Apparso in pubblico l’ultima volta lo scorso 7 giugno, Jobs aveva abbandonato ogni incarico operativo il 24 agosto e dell’uomo che aveva incantato due generazioni con spettacolari presentazioni di prodotti non solo tecnologicamente innovativi ma dal design affascinante, non erano rimaste che le ultime foto che lo ritraevano magrissimo e dal volto scavato.
Fondatore nel 1976 insieme a Steve Wozniak e Ronald Wayne della Apple, Jobs è stato uno dei capisaldi dell’informatica così come la conosciamo oggi: l’informatica del personal computer, l’informatica del consumatore. Pur distinguendosi da subito come azienda innovativa, Apple non riesce però a vincere la battaglia con i due giganti, uno storico come Ibm e l’altro nascente come Microsoft, e rimane una società di nicchia fino al 1983 quando l’azienda entra in crisi e Jobs chiama al timone di Apple l’ex Ceo di Pepsi Cola John Sculley. I pessimi rapporti tra i due porteranno all’abbandono di Jobs della sua creatura due anni dopo, per essere richiamato nel 1996 a salvare un’azienda che veniva ormai data per morta.
Da quel momento ha inizio una rapida risalita fino ad arrivare ad essere la prima azienda hi-tech del mondo in valore di Borsa. Merito sicuramente della capacità di aver saputo interpretare, e anticipare, gli umori del mercato con prodotti user friendly, che rispondono al bisogno di essere sempre in facile comunicazione con il mondo globale, che sono strumenti di lavoro ma nel contempo di svago e divertimento: dall’iPod, a iTunes, iPhone, iPad.
E stamattina i giornali, i siti, i blog di tutto il mondo hanno dato la notizia della sua morte, primo fra tutti il blog del presidente della Casa Bianca che lo ha ricordato con queste parole: “Steve era uno dei più grandi innovatori americani, coraggioso a sufficienza per pensare fuori dagli schemi, audace abbastanza per credere di poter cambiare il mondo e con talento a sufficienza per farlo… dedicando il suo talento alle storie da raccontare, ha portato la gioia a milioni di adulti e bambini. Steve era orgoglioso di dire che viveva ogni giorno come fosse l'ultimo. Facendolo, ha trasformato le nostre vite, ha ridefinito l'industria nella sua interezza e ha raggiunto uno degli obiettivi più difficili nella storia dell'umanità: ha cambiato il modo in cui ognuno di noi vede il mondo. Il mondo ha perso un visionario".