Silvio Fraternali, Direttore Sistemi Informatici di Intesa Sanpaolo Group Services, Gilberto Ceresa, Cio di Fca Automobiles, Paola Petroni, Head of Network Technology Global Infrastructure and Networks di Enel Distribuzione e Gianluigi Castelli, Executive Vice President Ict di Eni, nel corso di una Tavola Rotonda che si è svolta durante la seconda edizione dell’Internet of Everything Italian Forum, organizzato da Cisco a Milano nei giorni scorsi, hanno illustrato alcuni casi concreti dell’IoT realizzati presso le proprie aziende.
Silvio Fraternali spiega che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, di connessioni tra un grande gruppo bancario e l’IoT ce ne sono parecchie: “Già da un paio di anni, per esempio, offriamo una polizza auto che si basa sul dispositivo ViaggiaConMe Box installato sul veicolo che, grazie alla tecnologia di localizzazione satellitare, invia dati alla centrale operativa per effettuare interventi in caso di incidente, foratura di pneumatici ecc.”. ViaggiaConMe Box è in grado di valutare la serietà dell’incidente in base all’analisi dei dati relativi alla dinamica dell’impatto e, in caso di incidente grave, invia in tempo reale una segnalazione alla centrale operativa che, in automatico, provvede a contattare il conducente per fornire l’assistenza di cui ha bisogno. Il contatto avviene mediante una chiamata con sistema viva-voce di cui il dispositivo è dotato e, in caso di mancanza di risposta da parte del conducente, la centrale operativa invia automaticamente il carro attrezzi. “E dall’inizio del 2015 – aggiunge Fraternali – stiamo offrendo lo stesso servizio, con un dispositivo analogo da installare in casa, per l’assicurazione per gli infortuni domestici”.
Per una casa automobilistica l’IoT è ormai una componente quasi scontata del prodotto e i veicoli sono dotati di apparati di vario tipo che trasmettono informazioni utilizzate sia dai fornitori di servizi, come abbiamo visto con l’esempio di Banca Intesa SanPaolo, sia dalle case produttrici. Quello su cui pone invece l’accento Gilberto Ceresa è il forte impatto che l’IoT sta avendo all’interno degli stabilimenti: “Abbiamo 4-5.000 device connessi all’interno degli stabilimenti che forniscono informazioni su componentistica e materiali utilizzati, attraversamento dei prodotti nelle varie fasi di lavorazione ecc. al fine di migliorare l’affidabilità e la qualità dei veicoli”, ha spiegato.
La disseminazione di sensoristica sulla propria rete o di contatori intelligenti è una strada che Enel percorre già almeno da 15 anni, ma riesce a farlo con tecnologie non dedicate e quindi meno costose, come spiega Paola Petroni: “I nostri operai sono dotati di smartphone e, arrivati in prossimità del guasto, possono individuare automaticamente il posto esatto dove intervenire, se vi è una situazione di pericolo ecc.”, ma la vera grande opportunità di queste tecnologie è rappresentata dal condition monitoring ossia la possibilità di prevedere i guasti con sempre maggiore precisione: “Questi milioni di sensori di cui è disseminata la nostra rete ci inviano quantità enormi di informazioni e avendoli installati da parecchi anni disponiamo di serie storiche di dati formidabili. Quello che stiamo facendo ora – prosegue Petroni – è sfruttare questi big data non semplicemente per migliorare la manutenzione, ma per riuscire a predire con esattezza quando si verificherà un guasto in modo da programmare l’orario dell’intervento. Per ora stiamo facendo dei pilot e se i risultati saranno confermati, l’applicazione andrà in produzione”.
Per Eni, l’IoT fa parte di un più ampio programma di digitalizzazione dell’azienda: “Il piano triennale che porterà Eni a diventare una vera digital enterprise è articolato in tre macro aree: digital corporate, digital marketing e digital industrial. E quest’ultimo è sicuramente quello più interessante dove stiamo facendo importanti sperimentazioni che riguardano, per esempio, la sicurezza”, afferma Gianluigi Castelli. Ma quello su cui pone l’attenzione il top manager di Eni è il giusto equilibrio tra competenze: “La difficoltà principale, quando si lavora con intelligenza distribuita, è saper dominare la complessità infrastrutturale e per farlo bisogna avere capacità di visione molto ampia e nel contempo molto profonda. Quello delle competenze è quindi un problema cardine e non lo si può certo risolvere con un rimpiazzo istantaneo perché non basta essere ‘fini pensatori’ o innovatori, bisogna anche avere capacità esecutive”.