Nonostante oggi smartphone e tablet siano ormai uno strumento di lavoro diffuso in moltissime categorie professionali, manca spesso un’adozione strutturata che permetta di raggiungere veri traguardi di efficienza e innovazione. La Tavola Rotonda di redazione “Mobility: come bilanciare governance/security e user experience”, organizzata
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
IL DIBATTITO – Mobile in Italia, a che punto sono le aziende? | |
LA SOLUZIONE – MobileIron, come governare device e app |
da ZeroUno in collaborazione con MobileIron, ha chiarito i punti chiave necessari a raggiungere una vera Mobile Enterprise, con le testimonianze di alcune aziende italiane.
“I progetti mobile link a canale mobility – ha esordito Valentina Bucci, Giornalista di ZeroUno e chariman dell’incontro – consentono di aumentare la produttività, a patto di considerare tre fattori. L’esperienza utente: se non soddisfano le aspettative, i dipendenti non utilizzeranno gli strumenti aziendali ma cercheranno autonomamente tecnologie consumer. La security: il proliferare di piattaforme, dispositivi e applicazioni, insieme all’uso promiscuo privato/professionale dei device, complica il controllo e la protezione degli end-point. La cultura aziendale: il commitment del management, con la presenza di tavoli interdisciplinari, è indispensabile per definire e promuovere un percorso di adozione organico”.
Mobility in azienda: quanto e perché
Nonostante gli ostacoli, la mobility si prospetta come un’opportunità irrinunciabile. Paolo Catti, Associate Partner di P4I – Partners4Innovation, ha riportato le stime del Politecnico di Milano su questo fenomeno: “Nel 2015, l’efficienza prodotta dall’impiego di soluzioni mobile nei processi di business valeva 10 miliardi di euro, a fronte di investimenti pari a 3 miliardi. Le iniziative di mobile enterprise costano poco, impattano meno le attività di change, sono efficaci e apprezzate, recuperano efficienza”. Catti delinea il trinomio della Mobile Enterprise: Device (che, secondo dati 2016, generano il 62% della spesa in mobility), Biz-App (31%) ed Enterprise Application Store (7%), ovvero le piattaforme per la gestione centralizzata delle applicazioni su tutto il parco dei dispositivi aziendali. “Se i device sono quasi ovunque – ha proseguito Catti -, le app si declinano spesso in progetti one-shot, senza strategie di mobility ad ampio raggio”. Ma un’iniziativa di successo sollecita le richieste di nuove applicazioni: si innesca una dinamica “senza tregua”, che va gestita. Come? “Attraverso tre leve – ha affermato Catti -: la user experience per app e device, che se ben curata abbatte i costi di change; la governance dei dispositivi attraverso gli strumenti di gestione; la sicurezza che sottende all’accoppiata app/store aziendali”. Il tutto deve trovare un’armonia: il governo non deve imbrigliare l’usabilità, a patto che si preservi la security. Il consiglio di Catti è iniziare dall’esperienza utente per derivare la strategia di governance (“Partendo dalla sicurezza, il rischio è definire un contesto di policy troppo restrittivo a discapito della user experience”).