispositivo mobile, anche per l'esperienza di acquisto multicanale. Lato offerta, di conseguenza i nostri clienti stanno investendo sulle politiche di ingaggio, prima di tutto attraverso i social; d'altra parte, la sfida è quella di far in modo che l'utente finale oltre a visitare lo store faccia l'acquisto. In questo senso, è possibile offrire loro direttamente in negozio, attraverso i suoi dispositivi portatili ma anche, se necessario, con grandi schermi touch, la possibilità di verificare, prima, che vi siano altri colori o taglie del prodotto d'interesse e poi consentirgli di acquistarlo secondo le modalità che gli sono più comode; d'altra parte, si può arrivare a regalare una esperienza davvero ricca dal punto di vista della personalizzazione del sito: grazie alla mole crescente di dati raccolti da molteplici fonti, è addirittura possibile costruire al momento il sito in base alle informazioni che si hanno del proprio utente finale”.

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